Fisco

Il (ridicolo) balletto sulla proroga della voluntary che umilia i professionisti

27 Settembre 2015

Proroga probabile, proroga no, proroga tecnica si, proroga vera no, proroga vera forse, proroga vera si ma non prima di 24 ore dalla scadenza.

Questo in estrema sintesi il riassunto di quanto accaduto in relazione alla proroga dei termini utili (fissati al 30 settembre prossimo) per aderire alla voluntary disclosure, strumento che consente a coloro che detengono illecitamente patrimoni all’estero di regolarizzare la propria posizione denunciandosi spontaneamente all’Amministrazione finanziaria.

Sin dal giorno dopo l’approvazione della legge 186 del 2014 (Disposizioni in materia di emersione e rientro di capitali detenuti all’estero) tutti gli operatori del settore si sono dovuti confrontare con diverse perplessità suscitate, da un lato, da un dettato normativo lacunoso (questa non è una novità) e, dall’altro, dall’incertezza in relazione alle annualità oggetto di procedura, determinata dalle importanti novità in materia di “raddoppio dei termini” che emergevano dalla prima lettura degli schemi di decreto attuativi della delega fiscale.

Senza considerare le grandissime difficoltà legate alla raccolta della documentazione, e soprattutto alla determinazione degli imponibili, spesso una vera e propria impresa impossibile, specie in presenza di istituti di credito non proprio collaborativi.

Già dallo scorso giugno e via via con più forza nei mesi successivi si è quindi evidenziata la necessità di una proroga dei termini.

Proroga considerata praticamente inevitabile i primi di settembre, considerato che l’ultimo chiarimento da parte dell’Amministrazione Finanziaria era intervenuto con la circolare del 28 agosto e che proprio in quei giorni (il 2 settembre) entrava in vigore il decreto legislativo che regolava in via definitiva il tema del raddoppio dei termini, essenziale ai fini della determinazione della annualità oggetto di voluntary.

Le legittime aspettative venivano però stroncate dalla risposta in data 10 settembre del sottosegretario all’economia Paola De Micheli nel corso di una interrogazione parlamentare ove si precisava che non era “in corso alcuna iniziativa del governo volta alla proroga del termine di adesione alla voluntary disclosure, che è fissato al 30 settembre 2015”.

A ulteriore conferma, il Ministro Padoan, qualche giorno dopo, precisava da Bruxelles “L’abbiamo già detto. Questi sono i termini: invito ad accelerare le procedure e approfittare di questa finestra”.

Una chiusura totale che lasciava perplessi molti e gettava nel panico migliaia di professionisti per i quali la proroga era considerata sempre più indispensabile per il serio completamento delle pratiche, sia per il ritardo nell’arrivo della documentazione da parte degli istituti, sia per le enormi difficoltà legate alla determinazione degli imponibili.

La chiusura del Ministero sorprendeva probabilmente anche l’Agenzia delle Entrate che, pertanto, con comunicato del 15 settembre, decideva quantomeno di prorogare di trenta giorni i termini per la presentazione della documentazione e della relazione accompagnatoria, fissati anche questi, come quelli per la presentazione dell’istanza di accesso alla procedura, al 30 settembre.

Una sorta di “proroga tecnica” poco utile per chi conosce la procedura, atteso che la determinazione degli imponibili da indicare nell’istanza di accesso da presentare entro il 30 settembre, presuppone l’esame della documentazione e la predisposizione della relazione illustrativa.

Tra i professionisti si faceva quindi avanti una certa rassegnazione e non restava altro che approfittare degli ultimi giorni e soprattutto delle ultime notti per completare le pratiche e mandare quante più istanze entro il 30 settembre

Ma nella giornata di giovedì 24 settembre, sulle principali testate nazionali, appariva la notizia che al Consiglio dei ministri previsto per il giorno dopo, il Governo avrebbe approvato un decreto legge omnibus contenente anche la proroga dei termini della voluntary.

Ebbene si, lo stesso Governo che solo 10 giorni prima negava, anche con un certo vigore, la possibilità di una proroga, cambiava idea a pochissimi giorni (5) dalla scadenza.

Per molti professionisti, attesa la complessità della procedura, la proroga era ormai divenuta praticamente inutile, ma la notizia era comunque accolta con favore perché quanto meno permetteva di gestire gli ultimi giorni con meno ansia.

Venerdì 25 tutti collegati con Palazzo Chigi ma arriva la beffa finale: la proroga non arriva.

Il sottosegretario Zanetti riferisce che per problemi tecnici la decisione in merito slitta al Consiglio dei Ministri di martedi 29, a sole 24 ore dalla scadenza.

Proprio così, a sole 24 ore dalla scadenza.

La proroga sicuramente arriverà (i professionisti fiduciosi – non so se ve ne siano – hanno già tirato un sospiro di sollievo) ma dalla sola cronostoria degli eventi, risulta evidente che questo Paese, così, non può andare avanti.

Oltre gli spot, la gestione di questa vicenda è stata infatti scandalosa.

E la cosa ancor più intollerabile è l’umiliazione (perché di questo si tratta) subita da tutti quei professionisti che, ogni giorno, lavorano anche per le casse dello stato, con adempimenti sempre più gravosi a loro carico, combattendo norme sempre più oscure, spesso inutili e sempre più mal scritte.

Serviva più rispetto e non questo balletto ridicolo, almeno nell’ambito di questa complicata procedura (definita da taluni un vero e proprio mostro), dove il fine era comune ovvero quello di garantire più risorse per il nostro Paese.

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