Enti locali

Cosa insegna il dibattito sul rigassificatore a Piombino?

21 Giugno 2022

Da maggio la Val di Cornia discute la scelta del governo di posizionare un rigassificatore galleggiante nel porto di Piombino. Sembrerebbe la classica discussione tra catastrofisti pronti a scoprire pericoli per il territorio e governisti che ritengono le opere pubbliche necessarie. Probabilmente, il dibattito sfocerà presto in questo psicodramma italiano e sarà un peccato.

Infatti, se si assume che il governo non abbia intenzione di avvelenare la costa toscana o di esporre i piombinesi a possibili esplosioni atomiche, il rigassificatore potrebbe essere l’occasione per discutere sul modello di sviluppo del territorio. Ma in primis il governo italiano, con i suoi diktat, non pare intenzionato a fermare il proprio populismo delle élite.

Il Governo

In una recente intervista, il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha affermato che Piombino non ha voce in capitolo nella scelta. I cittadini possono solo sperare in compensazioni perché l’opera è strategica e necessaria. La nave Golar Tundra, lunga 293 metri e larga 40, deve insediarsi nel porto toscano a settembre per rimanervi almeno due anni. Il governo si aspetta di iniziare le operazioni nella primavera del 2023.

Ovviamente, nessun esponente del governo ha spiegato ai piombinesi il progetto, le finalità, le motivazioni, i rischi e le compensazioni. Però, è già stato nominato un commissario alla realizzazione, il Presidente della Toscana Eugenio Giani. Lui dovrà mettere la faccia su una decisione presa da Roma.

Questi diktat dimostrano la scarsa conoscenza del territorio da parte dell’esecutivo. Altrimenti, Roma dovrebbe tenere conto degli ultimi quattordici anni di crisi industriale, culminati con la chiusura dell’altoforno.

Negli ultimi dieci anni, l’ampiamento del porto ha rappresentato l’unico spiraglio di risanamento del tessuto produttivo. Oggi, il porto di Piombino non è solo l’accesso privilegiato all’Elba, ma può anche ricevere navi da crociera. Ciò ha dato impulso al turismo e il centro della città negli ultimi cinque anni ha acquisito il fascino da antico borgo. Sulla costa, l’itticoltura affianca il turismo balneare.

L’Emergenza

Credo sia legittimo chiedersi come si collega tutto questo con il rigassificatore. Quali saranno le conseguenze per le attività che si sono sviluppate con fatica? E perché la popolazione piombinese dovrebbe pagare l’emergenza? Vladimir Putin ha preso la scellerata decisione di invadere l’Ucraina e la reazione occidentale è stata giustamente ferma e decisa. Grazie a questa reazione, l’esercito russo non è entrato a Kiev e la fragile democrazia ucraina ha oggi maggiori chance di salvarsi.

Ma l’emergenza non può durare per sempre. Non è giusto abbandonare l’Ucraina al suo destino, malgrado sia arrivato il momento di lavorare per un solido accordo di pace, anziché continuare a inviare armi. L’Europa ha il dovere di evitare un’escalation atomica e di salvare il tessuto produttivo europeo, anziché chiedere ai propri cittadini lunghi anni di sacrifici.

Aggiungo che la diversificazione delle fonti di approvvigionamento di gas rimarrà necessaria, ma non possiamo neanche arrenderci a un’emergenza infinita. Inoltre, se i cittadini di Piombino potessero scegliere, starebbero dalla parte di un accordo di pace che salvi sia la democrazia Ucraina che la faccia della Russia, piuttosto che venire penalizzati un’altra volta.

Il Territorio

La verità è che Piombino ha già pagato un alto prezzo a causa del disinteresse delle istituzioni. Il nuovo porto, moderno e attrezzato, non dispone ancora di un serio collegamento stradale. La centrale ENEL è chiusa da anni, il relitto della Costa Concordia è stato smantellato nel porto di Genova.

Il vero dramma rimane l’acciaieria. Imprenditori e governi hanno giocato al gatto e al topo. Prima investitori algerini e poi indiani hanno comprato lo stabilimento con la speranza che il governo si occupasse almeno della riconversione verde degli impianti. Gli investitori non ritengono infatti possibile riattivare autonomamente impianti che sviluppano alti costi ambientali e di funzionamento. Nella loro ottica, i governi dovrebbero contribuire a finanziare un’azienda strategica. Sfortunatamente, il governo italiano valuta l’acciaio come un peso morto e non come il principale fornitore di materie prime per tante piccole e medie imprese.

