Giustizia
Errori giudiziari : nel 2016 sono costati 42 milioni
Il costo degli errori giudiziari per quanto riguarda l’anno 2016 ammonta a cifre che non possono essere considerate fisiologiche, bensì patologiche. Sono infatti stati spesi ben 42 milioni di euro per risarcire circa un migliaio di casi di mala giustizia, dall’ingiusta detenzione ad errori giudiziari riconosciuti in seguito a sentenza di revisione.
I dati risultano da una tabella elaborata dal Ministero dell’Economia, il quale poi si occupa di liquidare tali indennizzi, e che, se sommati a quelli degli anni precedenti rendono l’idea della mostruosa cifra che lo Stato spende ogni anno per rimediare alle carenze del sistema giudiziario italiano, dalle richieste di indennizzo per i processi lumaca ai già citati procedimenti per ingiusta detenzione : 648 milioni di euro sono stati spesi dal 1992 ad oggi per le ingiuste detenzioni e 43 milioni di euro per gli errori giudiziari.
A mettere in evidenza la recente tabella del Mef è stato il Ministro degli Affari Regionali e della Famiglia Enrico Costa intervistato da “La Repubblica”, già Viceministro alla Giustizia nel Governo guidato da Matteo Renzi e da sempre attento al tema della giustizia “ingiusta”, il quale non si astiene dal muovere una critica all’Associazione Nazionale Magistrati (Anm), il sindacato dei giudici al quale aderisce quasi il 90% dei magistrati italiani.
“Se dibattessimo meno di età pensionabile dei magistrati – commenta Costa – e più di queste profonde lesioni della libertà personale non sarebbe male. Da Ministro della Famiglia mi colpisce che una persona, per via di una detenzione ingiusta o per un evidente errore giudiziario, possa restare sulla graticola per dieci anni, dato che i tempi della riparazione purtroppo sono questi. Nel frattempo, ed è l’aspetto più odioso, chi è stato arrestato o processato ingiustamente rimane esposto al sospetto e la sua vita personale e familiare viene distrutta, visto che in media servono dieci anni per accertare il fatto e riconoscere l’indennizzo“.
Dunque, il problema ha potenziali ricadute sociali da non sottovalutare, oltre al fatto che comporta un esborso non indifferente per le casse dello Stato. Ma vediamo le cifre più nel dettaglio.
Sono stati 6 gli errori giudiziari riconosciuti nel 2016 : a Brescia per 250.000 euro, a Catania per 560.000 euro, a Catanzaro per 4.000 euro, a Perugia per 3.500.000 euro, a Reggio Calabria per 6.500.000 euro e a Venezia per 113.000 euro. Lo stato ha quindi sborsato la bellezza di circa 10 milioni di euro per soli 6 casi di errori giudiziari, tra cui risaltano quelli di Reggio Calabria e Perugia per l’elevato ammontare dell’indennizzo.
Passando poi ai casi delle ingiuste detenzioni, la situazione è profondamente diversa : si riscontrano tantissimi casi e i milioni ammontano a circa 30. Stiamo parlando di situazioni ove il soggetto viene sottoposto ad arresto preventivo, magari non necessario o magari annullato, con l’imputato che viene assolto e propone un’istanza alla Corte d’Appello per ottenere la riparazione del danno subito.
Si contano ben 145 casi a Napoli, per un totale di 4.200.000 euro spesi per i risarcimenti, 104 a Catanzaro, pari a 4.100.000 euro di risarcimento, 76 a Catania, 73 a Bari, 69 a Roma, 58 a Lecce, 52 a Palermo, 46 a Milano e 44 a Messina. Da questi numeri emerge anche un’evidente disomogeneità del problema, perchè vi sono tribunali dove le ingiuste detenzioni sono molto numerose ed altri dove sono rare : ad esempio a fronte dei 28 casi di Bologna, dei 23 di Genova e Torino e dei 19 a Potenza, se ne riscontrano solo 6 a Trieste, 2 a Trento, 3 a Sassari e 4 a Taranto.
Per il Ministro Costa questa disomogeneità rappresenta una “anomalia che richiederebbe un serio approfondimento” ed in effetti la realtà che emerge è alquanto preoccupante, e sarebbe altresì grave constatare che i magistrati “colpevoli” fossero sempre gli stessi.
Ma chi paga per gli errori commessi?
Costa lamenta una mancanza di azione disciplinare nei confronti del magistrato in caso di ingiusta detenzione, come invece accade per i risarcimenti relativi all’irragionevole durata dei processi in virtù di un automatismo che va a verificare da cosa dipendano tali indennizzi. Per questo motivo, qualcosa potrebbe cambiare se sarà approvata la riforma del processo penale: lo stesso Ministro ha infatti previsto l’inserimento di una norma, inserita nel Ddl, che prevede la relazione annuale al Parlamento con i dati delle ingiuste detenzioni e gli eventuali procedimenti disciplinari iniziati nei riguardi dei magistrati per le accertate ingiuste detenzioni, con l’indicazione dell’esito qualora conclusi.
Insomma, se è vero che la libertà personale può e deve essere limitata per tutelare la collettività è parimenti incontestabile che una dilatazione eccessiva della durata del processo a carico di imputati o indagati detenuti pregiudica questo delicato equilibrio tra valori di rango costituzionale ed aumenta, talvolta in modo intollerabile, la sofferenza di chi, ad onta della presunzione di innocenza, è costretto ad attendere, da recluso, una sentenza che ne accerti le responsabilità, e che spesso fa seguire alla carcerazione preventiva una sentenza assolutoria. Per queste ragioni è necessario che lo Stato introduca una forma di controllo più efficiente, al fine di cercare di contenere questa abnorme spesa e di fare luce sulle responsabilità nei singoli casi.
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