Giustizia
Autovelox senza revisione: via libera ai ricorsi
Con la sentenza 113/2015 depositata ieri mattina, la Corte Costituzionale boccia l’articolo 45 del Codice della Strada nella parte in cui non prevede che tutti gli apparecchi impiegati nell’accertamento delle violazioni dei limiti di velocità, siano sottoposte a verifiche periodiche di funzionalità e taratura. Cosa implica questa pronuncia?
Implica che possono essere resi nulli i verbali fino ad oggi emessi e che si potrà aprire un contenzioso per quelli già pagati, per i quali sarebbe legittimo non solo chiedere un rimborso ma anche la restituzione della patente, qualora fosse stata ritirata, o dei punti tolti agli automobilisti.
In gioco, quindi, ci sono centinaia di migliaia di verbali relativi ad infrazioni del codice della strada che costituiscono una grande fetta delle entrate comunali, che rischiano di assottigliarsi: basti pensare che, ad esempio, il Comune di Milano è capace di incassare 480mila euro al giorno grazie agli autovelox, e che a livello nazionale queste infrazioni fruttano circa 1.2 miliardi di euro l’anno.
Secondo la Corte, dunque, la norma in questione così com’è non va, in quanto non risponde ai requisiti di ragionevolezza. Questo perchè “i fenomeni di obsolescenza e deterioramento possono pregiudicare non solo l’affidabilità delle apparecchiature, ma anche la fede pubblica che si ripone in un settore di significativa rilevanza sociale, quale quello della sicurezza stradale”.
Tale pronuncia nasce dal ricorso di due cittadini, rispettivamente conduttore e proprietario di un’automobile, che si erano visti respingere i precedenti ricorsi presentati al giudice di pace di Mondovì (Cn), il quale respinse l’opposizione ad un’ordinanza di rigetto emessa dal prefetto di Cuneo che a sua volte rigettò il ricorso amministrativo relativo ad un verbale della Polstrada per aver violato l’articolo 142 del codice della strada (“Limiti di velocità”), emesso in seguito a rilevazione mediante autovelox. In seguito, dopo il successivo appello di fronte al Tribunale di Torino che respinse le istanze dei due ricorrenti cuneesi, essi hanno deciso di continuare la loro battaglia giuridica sino ad arrivare alla Corte di Cassazione e poi alla Corte Costituzionale, fortemente convinti dell’ingiustizia legata alla multa a loro inflitta.
A nulla sono dunque servite le opposizioni del Prefetto di Cuneo, del Ministero dei Trasporti e della Presidenza del Consiglio: la Consulta ha stabilito che “qualsiasi strumento di misura, specie se elettronico, è soggetto a variazioni delle sue caratteristiche e quindi a variazioni dei valori misurati dovute ad invecchiamento delle proprie componenti e ad eventi quali urti, vibrazioni, shock meccanici e termici, variazioni della tensione di alimentazione. Si tratta di una tendenza disfunzionale naturale direttamente proporzionata all’elemento temporale. L’esonero da verifiche periodiche, o successive ad eventi di manutenzione, appare per i suddetti motivi intrinsecamente irragionevole”
Questa decisione, secondo Adusbef e Federconsumatori, ristabilisce la legalità violata da enti locali adusi ad appaltare a terzi gli agguati con autovelox ed altri strumenti simili in cambio di una percentuale sugli incassi. Sembra così aprirsi la strada ai risarcimenti per milioni di multe recapitate tramite strumenti tecnici di dubbia funzionalità grazie a questa sentenza, che, graverà sicuramente sui conti pubblici ma questa volta in termini di mancate entrate che si redistribuiranno su molti bilanci comunali.
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