Giustizia

E il Comune di Roma sfratta pure chi fa volontariato per i bambini in carcere

3 Marzo 2016

Ci sono notizie che rischiano di sfuggire. Questa, poi, è una storia non più grande di un bilocale. Epperò. Epperò succede anche questo nel nostro (ormai ex) Belpaese. Succede che chi fa volontariato da 25 anni per aiutare i più deboli tra i deboli, ovvero i bambini dei carcerati, finisca sfrattato. E non da un proprietario di casa senza cuore. Ma dal Comune di Roma.

Sfrattati? «Sì, sì. Proprio sfrattati», dice chiaro e tondo a Gli Stati Generali Gioia Passarelli, presidente di A Roma Insieme, l’associazione che dal 1992 lavora nel cosiddetto nido del carcere romano di Rebibbia, ossia quella parte della prigione che ospita le detenute mamme e i loro bambini. I volontari portano i piccoli in gita e a passeggio; e organizzano giochi e laboratori (come abbiamo raccontato qui). O almeno così è stato fino ad ora. Perché con questo sfratto l’associazione rischia di chiudere: «Noi – dice sempre la presidente di A Roma Insieme – i soldi per pagare un affitto di mercato non ce li abbiamo».

Ma come sono andate esattamente le cose? L’associazione in una nota stampa ha riassunto la vicenda così. Da una decina d’anni A Roma Insieme aveva la sua sede – due stanze e un bagnetto – in un immobile di proprietà del Comune. Affitto: 250 euro sempre regolarmente pagato. Però, però, però. Però questo affitto, più basso del prezzo di mercato, era frutto di una concessione del Comune che è scaduta nel 2013. Però l’associazione ha chiesto inutilmente, per tre anni, che questa concessione venisse rinnovata senza ricevere risposta. Però il Dipartimento Patrimonio di Roma Capitale, più o meno una settimana fa, si è fatto vivo per invitare i volontari a sgomberare i locali e fare armi e bagagli. E tanti saluti.

«La cosa che mi fa più male è che non ci abbiano nemmeno convocati per discutere. Ci è arrivata una raccomandata e basta», dice la presidente di A Roma Insieme. Che aggiunge: «Siamo finiti anche noi nel marasma di Affittopoli».

Che c’entrano i volontari con Affittopoli? C’entrano, c’entrano. Perché il Comune – dopo aver “scoperto” di aver dato in affitto per anni case a prezzi stracciati in zone lusso della città (il caso Affittopoli, appunto) – ora sta correndo ai ripari. E su impulso del commissario Francesco Paolo Tronca sta facendo accertamenti e sfratti a raffica. Ma senza evidentemente guardare in faccia a nessuno. «Si è fatto di ogni erba un fascio», commenta con amarezza Passarelli.

Da ieri tutta questa storia campeggia anche sul sito di A Roma Insieme. Ma finora non ha fatto grande rumore. Forse ne capitano troppe. Tra scandali, scandalini, scandaletti e ingiustizie varie, ci siamo fatti il callo a tutto. O forse è internet e il suo flusso ininterrotto di informazioni. Eppure, si diceva, se non altro la vicenda suscita più di qualche interrogativo.

Viene da chiedersi: chi aiuterà i bambini del carcere di Rebibbia se l’associazione di Gioia Passarelli dovesse davvero chiudere i battenti? Ci penserà il Comune? Perché di associazioni di volontariato che pagano affitti bassi è pieno il nostro (ex) Belpaese; ma sono proprio queste associazioni – dai volontari negli ospedali a quelli impegnati sul fronte disabili – che fanno funzionare buona parte dello sgangherato welfare italiano. E che succede, appunto, se non si guarda più in faccia a nessuno e a queste associazioni si tolgono anche i pochi aiuti concessi dallo Stato?

E comunque: siamo proprio sicuri che sia giusto mettere nello stesso calderone i privati che affittavano appartamenti e negozi per pochi spicci con chi spende la vita per aiutare gli altri? Perché, come dice la Bibbia, pioverà pure sui giusti e gli ingiusti. Ma lo Stato dovrebbe sempre cercare di distinguere tra i due. Si chiamerebbe, pare, fare giustizia. Almeno un po’ di giustizia.

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In copertina: volontari della associazione A Roma Insieme; copyright A Roma Insieme

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