Autorità indipendenti
Yvan Colonna: hanno ucciso l’Uomo Rambo
Il 22 marzo 2022 è morto un idealista, il John Rambo di Ajaccio(1), lo strenuo difensore dell’identità di un’intera regione disperata e vittima, nella storia, di continue ingiustizie. È morto ammazzato, da fervente indipendentista e sognatore, da uomo orgoglioso che rivendicava l’autonomia del luogo in cui è nato e cresciuto: il diritto di un popolo a salvare le proprie origini, la propria lingua, la cultura e i costumi. La Corsica, isola di fieri pirati fenici, ora terra occupata dai francesi. Nel mese di marzo, nelle città della Corsica ci sono state proteste e tumulti, sfociate in scontri con le forze dell’ordine. In un’isola di 300’000 abitanti, in strada c’erano oltre 20’000 corsi a protestare contro Parigi, contro coloro che non hanno tutelato la sicurezza di Yvan Colonna, ucciso in carcere da un altro detenuto, ma con un mandante ancora non identificato(2).
Secondo il procuratore di Ajaccio “sono stati danneggiati veicoli dei gendarmi” e sono state lanciate bombe molotov, ma non ci sono stati feriti, né arresti(3). La realtà è ben diversa: Il popolo corso è insorto, sono stati in centinaia a finire in ospedale coperti di sangue(4), è stato dato fuoco all’ufficio delle imposte con lanci di molotov e sassate. Gli arresti sono stati numerosi ed indiscriminati – bastava essere in strada nel momento sbagliato(5). Gli scontri sono iniziati nel paesino d’origine di Colonna, un pastore(6) di Cargese(7), piccola cittadina di origine genovese, nota, per ospitare una comunità greca esiliata in Corsica, arrivata qui secoli fa in fuga dai soldati turchi(8). Da pastore è diventato intellettuale e poi militante indipendentista, braccato dai gendarmi, l’uomo tra i più ricercati di Francia alla fine degli anni 90, quando viene accusato di aver fatto parte del commando(9 )che uccide il prefetto della Corsica meridionale Claude Érignac(10), simbolo dell’oppressore francese, la sera del 6 febbraio del 1998(11). Un omicidio che Colonna ha sempre negato e che, in Tribunale, non è mai stato dimostrato(12).
Ma in galera Colonna ci è finito perché è un’icona del nazionalismo corso, che dalla latitanza scriveva lettere profonde e commoventi al giornale U Ribombu(13) (nome che deriva da una poesia che parla del rumore dei colombi in volo, metafora della ribellione, diretto da Yves Stella, fondatore del Fronte di liberazione nazionale corso(14)) e che ha poi più volte argomentato una volta finito in prigione a Parigi15, nel carcere di massima sicurezza di Fleury-Mérogis(16), dove la sua gente non poteva più raggiungerlo(17)come faceva durante la latitanza(18), per quattro anni nascosto in un ovile, protetto dalla gente di Corsica, imprendibile per la Polizia. Nel 2011 viene condannato all’ergastolo, da scontare in un regime di sorveglianza speciale per detenuti ad alto rischio di evasione e di comportamenti violenti(19). Il giorno stesso del suo arresto, il presidente francese Nicolas Sarkozy ha annunciato con soddisfazione la cattura dell’assassino del prefetto, quando ancora non c’era nemmeno stato quel processo-farsa che poi lo avrebbe condannato(20). Per il nemico, l’aguzzino francese, Colonna è colpevole a prescindere, è un prigioniero politico(21).
Colonna ha in realtà abbandonato la militanza nel 1989, dopo la nascita di suo figlio(22), Ghjuvan Battista, nato dalla storia d’amore con la bellissima Pierrette Serreri. Il ragazzo deve il suo nome ad un’amicizia nata a Nizza con un altro studente corso(23), Jean-Baptiste Aquaviva(24), che nel 1987 è stato ucciso, morendo da martire, in un’operazione di guerriglia della FLNC, il Fronte di liberazione nazionale corso, finita male(25). Un’aggravante, secondo i tribunali francesi, che per questo hanno impedito a Colonna di essere visitato dalla famiglia e di essere trasferito nel carcere di Borgo, nella Corsica del Nord(26). Tutto ciò nonostante il parere positivo della polizia carceraria, che lo descrive come un detenuto “riservato, sempre corretto con il personale” che, se non si fosse chiamato Colonna, “sarebbe passato quasi inosservato”(27).
