Giustizia
Germania: parte nuovo processo a gruppo neonazista
Dopo centinaia di attacchi a dimore per rifugiati -le statistiche ne annoverano almeno 789, tra cui 65 incendi dolosi, nel 2015- in Germania si giunge ad una prima onda di procedimenti giudiziari. Già a gennaio il Ministro degli interni tedesco de Maizière aveva vietato il sito neonazista Altermedia Deutschland. Gli investigatori hanno preso coscienza della pericolosità della galassia di estrema destra e smantellato altri due gruppi capaci di compiere attentati ed omicidi. Domani prende il via il processo ad uno di essi a Monaco di Baviera. La débâcle della scoperta tardiva dello NSU, per i cui crimini sempre a Monaco 5 persone sono alla sbarra da ormai da 3 anni, ha mostrato la necessità di maggiore coordinazione e centralizzazione delle inchieste. Anche uno dei corifei del movimento anti-stranieri Pegida che soffia sul fuoco dell’intolleranza è adesso sotto processo a Dresda.
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Mercoledì esordisce il processo al nucleo della Oldschool Society. Per gli inquirenti la compagine si era costituita già a partire dall’agosto 2014 tra militanti dell’estrema destra. Il gruppo avrebbe preso corpo e si sarebbe ampliato con lo scambio di messaggi tra simpatizzanti attraverso internet, giungendo a darsi un vero e proprio programma in ottobre dello stesso anno. Su Facebook la sigla si presenta ancora, anche se la pagina originale è stata chiusa, come “unione di persone della stessa idea che vivono i valori e la cultura tedeschi”. A fianco della base -indica l’accusa- si era coagulato un nucleo chiuso ancora più radicale che a metà novembre 2014 discusse sulla fabbricazione di esplosivi per mettere in atto degli attentati. Per la Procura Federale l’OSS ha acquistato poi all’inizio del maggio 2015 grosse quantità di fuochi d’artificio per farne delle bombe da potenziare con chiodi e spirito da usare in attentati a moschee, predicatori salafisti ed alloggi per rifugiati. A Borna alcuni componenti avrebbero pianificato concretamente la realizzazione di un attentato tra l’8 ed il 10 maggio 2015 contro un centro per rifugiati nei pressi della cittadina della Sassonia. Gli inquirenti li hanno fermati prima che potessero colpire ed il 6 maggio 2015 250 poliziotti hanno eseguito contestualmente perquisizioni in Sassonia, Nord Reno Westfallia, Meclenburgo Pomerania, Rheinhald-Pfalz e Baviera. Del “Consiglio segreto della OSS”, che comunicava attraverso una propria chat separata, avrebbero fatto inizialmente parte solo 4 persone tra i 23 ed i 57 anni, tra essi una donna di 23, che da domani 27 aprile compariranno davanti ai giudici di Monaco di Baviera con l’accusa di essere il braccio militante dell’organizzazione terroristica. Gli accusati sono Andreas H. di Augsburg, il più anziano, che sarebbe stato il Presidente; Markus W. del Nord Reno Westfalia, il vicepresidente, già componente della Kameradschaft Aachener Land vietata nel 2012; Olaf O. il portavoce stampa, notato anche in manifestazioni dell’organizzazione “Hooligans contro i Salafisti” e Denise Vanessa G., la segretaria. Per ora sono state previste 30 udienze fino ad ottobre.
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Il 19 aprile, mentre più di 200 funzionari di polizia sono stati impegnati a Freital in Sassonia in diverse perquisizioni domiciliari, le teste di cuoio del GSG9 vi hanno arrestato 5 persone, tutte di nazionalità tedesca, tra i 18 ed i 39 anni, tra cui una donna. Sono sospettati di aver fondato nel luglio 2015 insieme ad altri, tra cui 3 ulteriori connazionali di età tra i 24 ed i 29 anni già reclusi, la cellula terroristica di estrema destra Gruppe Freital ed essere responsabili a diverso livello di tentato omicidio, lesioni gravi e di tre attentati dinamitardi che hanno causato gravi danni ad alloggi di rifugiati. La Procura di Dresda aveva già avviato indagini contro la compagine e proceduto a disporne il fermo di 3 membri, mentre per la donna il mandato di cattura era stato sospeso; le accuse tuttavia erano più limitate. La svolta si è avuta dopo che la Procura Federale l’11 aprile ha avocato a sé l’inchiesta estendendo le imputazioni alla costituzione di un gruppo terroristico, tentato omicidio e lesioni e contestato agli indagati due ulteriori attentati, nonché ascrivendo a due dei già fermati il ruolo di guida della cellula. Per gli inquirenti il Gruppo Freital si era procurato in Cechia centinaia di corpi pirotecnici esplosivi vietati in Germania ed ha già portato a termine almeno 3 attentati dinamitardi ad alloggi per rifugiati o persone di diverso indirizzo politico. Nella notte tra il 19 ed il 20 settembre 2015 piazzando un ordigno che fece esplodere il vetro della cucina di una casa abitata da rifugiati a Freital; non ci furono vittime solo perché nessuno era nel locale. Un mese dopo, nella notte tra il 18 ed il 19 ottobre, i fermati lanciarono a Dresda sassi e corpi pirotecnici contro le finestre illuminate e la cucina dell’edificio che ospitava gli inquilini del progetto di abitazione Mangelwirtschaft. Nella notte a cavallo tra il 31 ottobre ed il 1° novembre diversi degli indagati avrebbero scagliato tre ordigni contro le finestre di un altro immobile che ospitava rifugiati. Uno degli abitanti subì diverse ferite al volto per le schegge di vetro frantumatesi con lo scoppio. Le indagini potrebbero peraltro portare alla luce anche altre aggressioni imputabili al nucleo di estrema destra.
