Giustizia
Fare memoria è pretendere di ottenere verità e giustizia
“Dico che qualcuno si sovverrà di me nei dì futuri”
Dov’è Giulio?
Giulio Regeni si trovava in Egitto per svolgere una ricerca sui sindacati indipendenti egiziani presso l’Università Americana del Cairo, per descrivere la difficile situazione sindacale dopo la rivoluzione egiziana del 2011, il moto di protesta popolare egiziano, imperniato sul desiderio di rinnovamento politico e sociale contro il trentennale regime del Presidente Mubarak. Il 25 gennaio 2016, era un ragazzo che si stava dirigendo a piazza Tahir dove avrebbe incontrato delle persone per festeggiare un amico, così come aveva detto poco prima attraverso un sms inviato alla fidanzata in Ucraina. Il 3 febbraio 2016 è stato ritrovato in un fosso lungo la strada alla periferia del Cairo, una settimana dopo la sua scomparsa il giorno dell’anniversario della rivoluzione, il 25 gennaio.
Dov’è Giuio?
Nell’incartamento e nelle pile di fascicoli che ricostruiscono una storia atroce, fatta di torture, di sevizie, di diritti negati. E così ad essere cancellata è una giovane vita, una mente prodigiosa, non solo i video della metropolitana che secondo i magistrati furono rimossi dai servizi segreti egiziani quando venne prelevato.
L’inchiesta della Procura di Roma ha raggiunto un risultato straordinario, nel senso che ha portato alla luce, ha fatto chiarezza sull’insabbiamento, sul movente, accusando quattro agenti della sicurezza nazionale del ministero dell’interno egiziano del rapimento e omicidio del dottorando italiano. Il risultato è straordinario perché l’accusa è arrivata prima che scadesse il termine massimo consentito dalla legge italiana per l’incriminazione formale.
Ma porterà tutto questo ad un processo che faccia giustizia?
Domanda retorica visti i 5 anni di depistaggio messi in campo per arrivare alla verità, non a caso le persone che la Procura di Roma ha individuato come responsabili di quel delitto sono 4 funzionari delle forze di pubblica sicurezza della National Security che hanno agito in nome della loro istituzione, questo spiega il motivo per cui l’Egitto ha innalzato una barriera con i depistaggi e con la mancata collaborazione.
La Procura generale del Cairo sostiene che le prove raccolte da Roma nei confronti dei quattro funzionari non sono dimostrative del loro coinvolgimento e della loro responsabilità, contemporaneamente ha accolto le obiezioni che la magistratura italiana ha sollevato nei confronti dell’inchiesta egiziana che riteneva di aver risolto la questione Regeni con l’uccisione di 5 rapinatori che, un mese dopo la vicenda dell’uccisione del giovane ricercatore, furono trovati in possesso di oggetti personali di Giulio, intercettati e uccisi in un conflitto a fuoco alla periferia della capitale. Di fatto, lo status di questa vicenda è che la Procura egiziana ha riaffidato l’incarico alla polizia di continuare ad indagare per cercare i veri responsabili mentre la Procura di Roma, guidata da Michele Prestipino, ha chiesto il rinvio a giudizio per i quattro agenti dei servizi segreti egiziani coinvolti nell’inchiesta. L’udienza preliminare potrebbe essere fissata entro la fine della primavera.
È da considerare, inoltre, che l’Egitto è una forza importante per i rapporti internazionali, diplomatici, le relazioni economiche, finanziare, militari. Si comprende l’imbarazzo e il silenzio di Conte e di Di Maio che come uno slogan continuano a ripetere cercheremo verità e giustizia, facendosi scudo dei risultati raggiunti dalla magistratura.
Se la perdita di una giovane vita brillante che proprio come Anna Frank continuerà a vivere dopo la sua morte, sarà una grande pagina di storia scritta dalla magistratura romana e italiana, sarà una sentenza che toccherà alla posterità.
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