Le ombre inquietanti dietro l’omicidio Érignac
Ad Ajaccio si sussurra che quello di Érignac sia stato un delitto mafioso, poi camuffato da delitto di Stato – ed il processo non ha chiarito nessuno dei dubbi, visto che il prefetto Érignac era famoso perché non condivideva la linea della trattativa con il governo francese, promossa dagli allora leader del blocco Canale Storico(29) della Cuncolta naziunalista-FLNC(30), gli indipendentisti François Santoni(31) e Jean-Michel Rossi(32), ma era sostanzialmente favorevole alla concessione dell’indipendenza della Corsica. Perché mai ucciderlo?
Claude Érignac viene ucciso nel cuore di Ajaccio(33). Il prefetto sta andando a un concerto di musica classica al teatro Kallistè(34), insieme alla moglie. Due killer a volto scoperto gli si avvicinano, silenziosi come ombre, e lo freddano con tre colpi di pistola calibro 9 alla testa, lasciando però sul luogo del delitto una Beretta con il numero di matricola ben visibile. Una firma. La polizia scopre che la pistola è stata rubata a un gendarme, nel corso di un raid(35) contro la caserma di Pietrosella(36) effettuato da un misterioso commando nazionalista, il 5 settembre 1997, cui avrebbe partecipato Yvan Colonna(37).
Ma come fanno gli assassini a sapere che Érignac quella sera è al concerto con la moglie? Perché rischiare per la presenza di tanti testimoni, visto che il prefetto è uno sportivo, e tutte le mattine percorre da solo decine di chilometri in bicicletta(38)?. Ci sono diverse rivendicazioni(39), come quella di un fantomatico Gruppo Sampieru(40), che minaccia i rappresentanti dello Stato in Corsica, il cui fondatore è il militante nazionalista Marcel Lorenzoni(41), un contadino, (l’indebitamento degli agricoltori è stato uno dei temi nei quali Lorenzoni è un oppositore della politica proposta da Érignac), o quella di un gruppo chiamato “Anonymous”, di cui non si sa nulla(42).
L’indagine viene svolta congiuntamente dalla Polizia Giudiziaria (SRPJ) di Ajaccio(43) e dalla 6° Divisione della Direzione Centrale della Polizia Giudiziaria (che diventerà la Divisione Nazionale Antiterrorismo, DNAT)(44). Dopo un anno di indagini, la polizia imbocca la cosiddetta “pista agricola”, che porta a un gruppo di nazionalisti che gravitano nella zona di Cargese: Alain Ferrandi, Pierre Alessandri(45), Didier Maranelli, Marcel d’Istria, Martin Ottaviani(46), assieme alle mogli e compagne dei primi tre. I membri del commando vengono rintracciati attraverso le tracce lasciate dai loro telefoni cellulari(47). Il nome di Colonna venne fatto da Ferrandi, che poi ritratta, dicendo di essere stato costretto con le botte a confessare agli agenti della DNAT(48). L’indagine, definita “spazzatura” dagli avvocati difensori, non porterà mai a nessun risultato, nonostante oltre duemila arresti e 40 incriminazioni(49).
All’inizio nessuno parla di Colonna. Ci sono dei testimoni oculari che descrivono l’assassino con sembianze diverse. Esperti di balistica affermano che il tiratore è alto almeno 1,80, mentre Colonna è alto 1,70. Il verdetto è quindi una farsa(50). Comincia così la lunga latitanza di Yvan, che ha 40 anni(51), mentre i suoi due presunti complici, Pierre Alessandri e Alain Ferrandi, vengono arrestati e condannati all’ergastolo nel 2003(52). Ma la farsa continua, lo scopo è di annientare i gruppi indipendentisti: il 28 novembre 1998 viene arrestato Jean Castela, il 30 maggio 1999 Vincent Andriuzzi – sono due nomi fatti da Alain Ferrandi(53). I due sono presentati come gli “intellettuali del gruppo”, dato che sono entrambi insegnanti(54). Ma il 23 febbraio 2006 la corte d’assise parigina assolve in appello Castela e Andriuzzi, precedentemente condannati a 30 anni di carcere, dato che è stato appurato che l’équipe della DNAT(55) diretta da Roger Marion(56) ha falsificato i verbali ed è caduta in numerose contraddizioni durante le audizioni davanti alla Corte(57).
