Fisco

NoiseFromHongKong

30 Ottobre 2015

Domanda: nell’ambito di una riflessione sulla tassazione immobiliare, ha senso contrapporre il caso di Hong Kong quale paese che tasserebbe molto la proprietà al caso dell’Italia quale paese che la tasserebbe (molto) poco?

Questo è l’esercizio che viene proposto in un post che ha avuto ampia circolazione apparso su NoiseFromAmerika, intitolato “Mio nonno fava i mattoni”, in cui vengono (non senza ragione) tessute le lodi del gettito fiscale immobiliare quale fonte relativamente stabile di introiti, efficiente, difficile da evadere, ottimo per finanziare un federalismo compiuto che responsabilizzi i livelli sub-nazionali di governo.

La risposta all’interrogativo iniziale secondo gli autori è positiva: HK è un  modello virtuoso – virtuoso in quanto le tasse sugli immobili sono ritenute meno distorsive rispetto a quelle su profitti e lavoro – perché,

il 36% circa degli introiti fiscali vengono da tassazione immobiliare (nello specifico, si veda la somma, meno qualche briciola, delle voci “land premium” e “other operating revenue”)”.

Tuttavia, è facile mostrare quanto sia dubbio e, in ultima analisi, fuorviante tale modo di presentare i fatti.

Cominciamo guardando al grafico che ci racconta l’andamento del “land premium” nel tempo, sia in termini di gettito (linea azzurra) che in percentuale dei ricavi pubblici totali (linea rossa),

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La prima cosa che balza agli occhi è la sorprendente volatilità, caratteristica che, prima facie, non ci aspetteremmo da una voce di solito considerata relativamente stabile. Per avere un riferimento, questo è il grafico della property tax americana (linea rossa),

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Qualcosa non torna.

Guardiamo ancora una volta ai ricavi da land premium: nella parentesi è indicata la percentuale di introiti pubblici totali che essi hanno rappresentato nei vari anni fiscali recenti,

 

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Possiamo facilmente immaginare cosa accadrebbe se davvero pensassimo di finanziare su queste basi gli enti locali, visto che in alcuni anni si notano cali o, meglio, crolli, di oltre il 70%. E infatti, proprio per la loro natura – non sono tasse, ma ricavi da vendita/concessione di terreni per la costruzione – tali entrate sono classificate dal governo di HK come capital revenue non ricorrenti e destinate conseguentemente a finanziare solo investimenti in conto capitale,

 

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Le stesse caratteristiche che hanno, peraltro – restando a noi più vicino – nel bilancio del comune di Milano, che classifica le entrate in conto capitale come entrate di natura prevalentemente straordinaria (inclusi i permessi di costruzione). Prendere in esame questo tipo di ricavi e confrontarli coi soli ricavi italiani da IMU/TASI equivale, in altre parole, a mettere nello stesso cesto pere e mele; oltre alle tasse sulla proprietà (qui ICI/IMU per il comune di Milano negli anni 2010, 2011 e 2012),

 

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dovremmo allora includere anche le entrate in conto capitale, in particolare le alienazioni,

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cosa che ci porterebbe del tutto fuori strada e gonfierebbe a dismisura i ricavi di natura immobiliare (nel 2012 i ricavi da alienazioni, come si vede, sono stati di poco inferiori all’intero gettito Imu). E, in ogni caso, si tratta di una specificità tutta di HK (porta di ingresso verso la Cina, stabilità politica, popolazione in crescita costante, etc): nessuno può attendersi che, nell’ipotesi di adottare un simile impianto, per collocazione geografica ed appetibilità, i comuni di Asti o Latina o Foggia… possano vivere da vendita/concessione continua di terreni.

 

Come scrive Pak Wai Liu della Chinese University of HK nel suo molto informativo paper intitolato Land Premium and Hong Kong Government Budget: Myths and Realities (fonte di alcune delle tabelle e dei grafici qui riprodotti),

“Land premium is too volatile to be reliable revenue to fund recurrent expenditure on the long term”

Non a caso, lo stesso governo di HK esprime una certa preoccupazione per la struttura fiscale del paese e definisce espressamente i ricavi derivati da land premium “non-tax revenue” di carattere altamente incerto,

 

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Due ulteriori considerazioni:

a) Anche volendo, per puro esercizio ozioso, includere le somme derivanti da land premium, non si arriverebbe al 36% di ricavi indicato dagli autori nel post, ma, al massimo, al 24%, comprensivo di land premium appunto, general rent, property stamp duty e tax property propriamente intesa. Ancora dal paper di Pak Wai Liu,

“The estimated land premium for 2013-14 is $69 billion; property-related stamp duty, $20 billion; general rates, $13 billion; and property tax, $2.5 billion. The sum total of $104.5 billion represents 24% of the total government revenue of $435.1 billion”.

L’errore discende dal ritenere che la voce “other operating revenue” del budget statale consti quasi interamente di ricavi property related, quando invece essa va ben oltre il settore immobiliare, ed include ad esempio il gioco d’azzardo e non solo.

b) Se guardiamo al gettito davvero ricorrente e non per natura one-off legato agli immobili, i ricavi sono circa 2.5 miliardi di property tax per sé (applicata solo agli immobili dati in locazione) e circa 13 miliardi di government rate, ovvero 4.4% of tax revenue.

C’è poi il cosiddetto “stamp duty”, che vale 20 miliardi: seppure vada certamente incluso nell’ambito della tassazione immobiliare (si arriva così a circa il 9,8% of tax revenue), è un prelievo non già sulla proprietà, ma sul suo trasferimento, in quanto tale non tra i più efficienti, poiché tende a gettare sabbia nei meccanismi della mobilità geografica e dell’allocazione corretta delle risorse, non a caso definito dall’Institute of Fiscal Studies britannico,

“highly inefficient, discouraging mobility and meaning that properties are not held by the people who value them the most”,

e a cui, in ogni caso, il governo di HK tende a fare imprevedibile ricorso per ragioni diverse dal mero gettito, ad esempio tentare di raffreddare il mercato immobiliare, come nel 2013, quando sono state raddoppiate le tasse di trasferimento, ma solo per gli investitori stranieri.

 

Come si è avuto modo di sottolineare in altra circostanza, i raffronti internazionali sulla tassazione immobiliare sono spesso complessi e di non immediata lettura. Appare difficile che il caso di HK possa essere illuminante per il nostro paese.

 

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