Benessere

Il consenso al M5s si concentra nell’hinterland metropolitano (da Nord a Sud)

15 Marzo 2018

Dopo le elezioni politiche, uno dei temi più dibattuti è la geografia del populismo emergente dalla distribuzione territoriale del consenso a Lega e Movimento 5 stelle. Spiegazioni e soluzioni continuano a essere discusse a partire dal dualismo “Nord-Sud”. Ciò che stenta a entrare nel dibattito pubblico italiano è un altro tipo di differenziazione spaziale delle società contemporanee, quello urbano/metropolitano – che a ben vedere è molto importante, se si vuole capire il risultato elettorale dei partiti “populisti”.

Infatti, il consenso ai partiti “populisti” – non solo in Italia – è alimentato da un impoverimento effettivo o temuto delle proprie condizioni di vita, legato agli effetti dei processi globali d’integrazione economica, governati da politiche pubbliche di stampo neoliberista. Tuttavia, con la diminuzione dell’intervento diretto degli Stati nella regolazione dell’economia – fenomeno caratteristico dell’integrazione economica neoliberista – è cresciuta l’importanza delle città e delle aree metropolitane. Perciò, il consenso ai partiti “populisti” dovrebbe manifestarsi anche in nuove differenziazioni territoriali a livello urbano/metropolitano.

Usando lo strumento di rilevazione statistica territoriale dei “Sistemi locali del lavoro”, è possibile sondare in via preliminare tale ipotesi. Il risultato è chiaro: il comportamento elettorale dell’hinterland metropolitano si differenzia sia da quello delle aree centrali più benestanti della città capoluogo, sia da quello delle aree esterne all’area metropolitana.

Tale comportamento, che potrebbe sembrare anomalo, è comprensibile in base al fatto che i territori dell’hinterland metropolitano, sono altamente integrati nell’agglomerazione urbana dal punto di vista socio-economico, ma non lo sono affatto dal punto di vista politico-istituzionale. I residenti e gli attori economici di questi territori partecipano alla produzione di quelle esternalità urbane che determinano il livello di competitività dell’agglomerazione in uno scenario globale, ma non hanno modo di partecipare alla governance di quelle esternalità.

I risultati delle elezioni politiche del 2018 rivelano dunque interessi territoriali differenziati e talora divergenti, non solo tra Nord e Sud, ma anche tra città capoluogo e hinterland metropolitano, e tra area metropolitana e spazio regionale. I prossimi passi della riforma istituzionale metropolitana, ed ogni ulteriore progetto di riforma delle amministrazioni pubbliche territoriali, non possono che partire dal riconoscimento di tali dinamiche territoriali, avendo come faro i principi fondamentali della Costituzione.

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