Giustizia
Giovanni Brusca lascia il carcere
Dopo aver scontato 25 anni di carcere è tornato in libertà il braccio destro di Totò Riina. Brusca è un uomo libero, seppure limitato da controlli e protezione (sistema di libertà vigilata), con 45 giorni di anticipo, grazie anche alla buona condotta, rispetto alla condanna
Giovanni Brusca è l’ex boss mafioso che il 23 maggio del 1992 azionò il comando che innescò la strage di Capaci uccidendo il giudice Giovanni Falcone, la dottoressa Francesca Morvillo oltre a Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro, i tre agenti di scorta. E’ anche accusato anche della brutale uccisione di Giuseppe Di Matteo, il figlio undicenne del pentito Santino, che fu strangolato e sciolto nell’acido perché il padre aveva iniziato a collaborare con la giustizia.
Giovanni Brusca fu catturato ad Agrigento il 20 maggio 1996. Davanti alla prospettiva di trascorrere in carcere il resto della vita, Giovanni Brusca, qualche mese dopo l’arresto, ha cominciato a rivelare i retroscena e il contesto di molti delitti e degli attentati a Roma e Firenze del 1993. Brusca mise da parte ogni remora quando ebbe la certezza che ne avrebbe ricavato quei benefici che ora gli hanno ridato la libertà. Le informazioni da lui date allo Stato, come collaboratore di giustizia, hanno permesso di fare luce su numerosi delitti di mafia, tra i quali l’omicidio a Palermo del giudice Rocco Chinnici avvenuto il 29 luglio 1983, del commissario Beppe Montana avvenuto a Santa Flavia il 28 luglio 1985 e del vicequestore Ninni Cassarà ucciso a Palermo il 6 agosto del 1985. Dalle sue rivelazioni presero l’avvio numerosi procedimenti che hanno incrociato pure i percorsi dell’inchiesta sulla cosiddetta trattativa tra Stato e mafia.
La sua pena si è accorciata ulteriormente per “buona condotta”. Avrebbe dovuto essere scarcerato a ottobre 2021 ma è arrivata con cinque mesi di anticipo. Giovanni Brusca, seppur uscito dal carcere si trova ora nel regime di libertà vigilata per i prossimi quattro anni come disposto dalla Corte d’Appello di Milano, dopo la decisione del Tribunale di sorveglianza di Roma. Nel suo caso sono stati applicati i benefici previsti per i collaboratori “affidabili”. Brusca sconterà la libertà vigilata accanto alla moglie e al figlio, avuto durante la sua detenzione.
Giovanni Brusca aveva già goduto di diversi permessi premio per buona condotta ma solo qualche giorno. Poi il ritorno in carcere a disposizione delle procure che hanno indagato sulle stragi del ’92 e del ’93, svelando anche dei rapporti tra Cosa nostra e pezzi della politica e della burocrazia.
A Giovanni Brusca è stata applicata la normativa introdotta dal D.L. 15 gennaio 1991 n. 8, convertito nella legge 15 marzo 1991 n. 82. grazie alla quale, per lo Stato italiano, ha finito di scontare la propria pena detentiva. Avendo scelto di collaborare con la giustizia ha ottenuto gli sconti di pena previsti dalla legge.
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