Costume

Se vi comprate una Vuitton originale, l’Imu è pagata (ma il godimento no)

22 Luglio 2015

Insomma, se tutti comprassimo la nostra democratica Vuitton originale il problema dell’Imu sulla prima casa sarebbe risolto in un battito di ciglia, inumidite dalla commozione di possedere finalmente la borsa dei sogni. Che ci costa? Il mercato dei falsi, infatti, vale per l’Italia 4,5 miliardi di Pil dei 26 totali, ce lo comunica ufficialmente l’Umami che starebbe fantozzianamente per «Ufficio per l’armonizzazione del mercato interno», la più grande agenzia dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale, ci racconta il Sole 24 Ore. Il quodiano economico dedica grandi pezzi ai risultati finali di questo monitoraggio europeo della contraffazione, che priverebbe il nostro Paese, oltre al monte economico di cui abbiamo già parlato, anche di 8o mila posti di lavoro. Capirete che se le cose stessero davvero così, dovremmo avventarci sul primo extracomunitario carico di borse sulla tovaglia e urlargli: «Tu ci rubi il destino, maledetto!».

Ma le cose non stanno così. Questi sono numeri farlocchi, ricavati semplicemente in base a quel sentimento molto umano che è il desiderio. La proiezione del desiderio. Nel senso che questi pregiatissimi funzionari dell’Umami si sono messi alle loro scrivanie animate da fierissimi propositi e cioè proiettare e moltiplicare l’intero valore dei falsi nell’intero valore del «vero». Come se tutte le ragazze o le signore (o i signori, perchè no) che hanno sempre desiderato possedere una borsa di Gucci, comprandola falsa venissero conteggiati come possibili e autentici acquirenti di un manufatto originale. Ma allora  dove starebbe il valore del falso, se non nella soddisfazione di pagare un centinaio di volte di meno un prodotto che altrimenti le nostre tasche non potrebbero mai permettersi? Considerare pedissequamente il bacino degli acquirenti del farlocco, come un popolo che sgavazzerebbe allegramente nelle boutique di Prada e affini, è prima di tutto una disonestà intellettuale, che in questo caso si traduce gravemente in numeri che parrebbero davvero indurre a pensare che senza il mercato del falso l’Italia sarebbe più ricca nel modo che essi – i signori dell’Umami – descrivono.

Ma uscendo per un momento dai numeri, facciamoci una domanda più diretta e interiore: chi compra un falso deve sentire su di sè il peso della colpa, deve avvertire la consapevolezza di non essere un buon cittadino, deve sapere che “grazie” al suo acquisto magari suo figlio non troverà lavoro? Queste paiono scorciatoie demagogiche a un problema che data ormai molto e molto tempo, e che riguarda,  faticherete a crederci, assai meno le classi più modeste, quelle che appunto sarebbero le più interessate al fenomeno. Un fenomeno che in realtà ha sempre affascinato le classi più abbienti e per due ordini di motivi: uno ve lo potete immaginare ed è la supernota scarsa attitudine a mettere le mani al portafoglio (più ne hai meno ce la metti) e l’altro è semmai una forma di snobismo che in certi anni ha costituito una sorta di controrivoluzione griffata, anche un filo di sinistra.

Con il tempo, il mercato del falso si è completamente democratizzato e, non vi appaia un paradosso, perdendo “qualità” nel prodotto. Ecco perchè chi oggi compra qualcosa di falso lo fa in assoluta coscienza e consapevolezza, sapendo perfettamente che altrimenti a quel sogno non arriverebbe mai. Piuttosto, le griffe facciano la cortesia di non mettersi a piangere, abbiamo altro a cui pensare. Di vero, in quella classifica dell’Umami c’è, come sottolinea il Sole, un altro aspetto, questo sì molto reale: «Poiché i produttori e i rivenditori di prodotti contraffatti non paano le tasse sulle entrate, i contributi previdenziali nè l’Iva, la presenza della contraffazione causa, in Europa, un’ulteriore perdita di oltre 8 miliardi di euro in termini di entrate statali non riscosse».

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.