Enti locali

Agostino l’imprendibile: un cinghiale tiene sotto scacco Piacenza

21 Giugno 2017

Succede anche questo nel Belpaese delle troppe regole, dei troppi veti e delle troppe giustificazioni. Succede che Agostino tenga in scacco da sette giorni una intera città, Piacenza. Agostino, chi? Agostino, il cinghiale. Sì, sì, capito bene, un cinghialotto da 90 chili in carne e setole che la stampa locale ha ribatezzato così: Agostino, appunto.

Lui, giovedì scorso, ha scoperto il parco della Galleana, la più grande area verde di questa piccola città emiliana. E dopo un breve occhiata in giro, la ha eletta a suo nuovo reame. Alberi, ombra, sentierelli e panchine comode: Agostino se li gode e non se ne vuole più andare. Anche i piacentini vorrebbero magari godersi il parco, ma per il momento niente.

Agostino sta dentro. E loro, i piacentini, tutti fuori. Per motivi di sicurezza, l’area verde resta chiusa. Con il cinghiale, beato, a scorrazzare.

Dice: vabbè, fucilata, grigliata e ci spiace per Agostino, ma in Emilia del suino non si butta via niente, e insomma si unisce l’utile al dilettevole. Ma quando mai. Non sono d’accordo gli ambientalisti (e qui domenica si vota il secondo turno per eleggere il nuovo sindaco, e magari qualche elettore verde si risente). E non lo sarebbe sicuramente il cinghiale. La legge, del resto, gli dà pure ragione. A chi? Al cinghiale. Perché le norme parlano chiaro: sparare dentro al parco non si può, né ora e né mai. Punto.

Agostino e i suoi legali – il cinghiale si fa difendere da due principi del foro, ilGatto&laVolpe – chiaramente applaudono alla lungimiranza del legislatore.

E quindi? E quindi, per prima cosa si è provato a fare come gli antichi. Stile età della pietra, diciamo. Cacciatori e agenti della polizia provinciale hanno provato a mandare via il cinghiale dal parco verso la campagna armati di bastoni e accompagnati da cani. Un tentativo coraggioso. Ma Agostino non ha collaborato.

E’ un cinghiale di carattere. Se qualcuno lo provoca, lui mica scappa. Agostino carica. E così, niente. Cacciatori e agenti hanno dovuto ripiegare. Agostino 1 – Resto della città 0. E parco al centro.

Ma ovviamente non è finita qui. Perché un cinghiale (o due, perché c’è il sospetto che ci sia pure la sua compagna a tenergli compagnia tra le fresche frasche) è pur sempre solo un cinghiale. E centomila persone (tanti sono i piacentini) sono centomila persone, no? Pensa che ci ripensa, arriva allora la proposta di sparargli, sì, ma con una pallottola anestetica. Eureka! Pure qui ci sarebbe un problemino, però: riportarlo in Appennino sarebbe impossibile. Anche questo la legge lo vieta. Ma addormentato lo si potrebbe trasferire verso un qualche centro specializzato per il recupero di animali selvatici.

Quadra finalmente e faticosamente trovata, quindi? No, mannaggia. Perché il piano sarebbe stato perfetto. Sarebbe. Ma manca il personale specializzato per portare a termine questo delicato intervento in sicurezza. E qui le cose o si fanno bene o non si fanno. Per cui: Agostino 2 – Resto della città 0. E parco sempre al centro.

Qualcuno, nel mentre, ha perfino proposto di provare ad usare arco e frecce. Certo una soluzione più efficace di sassi e bastoni, giacché se l’uomo, a un certo punto, ha inventato le armi da lancio ci sarà pure stato un motivo: magari, appunto, quello di colpire l’animale da lontano e senza farsi caricare. Ma pure l’idea di fare come Guglielmo Tell è stata cassata.

Si proverà ora con una grande gabbia con dentro un esca. Il materiale è già arrivato appositamente da Modena.

Funzionerà? E’ presto per dirlo, ma si spera che sia la volta buona. Nel frattempo sono passati sette giorni. Con il cinghiale sempre padrone del parco. E i piacentini sempre tutti fuori. Giorni spesi a cercare una soluzione tra veti, regole e con la giustificazione, data dal sindaco (uscente) di Piacenza in persona, che la città si trova in una situazione «senza precedenti».

Senza precedenti.

Un cinghiale.

Massimo due.

Dice: ma in un paese così aggrovigliato; dove ci sono leggi e leggine sulla qualunque; dove basta qualcuno che non sia d’accordo e si ferma tutto; dove tutto questo diventa spesso un alibi per non fare e sperare che i problemi si risolvano da soli che così non ci sbagliamo sicuro; ecco in un paese così, ti immagini portare a termine una cosa un minimo complicata, tipo che so…? Come dice? Che non c’è niente da immaginare?

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.