Giustizia
Arnaboldi: lo scempio della giustizia
La vicenda Arnaboldi è un’altra ingiustizia di Stato di pubblico dominio. Si è interessato a lui in primo luogo Sergio Bramini, altra vittima di feroce ingiustizia di Stato. Poi “le Iene” con Alex De Giuseppe, Mario Giordano con la trasmissione “Fuori dal Coro” ed infine Giletti con “Non è l’Arena”.
Si è conclusa con lo sfratto dalla sua casa.
Si tratta di un “calvario giudiziario” che nasce da un esproprio illegittimo del suo terreno in Cecina, per la costruzione di un’autostrada avvenuta senza il decreto autorizzativo.
Pur avendo vinto tutte le cause ai fini delle indennità da riconoscergli, Arnaboldi è stato costretto a rivolgersi alla Corte Europea ed è riuscito ad ottenere un risarcimento che giammai può soddisfarlo per le ingiustizie patite. Ad oggi per le lentezze burocratiche l’incasso non è avvenuto e comunque l’attività giudiziaria ai suoi danni continua imperterrita.
Infatti la sua “via Crucis giudiziaria” nasce dal mancato pagamento di una parcella di un consulente tecnico di ufficio, per il quale Arnaboldi non era neppure debitore e per una esigua pendenza.
Nella procedura avviata si sono poi inseriti altri creditori che Arnaboldi non ha soddisfatto, perché dissanguato dalle spese legali affrontate in oltre 39 anni di contenzioso.
La sua proprietà che era di valore, è stata aggiudicata per un prezzo irrisorio, ma è stata commessa ai suoi danni altra ingiustizia che ha dell’incredibile.
La casa di Arnaboldi è affiancata da un’azienda agricola di sua proprietà ed entrambi i cespiti hanno un’area di sedime classificata come bene comune non censibile.
Il che significa che non può diventare oggetto di compravendita come l’alloggio del portiere, come l’androne delle scale.
Ed invece il Giudice dell’esecuzione l’ha assegnata di ufficio al nuovo proprietario, determinando per il povero Arnaboldi la difficoltà a conviverci e dunque la devastazione della sua attività imprenditoriale. Arnaboldi ha difficoltà ad entrare nella sua azienda e a far transitare anche trattori e macchinari agricoli.
Il che comporta che fin quando non si regolamenta l’utilizzo dell’area di sedime, Arnaboldi non potrà agevolmente lavorare.
Dunque insopportabili ingiustizie:
1- un esproprio illegittimo definito dalla Corte Europea occupazione usurpativa e per il quale ha dovuto patire e far fronte ad ingenti spese legali ed ottenere un risarcimento non adeguato.
2- Un pignoramento immobiliare per un debito irrisorio non suo: la parcella misera di un consulente tecnico di ufficio che ha consentito la insinuazione di altri creditori ed un’ingiusta espropriazione forzosa.
3- L’aver sofferto la perdita della sua casa all’asta per un modesto valore e non per quello effettivo di mercato.
4- Da ultimo l’abuso di diritto di un Giudice dell’esecuzione: l’area di sedime è stata attribuita al nuovo proprietario e non anche a lui, con la grave conseguenza che la sua attività aziendale risulta impraticabile.
Quasi 40 anni di contenzioso per difendersi da quello Stato che gli deve un risarcimento di 900 mila euro ancora e subire prima un esproprio ingiusto, la vendita all’asta di beni che il compratore non ha pignorato ed infine uno sfratto indecoroso.
Si poteva evitare questo sfregio per un onesto cittadino:Arnaboldi sarebbe andato via tra pochi mesi, appena conseguito l’incasso della indennità.
Non è stato possibile: i Magistrati devono proseguire con gli sfratti. Una macchina da guerra che non si deve fermare e calpestare la dignità di un uomo perbene e sano imprenditore.
La Costituzione per costoro non conta, l’equilibrio non è necessario nell’applicare le norme.
È così: si deve concretare lo scempio della giustizia.
Biagio Riccio
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