Giustizia
Auschwitz: l’ultimo processo verso la conclusione
In quello che è prevedibilmente l’ultimo processo per i crimini di Auschwitz in corso a Detmold, nel Nord Reno Westfallia, nei confronti del 94enne ex SS Reinhold Hanning si celebrano questa settimana le ultime udienze.
Il Pubblico Ministero Andreas Brendel ha già fatto la sua requisitoria chiedendo una condanna a 6 anni. L’avvocato Thomas Walther ed il professore Cornelius Nestler, che rappresentano il maggior numero di parti civili, pur domandando una condanna si sono rimessi alla determinazione della pena da parte della Corte.
Nella sua arringa di 17 pagine l’avvocato Walther ha evidenziato di non credere alla dichiarazione rilasciata dall’imputato nel corso della 13ª udienza. Questi, per il legale, avrebbe presentato una versione di comodo per ridurre le proprie responsabilità. E nel corso del processo ha offerto un doppio volto: mancanza di considerazione per i sopravvissuti che ha evitato di guardare negli occhi, ed invece grande interesse quando si è ridipinta la sua carriera militare.
Hanning ha ricondotto la sua adesione alle SS a 19 anni all’influsso della matrigna. Per l’avvocato Walther invece aderì del tutto volontariamente alle SS nel luglio 1940; normalmente non sarebbe stato di leva che nel febbraio 1941. Per edulcorare la sua adesione al nazismo Hanning ha dipinto la “gioventù hitleriana” in cui entrò nel 1935, come una mera associazione sportiva alla quale ad un certo punto non ebbe più tempo di partecipare; mentre invece era un organismo diretto a formare nei giovani lo spirito nazionalsocialista e c’era obbligo di presenza due volte alla settimana. Nella ricostruzione stessa delle tappe che lo hanno portato in servizio il 24 gennaio 1942 ad Auschwitz, così come indicando che manifestò quasi subito il desiderio di tornare al fronte, l’avvocato Walther indica che l’imputato ha volutamente modificato i fatti. Il suo reggimento era decimato a 35 uomini in Russia ed Auschwitz gli salvò la vita, vi fece carriera e diventò caposquadra (Zugführer) con 30/40 uomini al proprio comando e dall’8 giugno 1942 era comandante in seconda (Unterführer) della 3ª Compagnia Totenkopf Sturmbann Auschwitz. Il professor Nestler ha rincarato che Hanning visto il suo ruolo era nel cuore dell’apparato di morte ed avrebbe potuto venire imputato di responsabilità diretta per i 170.000 casi di omicidio per cui è accusato a titolo di mero concorso, ed ha invitato i giudici a tenerne conto. Mentre Hanning trovò a 22 km dal lager la donna che sposò e con cui fece una famiglia, i mandanti dell’avvocato Walther e del professor Nestler vi perdevano la loro.
Nelle prossime tre udienze, da giovedì 9 a sabato 11 giugno, le altre parti civili presenteranno le loro arringhe finali ed i difensori la loro requisitoria, dopo di loro l’imputato avrà occasione di fare egli stesso un’ultima dichiarazione. <Prenda almeno oggi la responsabilità per le sue convinzioni di allora! > lo ha esortato l’avvocato Thomas Walther <e non si presenti come un caso sfortunato che casualmente e senza che lei facesse nulla finì nelle SS e che parimenti in modo singolare da un preteso sanatorio a Solahütte finì ad Auschwitz per esserne non partecipe spettatore dalla recinzione>.
La pronuncia del dispositivo della sentenza è prevista nel pomeriggio del 17 giugno. Nel caso di una condanna è evidente che per l’età dell’imputato più che di giustizia retributiva, in questo caso si potrà solo parlare di tardiva giustizia morale per le vittime e di ruolo didattico del processo penale. Un effetto quest’ultimo tuttavia che, per quanto attiene l’Italia, è decisamente ridotto dalla scarsa eco che il giudizio ha fin qui avuto nei media nazionali.
Nelle prossime settimane è atteso anche l’esito dell’appello nel caso Oskar Gröning. Mentre invece il rinvio a giudizio nei confronti di Hubert Zafke e la richiesta di procedere nei confronti di Helma K.-M. (qui non essendo neppure stato aperto il processo si omette il cognome) non pare giungeranno a dibattimento per le precarie condizioni degli imputati ultra novantenni. Il giudizio a Reinhold Hanning dunque si potrà prevedibilmente catalogare come l’ultimo processo per i crimini di Auschwitz e paradossalmente anche il solo, tra i giudizi promossi da magistrati tedeschi, in cui l’accusa è stata così ampia, estendendosi oltre che alle gassificazioni con lo Ziklon B, anche alle sistematiche uccisioni attraverso la denutrizione, le selezioni, le esecuzioni sommarie, l’annientamento degli individui fino a spingerli a suicidarsi sul recinto ad alta tensione.
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