Enti locali
Il vicolo cieco del M5S
Se Rosa Capuozzo, Sindaco di Quarto, non si dimetterà, molto probabilmente sarà sfiduciata dal Movimento 5 Stelle, dato che ieri sera il “sacro Blog” si è espresso chiedendo esplicitamente il passo indietro.
Dopo Ignazio Marino, un altro Sindaco eletto direttamente dai cittadini sta per lasciare l’incarico per volere di una segreteria di partito (o del direttorio di un movimento, o del proprietario di un blog, vate voi…). Le ragioni delle due richieste di dimissioni sono apparentemente diverse: Marino sarebbe stato “fatto fuori” per ragioni di (in)efficacia politica, Capuozzo per possibile “inquinamento” di voti. Ma a ben vedere, le ragioni sono molto simili. Senza le esternazioni “audio-video” di Papa Francesco e la vicenda degli scontrini (con relativi avvisi di garanzia), Marino sarebbe ancora al suo posto, tra mille nasi turati. Senza la mediatizzazione dell’indagine per voto di scambio, anche Capuozzo sarebbe ancora al suo posto.
Il fattore M (cit. Calise) colpisce ancora: Magistratura e Media continuano a decretare la vita e la morte delle carriere politiche italiane. Ed è evidente, dopo questi due precedenti, che in futuro continueranno a farlo anche in maniera più decisiva.
Il fattore M rappresenta il vicolo cieco in cui si è cacciato il Movimento 5 Stelle. Ha cavalcato “comodamente” dall’opposizione la rabbia antipolitica e anticasta, ha impostato la sua strategia retorica sulla “differenza” e sulla superiorità morale e ora che si ritrova a governare in alcuni Comuni rischia di pagare dazio per due semplici ragioni: 1) l’uomo (non il politico, l’uomo) è fallibile e corruttibile, per cui nessun partito può vantare a priori alcuna superiorità morale; 2) in un paese in cui il circuito giudiziario-mediatico fa e disfa la politica da oltre 20 anni, nessuno può rimanere indenne. Basta un avviso di garanzia, o anche semplicemente un’intercettazione (penalmente irrilevante) per far saltare sindaci, ministri, presidenti come birilli, purché finiscano sui giornali e alimentino la nostra sfiducia e la nostra rabbia quotidiana sui social network.
L’intera classe politica è (s)comodamente seduta su un’enorme mina antiuomo, il cui detonatore è in mano a Procure e redazioni giornalistiche. La carica esplosiva invece siamo noi: l’emozione pubblica (“opinione” è un concetto fin troppo razionale e dunque inutilizzabile).
Sarà interessante verificare come uscirà dal vicolo cieco il M5S. Le alternative, a Quarto, erano: 1) difendere il Sindaco e la Giunta, rischiando di far percepire di essere “casta” e dunque di finire nel girone infernale dei “politici” e del “sono tutti uguali”; 2) chiedere le dimissioni del Sindaco, dimostrando di non essere attaccati alla poltrona e dunque di essere “diversi”, ma mettendosi, di fatto, nelle mani del fattore M da qui all’eternità.
Grillo ha scelto l’opzione 2. La più coerente con la storia e i principi del Movimento. Il problema è che quella storia e quei principi continuano a delegittimare la politica e ad alimentare un circolo vizioso che triterà tutti. E non basterà definirsi “cittadini” o “movimento” per salvarsi. Anzi.
Nel dubbio, chiedere a Robespierre.
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