Giustizia
L’editore Axel Springer perde in Cassazione contro sfw. blocca-pubblicità
Il gruppo Axel Springer SE, editore di grosse testate come la Bild Zeitung e la Die Welt, ha subito una dura sconfitta nella annosa battaglia legale contro un produttore di software-blocca annunci pubblicitari. L’editore aveva attaccato l’azienda Eyeo GmbH fin dal 2015 innanzi al tribunale di Colonia senza successo, sostenendo che essa depaupererebbe le sue possibilità di sostenere il giornalismo on line impedendole di trarre introiti adeguati con le inserzioni pubblicitarie per finanziarlo. Eyeo oltre a tutto si arrogherebbe anche il diritto di escludere dal blocco, inserendole in una white list, le aziende che rispettano i suoi standard di “pubblicità accettabile”, quali essi siano, e nel caso dei gruppi più grandi le riconoscano anche una partecipazione ai profitti.
Il programma Adblock Plus è ormai adottato da oltre 100.000 utenti in tutto il mondo, di cui si si stimano 15.000 in Germania. L’editore ha lamentato che il programma però gli costa perdite di introiti pubblicitari nell’ordine del 20% annuo e costituisce concorrenza sleale ed un freno al giornalismo, perché sono solo poche le offerte che su internet tollerano delle barriere a pagamento. La legale di Eyeo ha peraltro fatto valere che gli introiti della casa editrice sono comunque aumentati e che la stessa Google sul browser Chrome applica un proprio sistema blocca pop-up.
Axel Springer aveva avuto solo un successo parziale nel secondo grado di giudizio. La Corte d’Appello statuì infatti che Eyeo non potesse prendere denaro da inserzionisti del gruppo Axel Springer per inserirli nel cosiddetto Acceptable-Ads-Program e censurò il sistema come una pratica commerciale aggressiva. Ma l’editore intendeva ottenere che tutti gli annunci non venissero bloccati dal software ed ha fatto ricorso ai giudici dell’istanza superiore.
La Corte di Cassazione il 19 aprile 2018 gli ha dato completamente torto statuendo che non solo non è contrario alla concorrenza il software che blocca gli annunci, ma neppure la prassi di scriminare le inserzioni in modo che solo quelle che rispettino certi standard e le cui aziende riconoscano alla software house una partecipazione economica, vengano escluse dal blocco. Non ci sono prove evidenti che questa pratica costituisca un impedimento del mercato (sanzionato dall’articolo 4 comma 4 della legge tedesca contro la concorrenza sleale UWG), distrugga il modello commerciale della presentazione di contenuti gratuiti su internet, o comunque costituisca una prassi aggressiva contro la raccolta pubblicitaria dell’editore. È l’utente che decide se applicare il software o meno; quest’ultimo non intacca l’offerta internet di Axel Springer. Il modello commerciale di Eyeo di selezione degli inserzionisti non interviene sull’offerta della casa editrice, tutt’al più presuppone la funzionalità delle sue pagine internet. All’editore non è impedito peraltro di escludere dalla fruibilità della sua offerta gli utenti che non rinuncino all’impiego del software-blocca annunci pubblicitari. Il programma Adblock Plus non influisce quindi in modo illecito nella posizione commerciale dell’editore e non si approfitta del suo status sul mercato, non impedendogli di prendere le proprie decisioni, hanno concluso i giudici.
La Axel Springer ha preannunciato di voler esperire ancora un ricorso alla Corte Costituzionale per disturbo del diritto costituzionale alla libertà di stampa; d’altronde già altri editori si erano scontrati contro i software che bloccano i pop-up senza successo. L’anno scorso la Süddeutsche Zeitung, RTL Interactive e ProSieben Sat.1 Media persero in appello contro Eyeo innanzi all’Oberlandsgericht di Monaco di Baviera. In marzo anche la Corte d’appello di Amburgo ha respinto un’azione legale della Zeit Online e dell’Handelsblatt.
Immagine di copertina: dettaglio pagina internet di Eyeo GmbH, https://eyeo.com/
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