Fisco
DDL stabilità 2016. Partite IVA. Si corregge un errore ma non è una rivoluzione
Il regime forfetario per le partite iva resta sostanzialmente invariato all’esito della lettura delle bozze del ddl stabilità 2016 (si, purtroppo di bozze in modalità revisione dobbiamo ancora parlare, nonostante l’art. 7 della Legge 196 del 2009 prescriva che il disegno di legge di stabilità (bello e finito) debba essere consegnato alle Camera entro il 15 ottobre di ogni anno).
Resta uguale il meccanismo di determinazione del reddito, con tutte le criticità anche in termini costituzionali già evidenziate l’anno scorso.
Cambiano le soglie di ricavi per potervi accedere (più alte di 10.000 per tutte le categorie ad eccezione dei professionisti la cui soglia aumenta fino a euro 30.000) ed è inoltre inserita la possibilità di accesso al regime a coloro che nell’anno precedente hanno percepito redditi di lavoro dipendente e redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente non eccedenti l’importo di 30.000 euro.
Al fine di favorire l’avvio di nuove attivita, si prevede per un periodo di 5 anni una riduzione dell’aliquota dal 15% al 5% a condizione che:
“a) il contribuente non abbia esercitato, nei tre anni precedenti l’inizio dell’attivita’ di cui al comma 54, attivita’ artistica, professionale ovvero d’impresa, anche in forma associata o familiare;
b) l’attivita’ da esercitare non costituisca, in nessun modo, mera prosecuzione di altra attivita’ precedentemente svolta sotto forma di lavoro dipendente o autonomo, escluso il caso in cui l’attivita’ precedentemente svolta consista nel periodo di pratica obbligatoria ai fini dell’esercizio di arti o professioni;
c) qualora venga proseguita un’attivita’ svolta in precedenza da altro soggetto, l’ammontare dei relativi ricavi e compensi, realizzati nel periodo d’imposta precedente quello di riconoscimento del predetto beneficio, non sia superiore ai limiti di cui al comma 54”.
Trattasi di miglioramenti dovuti perché quantomeno rendono il regime utilizzabile: con le vecchie soglie era praticamente impossibile accedervi.
Certamente, non è la rivoluzione che ci si aspettava e tanto decantata.
Chiariamolo. Sarebbe stato opportuno muoversi in maniera del tutto diversa, ma il Governo ha solo deciso di rimediare, pure parzialmente, a un errore proprio. Null’altro.
Con riferimento alla riduzione dell’aliquota al 5% per le nuove attività, mi pare opportuno segnalare che tale disposizione avvicina il regime forfetario a quello dei vecchi minimi ma con un evidente penalizzazione nei confronti dei giovani.
Infatti, se il vecchio regime dei minimi si poteva utilizzare per 5 anni o fino all’età dei 35 anni, oggi la nuova previsione prevede solo il limite temporale dei 5 anni, con la conseguenza che se prima, ad esempio, con il vecchio regime, un 20 enne avrebbe potuto utilizzare il regime agevolato con aliquota al 5% per 15 anni, da adesso in poi avrà a disposizione solo 5 anni e dovrà poi passare all’aliquota triplicata del 15%.
Infine dalla lettura della bozza, non risultano chiare le sorti di chi aveva usufruito del vecchio regime dei minimi anche nel 2015, in seguito alla proroga avvenuta a grande richiesta con il Decreto Mille Proroghe.
Infatti, se per chi usufruiva del regime dei minimi al 31 dicembre 2014, resta in vigore la disposizione transitoria di cui al comma 88 dell’art 1 della legge di stabilità 2015 secondo cui “I soggetti che nel periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2014 si avvalgono del regime fiscale di vantaggio di cui all’articolo 27, commi 1 e 2, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, possono continuare ad avvalersene per il periodo che residua al completamento del quinquennio agevolato e comunque fino al compimento del trentacinquesimo anno di età” per i soggetti che si sono avvalsi della proroga e che quindi avessero aperto una partita iva con il “regime dei minimi prorogato” nell’anno 2015, tale disposizione non c’è essendo soltanto stato previsto la proroga di un anno del vecchio regime.
Credo e spero che sarà una questione che sarà approfondita e risolta nel dibattito parlamentare.
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