Giustizia
A margine del “ caso Mannino”.I magistrati sbagliano. E non pagano
E dunque Calogero Mannino è stato assolto ancora una volta. Identificato come l’anello della trattativa tra lo Stato e la Mafia ha ottenuto una nuova assoluzione dalla Corte di Appello di Palermo.
Calogero Mannino,si puntualizzi, è uscito indenne da un cammino tragico,perché ritenuto un infiltrato della mafia nelle istituzioni.
Andiamo per ordine.
Il 24 febbraio del 1994 all’ex ministro era stato notificato un avviso di garanzia per concorso in associazione mafiosa.
Era stato arrestato esattamente un anno dopo, il 13 febbraio del 1995, su ordine di custodia firmato dal gip di Palermo, Alfredo Montalto, che aveva motivato il provvedimento con il pericolo di depistaggio nelle indagini. L’uomo politico era stato rinchiuso nel carcere romano di Rebibbia ed era stato rinviato a giudizio il 28 ottobre successivo. A pochi giorni dalla prima udienza, il 15 novembre, aveva ottenuto gli arresti domiciliari. Ma solo il 3 gennaio del 1997 era stato rimesso in libertà, per scadenza dei termini di custodia cautelare, dopo nove mesi di carcere e tredici di arresti domiciliari.
Un processo lunghissimo: più di 300 udienze, 400 testimoni citati, dei quali 250 dall’accusa e 150 dalla difesa, compreso l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, 25 pentiti, da Tommaso Buscetta a Gioacchino Pennino, da Giovanni Brusca a Angelo Siino, oltre 50 mila pagine di documenti e atti processuali.
Esce assolto con sentenza resa dalla seconda sezione del Tribunale di Palermo, perché il fatto non sussiste. Si è giunti in Cassazione e l’accusa di essere un mafioso è caduta definitivamente.
Allo stesso modo Calogero Mannino oggi con la sentenza della Corte di Appello di Palermo esce nuovamente assolto dalla gravissima accusa di essere stato uno degli artefici della trattativa tra lo Stato e la mafia.
Mannino specifica di essere stato assolto “dall’accusa del 416 bis quattro volte, allo stesso modo nelle misure di prevenzione sia ad Agrigento sia alla Corte d’appello di Palermo.Due assoluzioni nel processo della tangentopoli siciliana. Due sulla trattativa e son dieci. Due al tribunale dei ministri e sono dodici”. “Tutti i processi secondo me – aggiunge – che denotano una volontà specifica di qualche pubblico ministero di mettermi sotto accusa ad ogni costo. Questa sentenza, ad esempio, parla di assoluta illogicità, non solo di infondatezza, ma di accuse incongruenti. Un errore giudiziario che si ripete e che si amplifica”.
Chi paga per questi crimini giudiziari? Chi risarcirà l’onore, la reputazione,il devastante danno esistenziale che ha subito Mannino?
Quei magistrati che hanno sbagliato dovrebbero essere puniti, ma nessuno ha il coraggio di toccare gli intoccabili, nessuno ha la forza morale e politica di mettere in discussione un potere ,quello dell’ordine giudiziario,che risulta essere irresponsabile, perché quando travalicano dal sentiero della giustizia, quando dimenticano il senso dell’equilibrio, della mediazione, del sentire anche le ragioni dell’imputato,non rispondono dei loro misfatti.
Tutti temono i magistrati, una categoria protetta dalla legge, dal circo mediatico che rende possibile la costruzione di carriere politiche. Nessun quotidiano, tranne “Il Foglio”ed “Il Riformista”,ha dato la notizia con il dovuto risalto della sua assoluzione. Tutti proni ai Magistrati, per paura, per non affrontare con coraggio il vero “potere forte”che comanda in Italia. Quando si tratta di sbattere il mostro in prima pagina e lodare i Magistrati e le Procure che iniziano azioni penali persecutorie ed infondate, la stampa diventa forcaiola,giustizialista,acquiescente, supina.
Nessun deputato, tranne Vittorio Sgarbi,-perché sempre fuori dal coro, eretico-ha commentato con soddisfazione l’assoluzione conseguita.
La storia di Calogero Mannino ci fa comprendere che deve finire l’egemonia giudiziaria, come scrisse in un bellissimo libro il compianto Domenico Marafioti, perché lo stampo giustizialista,di populisti giudiziari non può condizionare l’equilibrio democratico delle nostre lacerate istituzioni.
Le garanzie solenni di autonomia ed indipendenza sancite nella Costituzione per i magistrati sono stati un veicolo di un inusitato accrescimento di potere che ha disarticolato l’equilibrio tra gli altri ordini dello Stato.
Si abbia il coraggio di affrontarli quando abusano di un potere che non ha il suffragio della ragione che non può coprire tragicamente l’errore. Sarebbe un esecrato ossimoro. Se sbagliano siano puniti.
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