La latitanza del governo si è vista anche nel tema delle bonifiche dell’area industriale. Il Ministero della Transizione Ecologica ha fatto il necessario, ma sarà difficile intervenire data la legislazione vigente. La legge prevede infatti bonifiche complete e integrali, che hanno costi spropositati e utilità dubbia ai fini della riconversione ecologica. Anche in questo caso, l’ottimo è decisamente nemico del meglio.

A causa di questa latitanza, una parte dell’opinione pubblica della val di Cornia ha attribuito alle bonifiche poteri taumaturgici, ritenendo che portino lavoro, turismo, riuso delle vecchie aree industriali, e chissà quali altri benefici. Sfortunatamente, le bonifiche servono solo a migliorare la qualità della vita e il rapporto tra cittadinanza e ambiente in cui viviamo. Non rappresentano una leva turistica e potrebbero riavviare l’occupazione solo in minima parte.

La Manifestazione contro il Rigassificatore

Lo stato italiano si è rivelato incapace di comprendere un territorio bellissimo e martoriato. Tutto ciò è stato ben espresso dal sindaco Francesco Ferrari durante la manifestazione per dire no al rigassificatore. Il sindaco di Fratelli d’Italia è stato accolto come una rockstar grazie al suo discorso contro l’opera pubblica, senza se e senza ma. Però, ascoltando le sue parole, la decisione sembra calata dall’alto.

Visto che è esponente di Fratelli d’Italia, unico partito di opposizione, Ferrari avrebbe avuto gioco facile ad attaccare Roma. Ma non lo ha fatto. Nel suo discorso, non si è palesata una visione in grado di analizzare la scelta di Piombino, le cause e le conseguenze del rigassificatore. Ha solo inveito al cielo e assecondato l’umore della sua base.

Forse è stato costretto a evitare l’analisi perché le scelte sulla guerra Ucraina accomunano il sindaco al suo più acerrimo nemico, ovvero il PD. Meglio non toccare questi argomenti visto che Ferrari già doveva condividere il palco con Alberta Ticciati, la sindaca PD di Campiglia Marittima, cittadina limitrofa. Ticciati è ormai l’unica amministratrice del PD nella val di Cornia, tra le poche risorse politiche spendibili dal territorio, e ha elaborato un intervento politicamente significativo.

Il Ruolo del PD

Alberta Ticciati è stata subito accolta da fischi. Gesto maleducato, ma che fa parte della dialettica democratica e non stupisce. La sindaca è poi riuscita a parlare e a proporre un discorso coraggioso, dove ha attaccato a volto scoperto gli esponenti del governo più coinvolti nella vicenda. Questa è una novità perché il PD sia locale che nazionale ha il vizio di appellarsi al senso di responsabilità e fatica ad attaccare il governo di cui fa parte. Ma proprio in questo momento sono arrivate le maggiori contestazioni. Perché?

Ritengo che i fischi siano causati da una specifica percezione dei manifestanti. Ai loro orecchi, la Sindaca ha pronunciato parole ipocrite perché ormai identificano il PD con l’esecutivo, indipendentemente dai partiti che lo compongono. C’è infatti chi ha detto a Ticciati che se è d’accordo con Ferrari, dovrebbe mollare la tessera del PD. Queste affermazioni non hanno senso, ma devono far riflettere.

La tradizione PCI-PDS-DS-PD ha governato la val di Cornia e la Regione Toscana per settant’anni. Il PD governa il paese dal 2011, con la sola breve interruzione del 2018. Sembra che non possa esistere un esecutivo senza PD. Di conseguenza, agli occhi di molti cittadini che si sentono esclusi dalle decisioni, il governo diventa il PD. Ciò è causato anche dallo sciagurato appello alla razionalità e responsabilità insito nella creazione stessa del partito.

Gli avversari hanno imparato presto ad approfittarsi di questo atteggiamento per mostrare un volto populista e impresentabile. Il PD governa per responsabilità istituzionale, si convince di aver ragione anche quando ha torto marcio e disprezza gli oppositori. Gli altri possono invece comportarsi sempre peggio visto che comunque ci sarà sempre il PD a prendere le decisioni scomode e incarnare il nemico.

Il meccanismo appare molto pericoloso. Senza elaborazione politica da parte dei partiti, ma con appelli all’emergenza e alla responsabilità, si rischia uno stallo continuo, che vedrà al governo Draghi o chi per lui nei decenni a venire. E quando questo assetto cadrà, sarà la destra peggiore a prenderne il posto. Forse, è arrivato il momento di ragionare tutti insieme, a partire da un rigassificatore.

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