Autorità indipendenti

De Rita, davvero dobbiamo spiegarle che suo figlio è in conflitto di interessi?

6 Dicembre 2014

La vicenda è di quelle che mettono un po’ di imbarazzo anche solo a pensarla, figurarsi a parlarne. Giuseppe De Rita, 82 anni, un monumento della cultura sociologica italiana, co-fondatore del Censis di cui è presidente da tempo immemore, e di cui è volto pubblico, faccia riconoscibile e sostanzialmente sovrapposta all’istituzione che guida, ieri ha presentato il rapporto annuale del Censis. A latere, incalzato da una cronista, ha dovuto spiegare se la nomina del figlio, Giorgio De Rita, a segretario generale del Censis rappresenti un conflitto di interessi. Udite udite, la risposta, stizzita, è stata che no, questo è gossip, sono polemiche inutili.

Perché il figlio Giorgio ha una signora carriera, è stato già a capo di un istituto di ricerca (Nomisma), e che insomma si tratta proprio di voler cercare il “capello” (ha detto proprio così), che sono tutte “cazzate” (sì sì, ha ridetto proprio così), e che meno male che suo figlio Giorgio c’è, che dove lo trovi uno con un curriculum così. Con l’aggiunta – veramente patetica – del dettaglio che a nominare Giorgio non è stato lui, non è un affare di famiglia, ma un cda che è espressione di grandi realtà aziendali come Telecom e Intesa Sanpaolo (citate solo loro due, senza menzione dello statuto pubblico che regge il Censis, e del fatto che la maggioranza dei clienti del Censis siano enti pubblici, cioè noi coi nostri soldi) e che quindi la nomina non l’hanno fatta in famiglia. Ha anche spiegato che suo figlio è il migliore, e ha aggiunto probabilmente l’hanno prossimo Giorgio prenderà il suo posto come presidente (ma la nomina non spettava al Cda, eventualmente?).

Della vicenda, più di tutto, sconcerta l’impudenza con cui De Rita gestisce la transizione intrafamigliare, come se fosse la cosa più normale del mondo. La tranquillità con cui prima decide (quantomeno contribuisce a formare la decisione del cda, via, questo pare ragionevole anche a credere che Montesquieu sia di casa al Censis), e poi rivendica la nomina del figlio. Perché é il più bravo. Fortunati noi, che al Censis ci siamo presi i più bravi. E fortunati i De Rita, che i più bravi nascono tutti in famiglia, con quel cognome. Peccato che, a frugare nell’archivio del Censis, si trova una recente intervista a Giuseppe Roma, segretario generale che ha fatto posto proprio a Giorgio De Rita, che appena a maggio denunciava il familismo amorale che ha distrutto l’Italia.  Parole che ti lasciano il dubbio, la pulce nell’orecchio. Colpa del Censis, di quello vecchio: nella nuova era queste incresciose parolacce non si sentiranno più. Speriamo, almeno: sarebbe troppo anche per noi somari italiani, abituati a pagare tasse per vedere nominare, uno dopo l’altro, i migliori figli di migliori.

 

 

 

 

 

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