Giustizia
Germania: un’istantanea sui processi in corso a vecchi e nuovi nazisti
Hubert Zafke
Si doveva aprire oggi 29 febbraio a Neubrandenburg in Germania il processo all’ex sanitario SS 95enne Hubert Zafke accusato di concorso in almeno 3.681 casi di omicidio dal 15 agosto al 14 settembre 1944 nel campo di concentramento di Auschwitz. In quel mese arrivarono alle rampe del lager 14 treni da diversi Paesi tra cui Slovenia, Grecia ed Olanda, su uno di essi c’erano anche Anne Frank e sua sorella Margot, che furono poi trasferite a Bergen-Belsen, dove morirono nell’aprile 1945. Il Presidente della Corte Klaus Kabisch ha indicato che un medico ha visitato ieri Zafke attraversato da pensieri sucidi, sotto stress ed ipertensione, e quindi non in condizioni di essere portato in Tribunale per essere ascoltato. Il processo è stato così subito sospeso. Per ora sono fissate altre due udienze il 14 e 30 marzo. Il fatto che per il dibattimento siano state previste solo 3 date senza che al contempo calendarizzare la testimonianza delle parti civili, aveva subito lasciato intendere che la Corte potesse negare la capacità di stare in giudizio di Zafke ed archiviare il caso. Una prima perizia medica lo aveva già ritenuto non processabile. Un ricorso del procuratore e dei legali delle parti civili aveva portato ad una nuova consulenza medica che lo aveva trovato invece idoneo, seppure per udienze di tempo limitato ad un’ora, ad essere giudicato. All’apertura del dibattimento avrebbero dovuto essere ascoltati oggi solo due periti medici per chiarirne definitivamente la capacità. La decisione di procedere così aveva spinto il Procuratore, affiancato dai legali di parte civile, a chiedere senza successo la ricusazione dei giudici prima ancora della formale apertura del dibattimento.
Reinhold Hanning
Si avvia invece alla boa della metà prevista il processo a Reinhold Hanning contro il quale a Detmold si svolgerà l’11 marzo la sesta udienza delle 12 previste. Il 94enne Reinhold Hanning è imputato di correo in 170.000 casi di omicidio nell’arco di un anno e mezzo di servizio nello stesso lager di Auschwitz. Finora sono state ascoltate le testimonianze di 9 sopravvissuti e del poliziotto che ha interrogato l’ex SS durante le indagini. Alcune vittime hanno avuto grazie alla statunitense Irene Weiss un volto. È stata infatti proiettata nell’aula una foto scattata dagli stessi nazisti che la riprendeva assieme alla madre ed ai fratellini all’arrivo alla rampa del lager. I suoi familiari furono subito spediti nelle camere a gas. Anche il tedesco Max Eisen ha portato al tribunale dei documenti: le attestazioni della destinazione del padre e del fratello agli esperimenti del Dr. Mengele, in pratica il loro certificato di morte. L’israeliano William Glied ha raggelato gli ascoltatori indicando che le SS ed i kapò approfittavano sessualmente dei ragazzini ed indicando come a Mauthausen, dove fu spedito verso il finire della guerra, dopo un bombardamento i prigionieri si siano nutriti con membra dei cadaveri. Toccante anche il racconto della signora Orosz Richt-Bein una delle due sole bambine nate nel lager di Auschwitz e sopravvissute. Si salvò miracolosamente anche perché era talmente sotto peso, appena un chilo alla nascita, da non poter piangere. Hanning dalla terza udienza è comparso in sedia a rotelle, ha quasi sempre tenuto la testa bassa ma dimostrando di seguire le testimonianze. Informazioni sul processo sono reperibili solo da media locali, il Lippische Landeszeitung e la WDR, oltre che dalle stesse parti civili. Anche i grossi media nazionali tedeschi hanno ritenuto di non affrontare oltre i costi per una copertura sul posto.
Beate Zschäpe ed altri
A Monaco si trascina, giunto ormai alla 265ma udienza, il processo per i crimini del gruppo neonazista NSU. Il fatto che i giudici abbiano ancora confermato l’arresto preventivo per l’ex consigliere comunale del partito neonazista NPD Ralf Wohlleben -accusato di concorso in omicidio per avere fornito l’arma usata per uccidere 8 cittadini di origini turche, 1 di origini greche ed una poliziotta, nonché di ferirne gravemente il collega di pattuglia- lascia intendere che i magistrati considerino prevedibilmente confermate le accuse. Il Senato sta dedicandosi in queste settimane a proseguire l’escussione dei testimoni delle 15 rapine a mano armata ascritte alla cellula neonazista. L’imputata principale Beate Zschäpe -per l’accusa il terzo componente del gruppo terroristico- deve ancora rispondere ad una serie di una trentina di domande postele dai giudici. Risposte così spontanee che pendono da settimane inevase ed una volta messe a punto saranno lette dai suoi legali di fiducia. Restano ad ogni modo sempre senza risposta -e ciò anche nella sede della seconda commissione di inchiesta parlamentare che si riunisce due volte alla settimana nella capitale- i quesiti su come siano state scelte le vittime e quanto sia stata effettivamente vasta la cerchia di fiancheggiatori. Il processo non pare ormai più poter fornire luce al riguardo. Beate Zschäpe fin qui si è detta estranea a tutti gli omicidi, di cui avrebbe saputo solo in alcuni casi successivamente, tuffandosi per conseguenza nell’alcol. Che possa essere stata però ubriaca per 13 anni consecutivi di latitanza e completamente ignava, quando il gruppo è stato trovato essere in possesso di un arsenale di 10 pistole, 3 revolver, 3 fucili e 2 mitragliette -limitandosi alle armi da fuoco, ma c’erano anche un paio di armi ad aria compressa idonee a ferire a breve distanza – e 2 silenziatori, pare francamente poco credibile.
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