Enti locali
Dopo il ddl Boschi, altre ambiziose sfide per riformare il sistema Italia
Ancora si deve ultimare il percorso di approvazione definitiva del disegno costituzionale votato lo scorso ottobre in Senato, e già nei media si è cominciato a parlare e a discutere di ulteriori istanze riformative che proseguano la ristrutturazione istituzionale di cui l’Italia necessita. Sarebbe molto difficile credere che possano essere temi e proposte che vedranno la luce nel corso di questa legislatura, ma sicuramente potranno invece essere punti decisivi da discutere nei programmi elettorali dei vari schieramenti per le prossime elezioni politiche. Ecco alcune idee, a partire proprio da una più approfondita discussione sulla riforma delle Regioni:
1) Riduzione numero Regioni,
ultimare gli esiti della riforma del Titolo V inseriti all’interno del ddl Boschi con la costituzione di enti macro-territoriali, con dimensioni da vero e proprio Land, in ottemperanza comunque di una riconosciuta e storica omogeneità demografica, economica, sociale e culturale:
*)Piemonte-Liguria-Valle d’Aosta, “Grandi Alpi Occidentali-Riviera Ligure” (5.964.123 ab. circa)
*) Lombardia (10.001.366 ab.)
*) Veneto-Friuli Venezia Giulia, “Veneto-Friuli-Serenissima” (6.148.629 ab.)
*) Emilia Romagna-Provincia di Pesaro e Urbino (4.812.164 ab. circa)
*) Macro-regione “Centro-Adriatica” [Province di Ancona, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata; Umbria; Abruzzo; Province di Rieti, di Frosinone e di parte Latina; Provincia di Isernia] (4.230.564 ab. circa)
*) Toscana-Città di La Spezia-Provincia di Viterbo (4.242.606 ab. circa)
*) Roma Capitale-Città di Aprilia (4.363.014 ab.) [Caso a parte, ridefinire i poteri capitali sul modello di Washington D.C.]
*) Campania-parte Provincia di Latina-Città di Campobasso-Maratea, “Campania Tirrenica”(6.383.169 ab. circa)
*) Puglia-Basilicata-Provincia di Campobasso, Macro-regione del “Levante” (4.824.961 ab. circa)
*) Sicilia-Calabria, “Magna Grecia” (7.065.413 ab.)
*) Sardegna (1.659.636 ab.)
*) Trentino-Alto Adige (1.056.347 ab.)
Dieci macro-regioni in grado di avere un peso politico decisivo per trattare anche con l’Ue ambiziosi piani di programmazione ed implementazione dei fondi europei; più due regioni che riconoscono specificità geografico-autonomiste da una parte (l’insularità della Sardegna) e storico-politiche dall’altra (il Trentino-Alto Adige; che potrebbe rappresentare anche una positiva proposta di mediazione costituzionale da offrire come soluzione ai vari conflitti che oggi lo scacchiere geopolitico a noi più prossimo affronta: Libia, Siria, Iraq, Turchia, Ucraina, etc.).
Qui una cartina con la definizione visiva dei nuovi confini macro-regionali: https://www.google.com/maps/d/edit?mid=zp-05fYoghjk.kns1mXp2n31c
2) Unione dei Comuni,
8047 comuni sono troppi. Bisogna ancor di più incoraggiare le fusioni tra le varie municipalità, istituendo dei vincoli: non possono più esistere comuni con meno di 5.000 ab.; solo comuni con oltre 40.000 abitanti possono possedere quote e partecipazioni in società pubbliche (in house, s.p.a., multiservizi, etc.). Le politiche di incentivo fiscale e di bilancio per le aggregazioni tra i comuni devono essere implementate e rese strutturali.
3) Aree vaste,
coordinamento politico assembleare in cui possono e devono confrontarsi i sindaci di territori omogenei per caratteristiche economiche, sociali e culturali (da 260.000 ab. circa). Necessario per elaborare proposte efficienti e cantierabili riguardo a temi come trasporto pubblico locale, tutela del territorio, servizi sociali, centrali d’acquisto, scuola, politiche attive per il lavoro, rifiuti e politiche ambientali. Adottare azioni di incentivo fiscale e di bilancio per favorire questo strumento. Nessuna retribuzione aggiuntiva per gli amministratori partecipanti e nessun costo burocratico-amministrativo (all’interno di ogni Regione istituire un dipartimento dedicato solo all’attuazione ed implementazione delle proposte fatte dalle diverse aree vaste presenti nei confini macro-regionali).
4) Città Metropolitane,
istituirle nelle aree metropolitane a partire da circa 600.000 abitanti circa. Riguardano le città di Milano, Torino, Genova, Bologna, Venezia, Trieste, Firenze, Napoli, Bari, Reggio Calabria-Messina, Catania, Palermo, Cagliari. La funzionalità dell’area metropolitana non dipenderà solo dalla realizzazione di infrastrutture materiali, ma anche e sempre di più dalla capacità e disponibilità di interconnettere le infrastrutture sociali e intellettuali del territorio interessato. Quest’ultime forme di risorse saranno determinanti per la competitività urbana. Le città metropolitane saranno dedicate a cinque assi principali, devoluti dalle Regioni in cui si incardinano: green e smart economy; mobilità; ambiente e stili di vita; comunità e partecipazione; rigenerazione urbana. Guiderà l’istituto il sindaco del capoluogo che governerà l’ente insieme ad un assemblea eletta indirettamente tra gli amministratori dei vari comuni costituendi l’area metropolitana.
5) Ricalibrazione Senato delle Autonomie e Camera dei Deputati,
all’esito di questo vasto programma di ristrutturazione istituzionale sarà giusto riequilibrare – con un ulteriore taglio, così, dei costi e delle spese – i numeri e il peso delle due assemblee del parlamento: 500 membri per la Camera e 152 membri per il Senato (così suddivisi: 100 eletti proporzionalmente tra i consiglieri regionali secondo il numero di abitanti di ogni regione; 22 sindaci, due per ogni regione ordinaria più uno ciascuno per Trentino-Alto Adige e Sardegna; 12 presidenti di Regione; 13 sindaci delle città metropolitane; 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica).
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