Vita e morte di un romantico ribelle
Yvan è nato ad Ajaccio il 7 aprile 1960 da una famiglia molto conosciuta(58), dato che è figlio dell’ex deputato socialista Jean-Hugues Colonna(59) (nato a Cargese e eletto nel dipartimento delle Alpi Marittime). La madre, Cécile Riou(60), è una bretone che viene dalla provincia del Finistère. Nel 1975 la famiglia si trasferisce a Nizza: il padre, insegnante di educazione fisica, viene trasferito. Yvan consegue il diploma di maturità e, dopo poco (1981), abbandona gli studi universitari e torna in Corsica, nel paese natio(61) e si mette ad allevare capre. Si avvicina all’indipendentismo e viene sospettato – senza che sia stato mai dimostrato alcunché – di aver partecipato ad alcuni attentati(62).
Nei primi anni Ottanta Yvan entra nella Cuncolta naziunalista(63), il braccio militare del Fronte di liberazione nazionale corso(64) e, nel 1984, si dice abbia avuto un ruolo attivo in una delle più spettacolari azioni della storia del nazionalismo corso: in tre (Pierre Albertini, Noel Pantalacci e Pantaleon Alessandri) penetrano travestiti da gendarmi nel carcere di Ajaccio e, dopo avere sequestrato la guarnigione, interrogano e “giustiziano” in cella un boss della malavita di Propriano, Jean-Marc Leccia, insieme all’ex sequestratore sardo Tore Contini(65). Nessuna prova a sostegno del coinvolgimento di Colonna.
L’esecuzione è legata ad un fatto di sangue, l’assassinio dell’indipendentista Guy Orsoni: si dice che l’ex segretario generale dell’Alta Corsica, Pierre Massimi(66), poi assassinato, fosse un agente dello SDECE (i servizi segreti francesi) ed abbia orchestrato il sequestro-omicidio di Orsoni(67). Leccia e Contini sarebbero stati gli esecutori del crimine(68). La FNLC rivendica il loro assassinio e dichiara che Joseph Franceschi(69), sottosegretario alla Pubblica Sicurezza, ha consegnato oltre 100 milioni per pagare gli uomini che hanno ucciso Orsoni(70). Quando, nel 1990, si consuma la FNLC si separa in tre gruppi(71), Colonna si allontana dal movimento indipendentista, pur conservando la sua posizione di nazionalista radicale(72), perché comincia a temere che alcune operazioni militari siano opera di spie infiltrate dal governo francese.
Claude Érignac è un funzionario integerrimo e coraggioso. È stato l’ispiratore di alcune inchieste su pericolose collusioni politico-malavitose, ed ha scoperto l’esistenza di un uso spregiudicato dei fondi della Caisse régionale du Credit Agricole – ad esempio dieci milioni di franchi finiti nelle tasche di un alto dirigente corso e una serie di incomprensibili finanziamenti per una società(73), la Fiat Geotech(74), che investe poi i soldi in Italia. Ma Érignac ha anche intuito affari sporchi nella dismissione delle vecchie caserme della Gendarmerie, soprattutto quelle sulle coste, che sono luoghi attraenti per il turismo. La sua inchiesta tocca Pierre(75), il figlio dell’ex ministro neogollista Charles Pasqua. Pierre Pasqua è legato a un uomo d’affari corso, Étienne Leandri, e a Jean-Charles Marchiani, una spia ed un corruttore, amico della famiglia ed il tuttofare dei partiti di estrema destra francesi(76).
Érignac è un uomo scomodo che scava in alcuni centri del potere occulto in Corsica e in Francia. Per questo l’«affaire Érignac» è ancora una ferita aperta(77). Lo scorso gennaio, i parlamentari nazionalisti corsi di tutti i partiti, tra cui il deputato Bruno Questel(78), dopo che un’ulteriore inchiesta aveva dimostrato l’estraneità di Colonna all’omicidio del prefetto, hanno chiesto un regime carcerario più flessibile per Colonna – invano(79). Ma la favola della colpevolezza non reggeva più, e per questo si temeva che Colonna sarebbe stato eliminato prima di poter dimostrare la propria innocenza in un nuovo processo.
