Enti locali

Se il “tutto tranne il PD” non convince più. Nemmeno a Livorno!

9 Giugno 2016

Io dico che la politica italiana ormai ha l’arteriosclerosi. Non tutta, una parte. Esattamente quella che procede secondo il fatidico motto “tutto tranne il PD”. E’ quello che si andava pronunciando due anni fa a Livorno, quando nella campagna per le ultime amministrative si sono potuti contare almeno sette candidati sindaco. Cinque di questi arrivavano da liste civiche che erano nate più o meno alla luce di quella grande manifestazione di dissenso verso gli ultimi 70  anni di amministrazione rossa della città. Poi a Livorno, infatti, hanno vinto i 5 Stelle ed il PD si è trovato all’opposizione, senza riuscire in questi 24 mesi a rigenerarsi secondo logiche effettivamente nuove. E da Livorno è partito anche il tentativo di formare una sinistra alternativa, detta anche nella semplificazione giornalistica sinistra-sinistra. Battezzata con il sorprendente risultato delle liste nate attorno a Buongiorno Livorno. Tentativo che ha portato in consiglio comunale ben  tre consiglieri su sedici. Lista che in questa giorni ha appena affrontato una importante scissione interna, con due consiglieri che uscendo da BL andranno a formare in consiglio un gruppo misto di centro-sinistra.

Ma veniamo alle amministrative di domenica scorsa ed ai ballottaggi che ci saranno tra dieci giorni. Alcune città importanti sono in bilico. Basti citare Roma, Milano, Bologna, Napoli e Torino. In questo pezzo importante d’Italia il bilancino sembra essere in mano alle Lega e al M5S che in base a come si andranno ad alleare potrebbero riuscire a sottrarre al PD la vittoria al ballottaggio. Ecco è interessante questa tendenza, quella che potremmo sintetizzare nella infelice espressione ‘tentativo di spallata’. Perché il risultato immediato da parte di Lega e M5S non sembra tanto quello di arrivare alla guida di quelle città per bene amministrarle, che è la vera primaria vocazione di ogni forza politica, quanto di vincere lì per sfondare altrove, cioè verso Palazzo Chigi e soprattutto verso Matteo Renzi. Vedere alla voce ‘strumentalizzazione’, tanto per intenderci. Questi tentativi per ora sembrano stare sottotraccia, perché sono cose che non si dichiarano direttamente. Sono idee che passano da una serie di incontri informali e che si fanno generalmente dire ad altri.

Il punto è con quale proposta politica? Con quale idea di cambiamento? Con quale livello del senso del reale? E lo dico alla luce di quanto è successo a Livorno, dove il tutto tranne il PD ha portato i 5 Stelle alla guida di Palazzo Civico. E dove quasi tutte le liste civiche concorrenti hanno contribuito a determinare questo risultato. Allora chiederei anche ai rappresentanti delle sinistra-sinistra la stessa cosa. Con quale proposta politica? Con quale idea di cambiamento? Con quale livello del senso del reale? Soprattutto chiederei loro: siamo sicuri che la continua frammentazione della sinistra faccia bene alla sinistra? Perché adesso che la sinistra livornese si è frantumata mi verrebbe da chiedere ulteriormente: con quale proposta politica? Con quale idea di cambiamento? Con quale livello del senso del reale? Ed il dubbio è più che legittimo. Soprattutto credo sia legittimo chiedersi se non valga la pena davvero portare all’interno del PD il confronto su quali politiche di sinistra possano essere fatte a livello locale e nazionale. Perché quel partito non è il partito di Matteo Renzi, che ovviamente per il momento è colui che lo coordina. Quello è il partito di tutti coloro che si possono riconoscere nei valori della social-democrazia, un orientamento politico che a livello europeo funziona, ma solo in contesti maggioritari.

E torno a ripetere: io dico che la politica italiana ormai ha l’arteriosclerosi. E lo dico perché sembra aver perso quella componente elastica che probabilmente è l’ingrediente principale di ogni sana democrazia. E lo è stato in passato anche per le ideologie nella misura in cui potevano dare ai partiti e alla politica stessa una sorta di identità certa ma disponibile al confronto. E  se davvero vale il motto “tutto tranne il PD”, allora siamo andati ben oltre a questa componente elastica. Perché io capisco che ci si possa frammentare in nome di una identità, ma non capisco la frammentazione in nome dell’identità perduta. Intelligente sarebbe aggiornarla l’identità nei limiti del possibile e del comprensibile. Forse identità ed efficienza non vanno molto d’accordo. Ma proviamoci lo stesso. A Livorno, intanto, quel bel tentativo di due anni fa nel frattempo è sfumato. E la cosa è stata ufficializzata proprio in queste ore. Non so se dire fallito, ma sfumato di sicuro. Alle amministrative questo “tutto tranne il PD” a me stona parecchio e non per ragioni di appartenenza, ma solo per un principio di buon senso. Giusto quello che manca oggi in politica e che è mancato anche a Livorno.

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