Enti locali
Le elezioni amministrative tra stallo e incertezze
L’ultima tornata di elezioni locali dimostra lo stallo e l’incertezza che albergano nello scenario politico italiano. Si nota una tenuta delle forze di governo, mentre l’opposizione continua a vivacchiare. Insomma, niente di nuovo sotto il sole. Probabilmente, questo scenario cambierà poco tra due settimane, quando saranno pochi i centri importanti a sfidarsi al ballottaggio.
- Una campagna sottotraccia
La campagna elettorale è stata vissuta sottotraccia dalla stampa, anche se era presente qualche sfida interessante. Non è stato dato abbastanza risalto né all’impegno fallimentare profuso dal governo per riconquistare Brescia, né alle piazze riempite da Elly Schlein, che non hanno concretizzato un altrettanto buon risultato alle urne.
Il risultato del PD rimane interlocutorio anche perché la segretaria non è stata aiutata da un partito che procede in ordine sparso, spesso in maniera schizofrenica. Come ad Imperia, dove il PD ha candidato un personaggio noto solo per aver condotto tante indagini contro il sindaco Claudio Scajola, tutte concluse con un buco nell’acqua. Come a Latina, dove Damiano Coletta si è ricandidato nonostante la sua giunta sia caduta due volte in due anni.
- I segnali positivi per il PD
Malgrado il quadro poco esaltante, possiamo notare alcuni piccoli segnali. In particolare, la città più importante tra quelle chiamate ad eleggere il sindaco, Brescia, consolida un trend definito. Una città grande, produttiva e moderna sia sul piano infrastrutturale che quello etnico ha premiato il centrosinistra con un risultato netto. Significa che dove la convivenza con lo straniero è un fattore acquisito e dove i servizi funzionano, la sinistra può davvero parlare di buongoverno.
Laura Castelletti ha sfruttato il clima favorevole per costruire un’alleanza davvero larga, tra i movimenti di sinistra, i cattolici, i liberali e le forze civiche antifasciste. I cattolici e le forze civiche sono qui cruciali perché camminare tra le vie di Brescia significa ripercorrere le sue tappe storiche principali, legate ai natali di Paolo VI e al terrificante attentato fascista del 1974. Insomma, la Leonessa d’Italia può diventare il simbolo delle tante grandi città del nord che si affideranno al centrosinistra.
Nelle campagne e nelle ex regioni rosse iniziano invece i tormenti del PD. Non tanto ad Ancona, città portuale in perenne crisi, ma grande, multietnica e affacciata sulla costa balcanica. Qui, sembra resistere un certo sentimento antifascista che dovrebbe far prevalere al ballottaggio un centrosinistra che non entusiasma nessuno.
- I segnali negativi
Al contrario, non sembra esistere più quella Pisa dove ho studiato, che Paolo Fontanelli ben amministrava tramite un compromesso tra studenti e residenti, nel quale si inserivano lentamente gli immigrati. Appare oggi come una città di destra ben decisa a distruggere quel compromesso.
Siena, la città in cui abitavo proprio durante il crac di Montepaschi, ha invece una storia diversa. Qui la sinistra rimane maggioritaria, ma si divide tra un PD che ha deciso di prendere atto della fine della centralità della banca, e tra chi vorrebbe rispolverare il glorioso passato.
La lista promossa dall’ex sindaco (ed ex dirigente Montepaschi) Pierluigi Piccini infatti funziona, ottiene circa il 20% ma non è dato sapere come quei voti si comporteranno al ballottaggio. Nel 2018, la dispersione degli elettori di Piccini ha permesso la vittoria del centrodestra, dando vita alla giunta del sindaco Luigi De Mossi. Oggi, l’attuale sindaco è stato silurato proprio dalla sua parte politica, senza essere rimpianto da nessuno.
- L’esempio di Terni
Terni è forse il caso più emblematico, perché si tratta di una città con una fabbrica in crisi da anni, in cui ha sempre governato la tradizione PCI-PDS-PD, salvo una parentesi negli anni ’90. Oggi, l’elettorato sembra scegliere chiunque, purché non rappresenti il PD. Pure Riccardo Zampagna, bandiera comunista della Ternana Calcio, si è inserito in una lista civica a sostegno del candidato sindaco di Fratelli d’Italia, senza essere eletto.
Al ballottaggio, si sfideranno infatti Orlando Masselli di Fratelli d’Italia e Stefano Bandecchi, impresentabile patron della Ternana Calcio, con simpatie fasciste. Senza particolari colpe, il PD si è alienato per anni ogni simpatia dei ternani. Eppure, se si legge l’ottimo volume “La città dell’acciaio” dello storico Alessandro Portelli, i ternani dovrebbero serbare maggiore rancore al centrodestra. Infatti, quando gli operai chiesero a Roberto Maroni, in qualità di Ministro del Lavoro, di intervenire per salvare la principale linea produttiva della fabbrica, lui rispose che la proprietà tedesca poteva fare quello che voleva, perché il governo aveva un orientamento liberista.
Tanti cittadini hanno dimostrato di preferire questo atteggiamento, miope, ma in un certo modo coerente, all’indolenza del PD, colpevole di pensare all’ordinaria amministrazione quando la barca affonda. Questa lezione dovrebbe essere ben appresa dai dirigenti del centrosinistra. Soprattutto nella mia Piombino, città chiamata a votare nel 2024, con una storia per gran parte sovrapponibile a quella di Terni.
Foto dal profilo Facebook di Laura Castelletti
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