Enti locali
Contro il voto di preferenza
Il voto è sempre voto di scambio. E se scegliamo candidati o partiti è perché da quei candidati e partiti ci aspettiamo che soddisfino le nostre esigenze pubbliche e private di cittadini. E se noi cittadini per bene nutriamo delle legittime aspettative, figuriamoci cosa possa aspettarsi la criminalità organizzata che, in quanto organizzata, ha la possibilità di esercitare un potere di voto e di veto che le maggioranze disorganizzate dei cittadini non sono in grado di esprimere.
Insomma: il più forte, il più organizzato, a volte anche il più delinquente, prevale sulla maggioranza disorganizzata che sceglie tanto sulla base di priorità personali quanto sulla base di priorità politiche. E al di là della rabbia e dello sconcerto che fatti come quelli della Mafia Capitale possono suscitare (vale comunque la presunzione di non colpevolezza), il vero dramma è che ciò che oggi è imputabile ai singoli non è invece imputabile, se non in minima parte, ai partiti. E al di là della perdita di consensi che fatti del genere possono determinare, non c’è una vera e propria responsabilità del partito che opportunisticamente se ne lava le mani.
Il punto politico, allora, è il seguente: se il voto è per definizione e sempre voto scambio come possiamo pretendere che minoranze organizzate, mafie capitali e interessi di varia specie, non esercitino i loro interessi mettendoli al di sopra di quelli della collettività? Non possiamo pretenderlo. Perché di fatto, delegando al singolo candidato questa forza contrattuale, è come se mettessimo la città in mano a chi è in grado di far eleggere il peggior venduto. Non sarà bello a dirsi, ma ci sarà sempre qualcuno disposto a barattare la propria integrità con la propria ambizione.
E allora, forse, la responsabilità dei candidati, delle liste, dei notabili che vanno messi alla guida di una città, dovrebbe spettare ai partiti. Dovrebbero essere i partiti ad assumersi la responsabilità delle proprie politiche e dei propri politici.
Non è per sfiducia negli uomini. E’ una constatazione di fatto, un assunto della scienza politica: le minoranze organizzate prevalgono sempre sulle maggioranze disorganizzate. E forse, per far sì che questo potere negoziale di piccoli gruppi di potere non prevalga sull’interesse generale, dovremmo prendere in considerazione la possibilità di rimettere in capo ai partiti la scelta delle liste. In fin dei conti, a pensarci bene, hanno fatto più danni le preferenze che il Porcellum. O no?
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