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Il movimento Pegida (Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes, cioè Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’Occidente) schiera a Dresda quasi ogni settimana più di 3.000 persone agitando la piazza contro musulmani, rifugiati, politici e media. Lutz Bachmann ne è stato il fondatore e pur avendo ufficialmente lasciato la formazione politica in seguito alla circolazione nel gennaio dell’anno scorso di una sua foto camuffato da Hitler, ne è sempre tra gli oratori abituali. Dal 19 aprile è sotto processo a Dresda con l’accusa di incitazione pubblica all’odio per un post su Facebook apparso nel settembre 2014 in cui ha usato parole offensive contro i rifugiati definendoli “sudicioni”, “animali fastidiosi” e “robaccia”. La sua legale Katja Reichel all’apertura del dibattimento ha obiettato che non ci sono prove che Bachmann abbia scritto di suo pugno il post, e quest’ultimo comunque sarebbe coperto dalla libertà di opinione, chiedendo la chiusura del procedimento. Cuoco diplomato, Bachmann (43 anni) afferma di non essere razzista, d’altronde in una manifestazione filmata a febbraio non si era distanziato dai toni per cui è causa. Una testimone 38enne ha confermato che egli avrebbe usato le espressioni incriminate commentando il 19 settembre 2014 un articolo che lei aveva condiviso su Facebook sulla situazione dei rifugiati a Zirndorf. La madre della teste ha ripetuto ai giudici di averne poi dato una stampa al giornalista che ne ha informato la procura. Le cronache riferiscono che l’imputato fosse accompagnato dalla moglie indossando, fino all’ingresso dei giudici, degli occhiali fatti a schermo nero per simbolizzare la cecità dei media. Sono previste altre 3 udienze e la sentenza dovrebbe essere pronunciata il 10 maggio. Già pregiudicato, per furto, lesioni e precedenti legati allo spaccio, in caso di condanna Bachmann rischia una pena da 3 mesi a 5 anni.
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Non si creda che tutto questo riguardi solo la Germania. Neppure il nostro Paese è scevro da rischi; il dibattimento sui crimini dello NSU hanno messo a nudo che l’estrema destra neonazista ha creato una rete internazionale di contatti anche in Italia e da più parti anche nella Penisola viene alimentata l’intolleranza contro gli immigrati. Esempio ne è che accedendo a Facebook in italiano al sito di Oldschool Society dalle Informazioni sulla pagina si arriva all’indicazione del sito web con suffisso italiano http://justpaste.it/oldschoolsociety in cui si trova un lungo testo in tedesco con cui si vorrebbe provare la pericolosità di tutti i musulmani. Pure il gesto di Veneto Fronte Skinheads il 25 novembre 2015 di disseminare sagome riproducenti dei cadaveri dipinti con il tricolore di fronte a diverse sedi della Caritas e del PD rivendicando di voler colpire chi aiuta i profughi contribuendo all’ “annientamento dell’identità italiana” riecheggia i toni fomentati da AfD e Pegida nelle piazze tedesche. Ed anche i raids per picchiare gli stranieri scatenati da simpatizzanti di estrema destra a Roma, dopo alcune presunte aggressioni a conducenti dell’Atac ascritte ad immigrati, dovrebbero fare pensare. Si consideri infine anche il caso singolo del romano Augusto Nuccettelli che nella periferia romana di Corcolle ha ucciso la moglie: in un’intervista nell’ottobre 2015 per la trasmissione Piazza Pulita a La 7 aveva apertamente parlato al microfono del cronista Salvatore Giulisano di “negri di merda” e sfoggiato tatuaggi di stampo neofascista. Se la procura avesse perseguito l’incitazione all’odio forse l’avrebbe fermato prima.
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