Giustizia
Andare al circo a vedere gli animali esibirsi, quanta sofferenza costa?
Lo abbiamo chiesto all’avvocato Filippo Portoghese, uno dei massimi esperti di diritto degli animali, che non si è risparmiato nell’offrirci spunti di riflessione importanti e consigli legali preziosi
Comprare un biglietto per andare al circo a vedere gli animali esibirsi, obbedendo in modo inappuntabile a tutti i comandi che gli vengono impartiti, che snaturano la loro appartenenza calpestando la loro specie, in nome di un divertimento tanto sponsorizzato nel tempo e di una tradizione da onorare e tramandare di generazione in generazione, rappresenta il bagaglio di alibi che permette alla macchina circense, pur avvolta da nugoli di critiche durissime, di continuare ad esistere. Sebbene i vari interventi legislativi non solo in Italia, ma anche nel resto dei Paesi UE, vorrebbero dare l’impressione di aver, finalmente, inquadrato sotto il profilo giuridico,una questione assai dolorosa e crudele, come la definiscono le centinaia di associazioni animaliste che chiedono a gran voce alle Istituzioni di porre fine per sempre alle esibizioni degli animali nei circhi. Certamente, appare come impossibile da parte dei vari Stati europei, ignorare il cambiamento radicale di opinione che si è verificato tra la gente, ormai consapevole di quali trattamenti umilianti e pericolosi per la sopravvivenza, vengano riservati agli animali. Inoltre, anche da un punto di vista pedagogico e formativo, il circo che contempli spettacoli di animali, a detta di autorevoli psicologi (oltre 650 firmatari di una dichiarazione a riguardo), vi sarebbero delle potenziali ripercussioni sulla evoluzione del pensiero dei bambini che assistono a spettacoli del genere. E, anche numerosi accademici del settore etologico e ambientale di tutto il mondo, hanno dichiarato che “gli animali selvatici ed esotici non sono adatti al una vita nei circhi”.
Ma qual è la situazione in Italia e quale sarebbe il percorso da portare a termine per dare agli animali qualche certezza in più di poter vivere in modo dignitoso. Abbiamo chiesto il parere di uno dei massimi esperti di diritto degli animali, l’avvocato Filippo Portoghese che, oltre ad illustrarci una visione di insieme della questione da un punto di vista personale e giuridico, ha fornito consigli utili per i lettori proprietari di animali.
Avvocato, nonostante l’opinione pubblica sia cambiata profondamente, rispetto agli spettacoli circensi con animali, le esibizioni non scompaiono. Secondo lei, il circo così come insiste nel mostrarsi ai suoi spettatori, quale concezione di rispetto dei diritti degli animali continua a portare avanti (alla luce delle polemiche feroci che gravitano intorno a chi vi lavora all’interno) ?
“Partirei proprio dalle polemiche feroci che credo non aiutino a raggiungere un punto di equilibrio. Una delle forme di violenza più subdole è la mancanza di rispetto dell’opinione altrui. Il preventivo e categorico rifiuto del dissenso. Diviene, invece, importante tornare a praticare un doveroso rispetto per le idee altrui anche se apparentemente distanti e inconciliabili con le nostre. Il tema circo con o senza gli animali, è un’ occasione per questo esercizio. Dipingere il mondo circense come pieno di bruti è un errore inescusabile. E lo si compie molto spesso. Il circo è una storia di uomini e di animali che si incontrano, incrociando le loro vite. Oggi è una storia con un futuro incerto per entrambi, anche se, per gli animali, il futuro non è neppure un’ opzione prevista, a volte“.
In Francia, abbiamo assistito alla confisca di dieci grandi felini, ed alla condanna di un domatore di tigri a 5 mila euro di multa, nonché al divieto di allevare o presentare animali in pubblico per due anni, oltre a centinaia di migliaia di euro di risarcimento a varie associazioni animaliste costituitesi parte civile. Una sentenza storica. Ma, nel nostro Paese, le esibizioni circensi continuano tutt’oggi. Quali le pecche normative italiane a riguardo?
“La normativa italiana in tema di animali è forse una delle più evolute, anche se molto è difficile orientarsi al suo interno per chi deve farlo di mestiere. Sono molti i nervi scoperti e tra questi, sicuramente, vi è quello del definitivo superamento dell’utilizzo degli animali negli spettacoli circensi. Come ricorderà, la storia più recente inizia sul finire del 2017, quando il Parlamento ha partorito la famosa legge delega, incaricando il Governo di adottare un decreto legislativo che, tra tante altre cose, avrebbe dovuto includere anche il graduale superamento dell’utilizzo degli animali nelle attività circensi. Il progetto della legge delega, inizialmente, parlava di eliminazione, ma è apparso subito troppo audace. La promessa dello Stato di esaudire una desiderata del popolo deve essere credibile. Graduale superamento si. Eliminazione dell’utilizzo degli animali al circo (ancora) no. Meglio una promessa facile, senza esplicitare le modalità di attuazione. Un trionfo della retorica. Enfatizzare qualcosa per occultare altro. Ebbene, secondo previsioni poco attendibili, il tanto agognato decreto legislativo sarebbe atteso per l’estate prossima, anche se personalmente ci credo poco. Il vero problema è rappresentato dalla collocazione futura degli animali”.
