Enti locali

Il selfie di Emiliano con Razzi: quando la politica si fa pop

10 Novembre 2014

Chissà cosa passava per la mente di Michele Emiliano, candidato alle primarie Pd per le elezioni regionali in Puglia del 2015, mentre decideva di scattarsi un selfie in compagnia dell’ineffabile Antonio Razzi e di postarlo su Twitter. Una foto corredata da didascalia ironica (“L’ho convinto a non andare all’Isola dei Famosi ma a votare per me alle primarie”) che ha scatenato la rabbia dei social-attivisti in larga parte, immaginiamo, elettori del centro-sinistra.

Un divertente siparietto? Una scelta poco opportuna in un momento di rilassatezza causata da forti dosi di buon vino alla Festa di Bacco nelle Gnostre a Noci? Oppure una mancanza di buon gusto, di rispetto nei confronti degli elettori che in Razzi vedono il simbolo estremo della casta politica disinteressata al bene pubblico e molto interessata al bene delle proprie tasche?

Quel che è certo è che Michele Emiliano è uomo dotato di humour e che non ha timore a farne un uso anche spregiudicato, come dimostrò lo striscione “Caro Silvio, bentornato a Bari. La Procura” che fece affiggere in Comune in occasione di una visita dell’allora presidente del Consiglio. Non gli manca lo humour, questo no. Accusa però coloro che non hanno capito il senso della sua foto con Razzi di “essere ridicoli” e si augura che “smettano di soffrire” a causa della loro mancanza di allegria.

Ma quale era il senso di quella foto? Che cosa c’è di scherzoso nel fare una foto con uno come Antonio Razzi? È chiaro come in tutto questo abbia giocato un ruolo fondamentale il pop, inteso nel senso di cultura nazional-popolare. Mettiamo il caso che Maurizio Crozza non avesse mai deciso di imitare Razzi, Emiliano si sarebbe allora fatto fotografare con uno che, secondo i più, incarna il peggio che la politica può offrire? Evidentemente no, non ce ne sarebbe stata alcuna ragione.

Da quando Crozza ha preso a farne l’imitazione dell'”amico mio, fatti li cazzi tua” ecco che Razzi si è trasformato da politico in caricatura di se stesso, macchietta divertente con cui ci si fa una foto per far ridere gli amici. Poco importa che dietro quella caricatura ci sia un vero senatore della Repubblica, e non un comico che, a modo suo, ne denuncia il comportamento. Il volto di Antonio Razzi rimanda ormai direttamente a Maurizio Crozza, in un modo che non era avvenuto nemmeno con Pierluigi Bersani e lo “smacchiamento del leopardo” (per la semplice ragione che lo spessore di Bersani è ben altra cosa). 

Forse un politico come Emiliano dovrebbe gestire queste situazioni con più cautela, ma la sua è stata davvero un’uscita spontanea, molto nazional-popolare, causata dal cortocircuito che ha reso in questi anni la politica una materia sempre più pop e personaggi come Razzi e Scilipoti star di un cabaret nostrano giocato nei palazzi del potere, da prendere in giro anche così (e sai mai che sia anche un modo per esorcizzarli). 

Ci sarà sempre chi si indignerà davanti a cose di questo tipo, chi le considera un boomerang, chi le legge come una dimostrazione del fatto che “sono tutti uguali”. Ma trovandovi a una sagra, magari dopo aver bevuto qualche bicchiere, presi da una spirito goliardico, davvero voi non vi fareste fare una foto con Antonio Razzi, star indiscussa del cabaret politico nostrano?

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