Giustizia
Dopo l’arresto di Messina Denaro, continua la caccia a Giovanni Motisi
Con l’arresto avvenuto ieri a Palermo di Matteo Messina Denaro non si è ancora chiusa la “caccia” ai superlatitanti di Cosa Nostra. Pur chiudendosi il cerchio che gli investigatori dell’Arma dei Carabinieri avevano tracciato attorno a “U sicco”, una maglia rimane ancora aperta. Si tratta della cattura di Giovanni Motisi, detto “U pacchiuni”, killer di fiducia di Totò Riina.
Classe 1959, palermitano, esponente di spicco di Cosa Nostra, già a capo del mandamento mafioso di Pagliarelli, Giovanni Motisi ha fatto perdere le tracce dal 1998. Ricercato prima per diversi omicidi e, dai primi anni degli anni 2000, per associazione di tipo mafioso e per strage, è stato già condannato alla pena dell’ergastolo per il delitto del commissario Giuseppe Montana, ucciso nel luglio del 1985.
Secondo alcuni collaboratori di giustizia, il Motisi avrebbe preso parte alle riunioni di Cosa Nostra in cui si decise di assassinare il generale Carlo Alberto dalla Chiesa. Nel 1999, durante la perquisizione della sua villa di Palermo che si trovava nella stessa zona in cui Riina si nascose negli ultimi mesi di latitanza con la moglie e i figli, fu rivenuta una fitta corrispondenza tra lui e la moglie, Caterina Pecora. Non solo biglietti, ma regali e vestiti, segno della presenza più o meno continuativa del boss a Palermo e che avrebbe affidato ai suoi fiancheggiatori i regali per la moglie.
Qualche anno dopo, nel 2007, in una villa a Casteldaccia fu rinvenuta una fotografia che testimoniava la sua presenza in Sicilia perché aveva preso parte alla festa di compleanno di sua figlia in un luogo non meglio identificato ma forse nella stessa villa. Da allora nessuna traccia di lui, tanto da alimentare il sospetto che Motisi potesse essere morto ma la sua ricerca non è mai dichiarata conclusa e tra le ipotesi si ritenne che possa essersi nascosto in Francia. Oltre alla già citata villa di Casteldaccia, uno dei suoi covi di latitanza fu scoperto in un appartamento in via Enrico Toti, poco distante dall’Università di Palermo, nel quale Motisi ha soggiornato senza dare nell’occhio tant’è che si ritiene che «le tapparelle non furono mai state alzate neppure di un millimetro».
Sulla base delle dichiarazioni di Angelo Casano, suo subalterno, si ha avuto contezza che nel 2002 il Motisi fu destituito nella reggenza di Pagliarelli a favore di Nino Rotolo, trasferito ai domiciliari per motivi di salute.
Dal 2016 il nome di Giovanni Motisi è stato inserito nella lista dei criminali più ricercati d’Europa promossa dall’Europol. Le ultime informazioni sul Motisi risalgono al 2017 quando Gaetano Scotto, intercettato, chiese informazioni ad altri proprio sul Motisi. Le tracce più recenti hanno portato gli investigatori in Spagna, Inghilterra e in Sud America.
Sul suo nome è caduto il silenzio più assoluto. Ma, come dichiarato ieri dal Procuratore De Lucia durante la conferenza stampa dopo la cattura della primula rossa di Castelvetrano, «L’obiettivo della mafia è sempre lo stesso: individuare nuovi capi e strutture dirigenti» quindi dopo la cattura di Matteo Messina Denaro, la lotta per il ruolo apicale di Cosa Nostra è aperta e Giovanni Motisi potrebbe essere il candidato ideale essendo l’ultimo erede della cultura stragista che fu di Riina prima e di Messina Denaro poi.
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