La presenza di animali nei circhi, secondo lei, configura aprioristicamente violenza?
“Il tema è delicato. Prima di essere un problema giuridico è una questione etologica. Derive delittuose potranno anche esserci, ma non credo siano la regola, anzi ne sono assolutamente convinto. Sono altre le reali criticità: aree di attendamento inadeguate per garantire condizioni minime di benessere per gli animali; il problema grave degli spostamenti continui e delle modalità di trasporto degli stessi; aspetti inerenti alla sicurezza pubblica; brevità dei tempi di permanenza nelle varie città. La situazione non è tragica tanto per lo spettacolo (che dura un paio di ore) , quanto per tutto quello che precede e segue lo spettacolo”.
Oltre il 70% degli italiani si dice favorevole al divieto di utilizzare animali nei circhi. Come a dire che, il tanto sbandierato divertimento, non corrisponda poi a verità. E che, la sofferenza e la tristezza degli animali, sia l’unica realtà dolente di tali spettacoli. Quale è la sua opinione in merito?
“Non riesco a percepire quale possa essere il valore sociale, educativo, divulgativo, artistico nel fare vedere un elefante che fa le capriole, oppure un uomo che divarica le fauci di un leone mostrandole al pubblico presente con finta soddisfazione. Credo si tratti di un fatto culturale prima ancora che di un fatto etologico e di rilevanza giuridica. Anche gli studi scientifici più autorevoli riferibili agli animali, incontrano il limite della esperienza. L’umano non avrà mai modo di sapere quale sia il dolore o la sofferenza del non umano. La comprensione dei non umani è necessariamente imperfetta e tale limite deve impedire di vedere similarità date per scontate”.
A suo giudizio, da quale prospettiva occorrerebbe inquadrare la questione riguardante il benessere degli animali, per scongiurare situazioni che possano favorirne il maltrattamento?
“È un mio mantra. La prospettiva è quella dei più giovani. Che diventeranno gli adulti di domani. Bisogna partire dalle scuole, finanche dagli asili. Vi sarebbe anche una opportunità e cioè quella dell’obbligatorietà dell’educazione civica nelle scuole, occasione imperdibile per i docenti, se non fosse che spesso venga vissuta come un appesantimento burocratico. Insegniamo ai ragazzi il rispetto dell’alterità, dopo averla presentata nelle sue molteplici forme”.
A cosa dobbiamo aspirare per progredire in civiltà nel nostro Paese?
“Ad avere validi esempi. Nei quali riconoscersi. Anche silenziosi. Ciascuno, cercando di ridurre il più possibile l’inevitabile ignoranza che ha verso la conoscenza e l’esperienza. Personalmente, cerco di ridurre la mia, quotidianamente. E la strada è ancora lunga”.
Con l’approssimarsi delle festività natalizie, gli animali divengono uno dei bersagli più vulnerabili, oggetto di mercanzia ed esposti a rischi gravissimi per la loro incolumità, come per esempio l’esplosione di botti per strada. Quali rimedi possono adottare i proprietari ed a quali autorità rivolgersi per la tutela dei loro diritti?
“Ecco cosa succede quando non si riduce quell’ ignoranza di cui prima le accennavo. Ognuno di noi ha il diritto ed allo stesso tempo il dovere di rivendicare l’applicazione delle regole vigenti, denunciando le eventuali violazioni. Senza se e senza ma. Soprattutto riconoscendo i soggetti ai quali poter rivolgersi (mi riferisco anche ai Garanti per i diritti degli animali se presenti nelle diverse comunità). Le istituzioni e le autorità preposte, dal canto loro, hanno il dovere di intervenire e applicare le regole. Ma, cosa più importante, è conoscerle”.
L’avvocato Filippo Portoghese esercita la sua attività forense a Milano e non solo. Dedito in modo particolare alle problematiche del diritto e tutela del benessere degli animali. Partecipa a trasmissioni televisive e radiofoniche che affrontano problematiche relative al diritto e tutela degli animali (c.d. animal law); scrive e pubblica articoli a riguardo e collabora con la rivista online Shan Newspaper su temi animalisti. Nel 2017 diventa prima socio e poi membro del comitato direttivo di Animal Law, associazione non-profit per l’avanzamento della tutela legale degli animali. Nel 2018 viene nominato Portavoce della stessa associazione Animal Law per la quale scrive e pubblica articoli di natura giuridica sulla rivista Diritti Animali (www.dirittianianimali.eu).
Dal 2017 è socio, volontario e docente, presso Associazione Valeria, il cui impegno è dedicato e rivolto in favore dei giovani e degli studenti relativamente al tema della legalità. Dal giugno 2018 collabora come avvocato con GAIA LEX, costola di Gaia Animali & Ambiente presieduta da Edgar Meyer.
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