Fisco

Caro Matteo: non è forse un errore tagliare le tasse sulla prima casa?

2 Ottobre 2015

Caro Matteo, scusami se ti chiamo così sfacciatamente per nome ma tu ci hai sempre insegnato a chiamarti così, in modo confidenziale, come fossimo amici. Merito anche di quella disintermediazione di cui ti sei reso protagonista, che ti ha portato ad accorciare almeno apparentemente la distanza fra la politica (tu) e la cittadinanza (noi). Dicevo, scusami se ti do del tu in questa maniera, ma soprattutto scusami se mi prendo la libertà di dirti che sulla questione dell’abolizione delle tasse sulla prima casa stai, citando il mitico Fantozzi, “facendo una cagata pazzesca”.

Dici che il 16 dicembre sarà il funerale delle tasse sulla prima casa. Dici di segnarsela quella data, perché sarà storica, perché sarà indiscutibilmente l’ultima volta che si dovrà pagare una tassa sulla prima casa. E tutti noi dovremmo essere contenti e felici, ma spero mi perdonerai se io proprio non ce la faccio ad esserlo. E non perché io sia uno di quelli che non verrà toccato da questa cosa perché non ha una casa o perché io sia (ti cito) un gufo rosicone, anzi, semplicemente penso che farmi risparmiare poco meno di 300 euro annue quando in busta paga mi dissanguate di trattenute sia un po’ assurdo. Ma una volta non si parlava della primaria necessità di dettassare il lavoro, di far diminuire le trattenute per favorire sia i lavoratori che le assunzioni dei disoccupati?

Guadagno 1800 euro lordi ogni mese, e ogni mese ho poco più di 500 euro di trattenute. Irpef, addizionale comunale, addizionale regionale, contributi INPS, a conti fatti perdo quasi il 30% del mio stipendio. Siamo quasi a un terzo dei miei guadagni mensili, e i contributi INPS pesano circa per il 30% sul totale dei 500 euro di trattenute. I contributi che verso all’INPS per la mia futura pensione sono il 30% del 30% delle trattenute totali, il resto sono tasse. Tasse che anche l’Unione Europea avrebbe suggerito di abbassare, senza toccare le imposte sulla prima casa, suggerimento a cui tu hai risposto con fare sfacciato “Le tasse le abbassiamo da soli, non ce lo facciamo dire dall’Unione Europea cosa tagliare o no”.

Se non vuoi ascoltare l’Unione Europea, ascolta almeno chi ti ha sostenuto fin dal 2012. Ascolta uno che sostiene la tua voglia di “rivoluzionare il fisco”, come dicevi nella campagna congressuale del 2013. L’Espresso ce lo ricorda bene, riportando alcune tue (ormai) vecchie posizioni in cui affermavi che il problema non era l’Imu, o riportando le parole del Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che da vice segretario dell’OCSE diceva che “Le tasse che danneggiano di meno la crescita sono quelle sulla proprietà, come l’Imu, mentre le tasse che, se abbassate, favoriscono di più la ripresa e l’occupazione sono quelle sul lavoro”. Anche Filippo Taddei nel maggio del 2013 diceva che sarebbe stato meglio partire dall’Irpef e non dall’Imu. Erano sbagliate quelle posizioni?

Quel che mi domando io è: perché adesso si è cambiato così radicalmente idea? Perché fino a qualche tempo fa le tasse sulla prima casa non erano un problema, mentre ora sono assolutamente da togliere? Perché il loro taglio è diventato una priorità mentre non lo è più il taglio delle tasse sul lavoro? Eppure abbassare le trattenute in busta paga permetterebbe ai lavoratori di avere un risparmio maggiore rispetto al taglio di Imu e Tasi. Invece il taglio dell’Irpef lo si rimanda al 2018, fra due anni: perché allora non invertire il calendario del taglio delle tasse? Probabilmente ne capirò poco di economia, ma davvero non riesco a comprenderlo. Matteo, non so se sono l’unico a pensare una cosa del genere, non so se qualcun altro te lo ha detto ma io mi auguro di si, mi auguro che chi ti sta attorno ti abbia chiesto se non fosse meglio intervenire prima sull’Irpef che su Imu e Tasi. E mi auguro che tu possa ascoltare queste richieste. C’è ancora tempo per farlo, c’è ancora tempo per dare davvero #LaSvoltaBuona.

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