Enti locali

Parma: ronde a 5 stelle

2 Marzo 2015

Risposte semplici a domande complesse: non sempre la formula paga. In politica, ad esempio, soprattutto quando si tratta di tematiche legate al territorio, le domande della cittadinanza arrivano senza grandi mediazioni – “dal cittadino all’amministratore” – e possono apparire confuse, eccessivamente dirette, richieste da “lista della spesa” o dei desideri.
A volte si tratta davvero di situazioni di facile risoluzione (la buca sulla strada, l’albero da potare, il cartello stradale divelto), in altri casi il tema è più complesso e richiede dunque risposte che prevedano un piano strategico per la risoluzione del problema.
Così nella giornata di ieri, sulla maggiore testa locale di Parma, appare un titolo “Sicurezza, il sindaco benedice le ronde”. Federico Pizzarotti, primo sindaco 5 stelle e caso politico nazionale, risponde ad una richiesta in apparenza “banale” dei cittadini (quale città italiana in questo momento può dire di essere esente da un problema di sicurezza?), sollevando le braccia e delegando alla buona volontà civica il recupero di una delle zone degradate di Parma. Di certo il quotidiano ha esasperato le affermazioni del primo cittadino per dare maggior risalto alla notizia, ma il sindaco non è nuovo a questo tipo di “benedizioni”.

Crea un certo stupore negli elettori 5 stelle una posizione favorevole alle ronde, strumento che di sicuro non evoca i percorsi democratici così a lungo utilizzati dai grillini come vessillo delle loro battaglie, ma non più dello stupore causato dalla mancata chiusura del forno inceneritore (promessa con la quale Pizzarotti ha “spinto” la sua campagna elettorale polarizzandola fra 5 stelle difensori della salute cittadina e un PD colpevole, nella persona dell’allora candidato e presidente della Provincia, di aver avvallato la costruzione del forno). Stupore misto a stanchezza in una città che da troppo tempo riceve, come risposte alle sue domande sulla manutenzione urbana, sui servizi, sulla sicurezza, l’ennesimo richiamo al debito pubblico locale, alla mancanza di fondi, all’impossibilità per il Comune di fare alcunché (o meglio, di prendere una posizione). E se di fronte all’incuria delle aree verdi di quartiere un invito ai cittadini a “darsi da fare” può essere giustificato da una “visione” dell’amministrazione cittadina legata alla gestione collettiva del patrimonio pubblico (per quanto una visione reale dovrebbe implicare un piano strategico e soprattutto un investimento, quantomeno di risorse organizzative per la sua realizzazione), in tema di sicurezza l’appello diventa più spinoso.

In un contesto, locale e nazionale, caratterizzato da una tensione crescente nei confronti del diverso, dello straniero, del cittadino “sospetto”, in una paese in cui lo stato emotivo dei cittadini, colpiti dalla crisi economica e spesso messi in allarme dai rischi – veri o presunti – di un aumento dell’immigrazione sul territorio italiano, è di vera e propria esasperazione, in una realtà in cui insomma basta davvero poco ad accendere la miccia che da fuoco alle sopite polveri, è possibile “benedire” con leggerezza un’operazione di cui non si può controllare la portata e le modalità di svolgimento? In una città provata come Parma, diventata negli anni quasi un emblema della crisi causata dalla mala gestione pubblica e privata, è quasi un diritto per i cittadini essere perplessi e disorientati, ma è un dovere, per l’amministrazione, avanzare proposte e non limitarsi ad avvallare uno spontaneismo che, senza un corretto indirizzo, rischia soltanto di accrescere il senso di diffidenza e ostilità fra le diverse comunità cittadine.

Questo porta ad una riflessione più ampia: un movimento, come tutt’ora si definiscono i 5 stelle, che cosa diventa nel momento in cui è – a tutti gli effetti – classe di governo? E quali suoi elementi identitari possono trovare la loro applicazione in un contesto amministrativo? La mancata accettazione, da parte di un amministratore pentastellato, del suo ruolo di politico, non rischia di condurre ad una certa ambiguità di ruoli e funzioni e, di conseguenza, ad un ulteriore disorientamento dei cittadini? Sindaco, se deleghi ai cittadini le ronde ed il controllo del loro quartiere allora dacci anche una divisa, diceva qualcuno durante l’assemblea. L’eco della piazza romana di Salvini non era un rumore lontano e la risposta semplice ad un problema complesso rischia di non essere sufficiente a supportare quel tipo di democrazia partecipata di cui Parma voleva essere, negli auspici di chi ha sostenuto l’attuale giunta, un vero e proprio centro di sperimentazione.

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