Giustizia
“Brutto clima contro la magistratura”: Colombo e l’ipertrofia dell’Ego dei Pm
Come copione post-tragedie vuole, non ci sono solo le sparate materiali ma anche quelle morali. Il pistolotto, tra i tanti palesati finora – e altrettanti prevedibilmente ne verranno – questa volta lo offre Gherardo Colombo. A cadaveri ancora caldi del palazzo di giustizia milanese, l’ex Pm del pool Di Mani Pulite ai cronisti rilascia questa dichiarazione: “temo che il sentimento che si nutre nei confronti della magistratura in questi periodi, questa sottovalutazione e svalutazione del ruolo, sia un”aria che contribuisce, ovviamente involontariamente, a rendere più facilmente possibile atteggiamenti mentali di questo tipo. Non faccio un collegamento diretto, certo è che la scarsa considerazione che a tutti i livelli hanno i magistrati toglie loro credibilità e in qualche misura li svaluta. Mi lascia senza parole – conclude l’attuale membro del Cda Rai – che si possa morire così, per svolgere un servizio a favore di tutta la comunità”. Fortuna che non abbia fatto un “collegamento diretto”. Benché persona sennata, seria e decisamente opposta all’archetipo Ingroia, anche Colombo – tuttavia – stavolta lascia un tot di noi “senza parole”.
Qualcosa, insomma, che ricordi lo spot di Ennio Doris, quello dove “tutto ruota intorno a te”. Fosse anche vero secondo l’assunto accusatorio di Colombo che la Corporazione dei magistrati sia pervasa da “scarsa considerazione” e “svalutazione”, il dramma consumato oggi nel distretto della Corte d’Appello milanese forse avrebbe dovuto suggerire la rinuncia a dichiarazioni e conclusioni come queste, consegnate all’inevitabile rituale dozzinalità dei media che ne hanno fatto titolo – eccome – ed anche istanza sindacale de La Corporazione. “C’è un brutto clima contro la magistratura” si legge in tutte le redline delle all-news televisive. Ora. Anche qui tocca fare la cosa più apparentemente saccente (me ne scusi l’interessato, davvero) che una tastiera possa fare. Robe, appunto, tipo “Qualcuno informi”.
Qualcuno informi Colombo che, sotto i colpi detonati dalla pistola in mano a Giardiello, è morto anche un avvocato, un imputato, oltre che un giudice. A meno, peraltro, che gli avvocati siano stati categoricamente esclusi dallo svolgimento di “un servizio a favore di tutta la comunità”. Non è sostenibile ridurre, restringere, ad una sola tipologia, le vittime della strage in tribunale. Nonostante Tondelli qui abbia ben offerto il criminal profiling dell’autore della strage, che sembra portare dritti-dritti ai manuali di psichiatria, se proprio-proprio vogliamo farne un titolo pistolotto utile alle redline da dare in pasto all’opinione pubblica, dovremmo semmai laicamente ed onestamente dire che “C’è un brutto clima sulla giustizia”. Punto.
Non possiamo far finta di nulla. La strage di oggi ci ricorda come l’umano inventario della comunità giustizia sia fatta da numerosissimi soggetti. Non solo magistrati ma anche: avvocati, cancellieri, carabinieri, poliziotti, cittadini, imputati detenuti e non, parti lese, parti civili e via cantando. Una “comunità” (esasperata) che lo Stato delle cose di per sé già svaluta e si auto-svaluta lungo le macerie di un sistema a pezzi: ove non fosse già illuminante, l’inascoltato, disarmante quanto inoppugnabile, messaggio alle camere solennemente inviato dal Presidente Della Repubblica Giorgio Napolitano, praticamente un vero e proprio manifesto di Ventotene sulla Giustizia.
Ad ogni modo, restando sull’ipertrofia dell’Ego, la strage di oggi in realtà suggerisce anche una riflessione che però non riguarda certo l’ex Pm di Mani Pulite ma ben altro cotè – sguaiato – di certa giudiziaria, militante, politica, mediatica, pervasa da alcuni formidabili capitoli dell’Urania Palermitana. Una giornata drammatica quella del tribunale di Milano e la sua comunità, certo, che però dovrebbe far riflettere certi “campioni”. Da dedicare, per esempio, a quei cretini che il bomb jammer, i carri armati, le scorte civiche, i “cumpluttuni” e via andare.
twitter: @scandura
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