Fisco
Una petizione: il governo non triplichi il limite del contante
Per sostenere la scelta di innalzare il limite per l’uso del contante da 1.000 a 3.000 euro il governo e il Pd hanno usato quattro argomenti: 1) molti stati europei e occidentali non hanno limiti; 2) il governo Prodi, nemico dichiarato dell’evasione fiscale, aveva fissato il limite a 5.000 euro; 3) elevare il limite stimolerà i consumi; 4) l’esecutivo sta comunque combattendo efficacemente l’evasione fiscale con altri strumenti.
Nessuno di questi argomenti è convincente. Tratto i primi due qui, il terzo qui, il quarto qui. In breve, cozzano tutti col fatto – ovvio e riconosciuto dalla letteratura scientifica in materia – che l’uso del contante agevola l’evasione fiscale e le operazioni dell’economia sommersa.
È vero che nell’Unione Europea solo 13 stati su 28 limitano l’uso del contante. Ma non ne consegue che farlo non sia una buona idea, soprattutto dove l’evasione è diffusa. In Italia lo è: un recentissimo studio commissionato dalla Commissione Europea stima che nel 2013 il 33.6% dell’IVA è stata evasa (il governo la stima invece poco sopra il 30%): per confronto, nelle altre tre grandi economie avanzate del continente – Francia, Germania, Regno Unito – l’evasione IVA è stimata tra il 9 e l’11%.
È vero che il governo Prodi fissò il limite a 5.000 euro. Ma limitare l’uso del contante è una cosa si fa gradualmente, per dare tempo a consumatori, commercianti e intermediari di adeguarsi. Quel governo ereditò un limite di 12.500 euro e lo ridusse a 5.000: il limite poi è sceso a 2.500, e a 1.000 col governo Monti. Simili riduzioni progressive si osservano negli altri stati europei. La scelta del governo va in direzione opposta.
In particolare, confronterei l’Italia con la Francia, dove qualche settimana fa il limite è sceso da 3.000 a 1.000 euro. In Italia si stima che l’economia sommersa sia più del doppio che in Francia (21.1% del PIL contro 9.9%) e l’evasione fiscale più del triplo (l’evasione IVA in Francia è 8.9%, ed è in calo). Eppure è l’Italia, e non la Francia, a voler triplicare il limite.
Quanto al terzo argomento me la caverò così: è da dieci anni che l’uso del contante è limitato in Italia, e da quattro che la soglia attuale è in vigore; quindi è presumibile che cittadini e imprese abbiano già adattato i propri comportamenti a questa regola; quindi è altamente improbabile che quest’anno molti italiani abbiano rinunciato a comprare qualcosa che costava più di 1.000 euro perché, e solo perché, non era possibile pagarli in contanti; quindi è altrettanto inverosimile che elevare il limite a 3.000 avrà effetti percettibili sui consumi. (Del resto, in una prospettiva di medio-lungo termine, la letteratura scientifica in materia non dimostra alcuna preoccupazione per l’effetto sui consumi: vedi questo saggio, ad esempio.)
Quanto all’ultimo argomento, come giudichereste un generale che dicesse al suo stato maggiore: «vi restituisco i carri armati: non mi servono perché tanto per fare questa battaglia ho già i cannoni e gli autocarri»? Ossia, se è vero che l’uso del contante agevola l’evasione e l’economia sommersa, il parallelo ricorso ad altri strumenti di contrasto di quei fenomeni non rende superfluo vietare l’uso del contante tra 1.000 e 3.000 euro (in altre parole: se contro la cosa cattiva K si possono usare n strumenti, ciascuno dei quali aggredisce K in modo diverso, è meglio usare n strumenti che n-1).
Ma questa misura non è solo ingiustificata. È anche dannosa: per l’effetto diretto che la maggiore circolazione di contante avrà sull’evasione fiscale e l’economia sommersa, e per il segnale che trasmette ai cittadini.
È noto che l’evasione fiscale è talmente diffusa che non è possibile ridurla a livelli fisiologici con la sola repressione, perché è semplicemente impossibile scoprire tutti gli evasori: bisogna anche incidere sulle aspettative – oltre che sugli incentivi materiali e le motivazioni morali e ideali – che determinano la scelta se pagare o evadere le tasse. Io temo che la misura proposta dal governo inciderà in senso deteriore sulle scelte dei cittadini, nel senso di aumentare (ceteris paribus) la propensione all’evasione.
Ossia, gli italiani sanno che gli ultimi governi, questo incluso, si sono dichiarati – e molto probabilmente sono stati – più determinati di quelli del sessantennio precedente nel combattere l’evasione. Ma gli italiani sanno anche che il contante favorisce questi fenomeni: lo sanno perché gliel’hanno detto i governi precedenti, lo scrive la stampa, la logica lo dimostra, e, per alcuni, l’esperienza diretta lo attesta. Quindi gli italiani rileveranno la contraddittorietà della scelta del governo. Ne dedurranno – a torto o a ragione – che questo governo è meno determinato a combattere l’evasione di quanto non appaia, e penseranno che anche gli altri cittadini raggiungeranno la medesima conclusione. Ciò inciderà sulle loro aspettative. E siccome non tutti hanno la moralità e la razionalità di Kant, quei cittadini che sono mossi da una morale più individualista e una razionalità più limitata saranno più propensi – sempre ceteris paribus – a evadere: sia perché si aspetteranno che anche altri ragioneranno in questo modo, e quindi l’evasione declinerà meno del previsto e sarà meno probabile essere individuati, sia perché si aspetteranno che evadere comporta meno rischi di quanto pensassero, appunto perché crederanno – a torto o a ragione, di nuovo – che il governo è meno determinato nel reprimere l’evasione di quanto prima non apparisse.
Questo effetto indiretto della misura proposta dal governo è il più grave, a mio avviso. È forse impossibile stimarlo, e magari sarà molto ridotto: ma non mi pare possibile dubitare che l’effetto sarà negativo. E allora il quarto argomento del governo, quello dei carri armati, si rivela ancora più debole di quanto la logica già non suggerisse, perché a causa del suo effetto sulle aspettative dei cittadini la scelta di elevare il limite scalfirà anche l’efficacia degli altri strumenti di contrasto all’evasione.
Quindi questa scelta è un errore. Non è certo il più grave che un governo possa fare, ed è stato commesso a viso aperto (nulla ci è stato nascosto). Ma è un errore lampante. È per questo, presumo, che è stato criticato anche da autorevoli rappresentanti delle istituzioni indipendenti – il capo dell’anticorruzione e il procuratore nazionale antimafia – che generalmente non intervengono nel dibattito politico.
Eppure ieri sera il presidente del consiglio ha ribadito e difeso quella scelta. A un certo punto – guardate qui, dal minuto 1 al minuto 1.45 – l’intervistatrice gli rivolge una domanda secca: «… ma mi dica qual’è il vantaggio di elevare a 3.000 euro il tetto del contante». La risposta è questa: «… è un vantaggio perché gli italiani devono avere la possibilità di poter spendere i denari che hanno, e ce ne sono tanti […] c’è un sacco di contante fermo, ce lo dicono le banche, ce lo dicono tutti gli istituti interessati, che sono bloccati. Perché? Perché c’è la preoccupazione e l’impressione, diciamo così, che l’Italia, come posso dire, sfavorisca e non agevoli i consumi, e quindi l’idea di renderla più semplice è un vantaggio.»
Se questa risposta vi convince non firmate questa petizione, che vuole aiutare il governo a cambiare idea.
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