Così è stato. Secondo le autorità, Colonna sarebbe stato aggredito il 2 marzo da un detenuto camerunense(80), Franck Elong Abé(81), per aver offeso la sua fede islamica – vera o falsa che sia questa versione, la polizia carceraria di Arles è rimasta a guardare, senza intervenire: Abé ha strangolato e picchiato Colonna per otto minuti(82), prima che riuscisse ad ucciderlo, mentre entrambi erano guardati a vista(83). La Corsica insorge. Dopo l’aggressione e le prime proteste, il primo ministro francese Jean Castex(84) revoca lo status di carcere duro per Alain Ferrandi e Pierre Alessandri(85). In uno spirito pacificatorio (dice Castex), i due compagni di Colonna l’11 aprile sono stati trasferiti in Corsica(86).
La rabbia disperata di un’intera isola
Per gli indipendentisti questa decisione è un oltraggio(88), visto che, secondo la legge, entrambi avrebbero dovuto godere del regime di semilibertà fin dal 2017(89). Spunta fuori un verbale di inchiesta che spiega come gli agenti abbiano osservato l’assassinio senza reagire: esistono due telecamere di sorveglianza nella palestra, luogo dell’aggressione, ma gli agenti responsabili dicono di non aver visto nulla: in concomitanza con l’attacco mortale ci sarebbe stata un’operazione di manutenzione che avrebbe richiesto la disconnessione di tutti gli schermi per alcuni minuti(90). Tutte coincidenze molto strane.
Nel carcere di Arles sconta la sua pena Smaïn Ait Ali Belkacem(91), un membro del Gruppo islamico armato algerino (GIA), condannato all’ergastolo(92) per l’attacco alla stazione RER del Musée d’Orsay a Parigi nel 1995(93). Abé fa parte dei suoi adepti in seno al carcere(94). Arrestato nel 2012 in Afghanistan dalle autorità americane, Abè viene consegnato alla Francia nel 2014, dove sconta una condanna a nove anni per terrorismo, oltre a quattro anni per tentata fuga e aggressione di un internato psichiatrico. Il suo rilascio era previsto per il 2023 dopo una carriera carceraria piena di incidenti(95). È la goccia che fa traboccare il vaso: nell’isola si chiede nuovamente, con disperato furore, l’indipendenza dalla Francia, il riconoscimento dell’identità corsa, la liberazione dei prigionieri politici e l’ufficializzazione del bilinguismo(96).
La storia della Corsica dà ragione agli indipendentisti. Isola base per pirati fenici, nell’antichità la Corsica è stata conquistata dai Romani, dai Vandali, poi dai Bizantini, dai Longobardi e intorno all’anno mille dai Pisani(97), finché, dopo la battaglia della Meloria, diviene parte integrante dello Stato di Genova(98), che nel 1824 pone fine all’avventura di Pisa repubblica marinara(99). Già dal XVI secolo l’indipendentismo corso aveva i suoi eroi ed i suoi martiri, come Sampiero di Bastelica(100). Nel 1755 i corsi, guidati dall’illuminista, Pasquale Paoli, riescono a liberarsi(101) e nella nuova Costituzione dell’isola c’è anche la firma di Jean-Jacques Rousseau(102). Genova vende alla Francia il diritto di occupare militarmente l’isola, ed il sogno svanisce(103).
La ribellione scoppia negli anni ’60(104), dopo la fine della guerra d’Algeria(105). Il 21 agosto 1975, il medico Edmond Simeoni, padre dell’attuale presidente del Dipartimento(106), insieme ad una trentina di uomini occupa ad Aléria un’azienda agricola e ne sequestra il personale. Dopo due giorni la Gendarmeria francese, con 1200 uomini armati e veicoli blindati, libera la fattoria. L’anno dopo, il 5 maggio 1976, nasce il “Fronte Liberazione Nazionale Corso”(107). Nella notte tra il 4 ed il 5 maggio esplodono 22 bombe artigianali in Corsica, in Costa Azzurra, Nizza e Marsiglia. Il 13 gennaio 1978 i corsi attaccano con armi e bombe molotov la base NATO di Solenzara (Corsica meridionale)(108). Il FLNC compie numerosi assalti, attentati dinamitardi e rapine a mano armata contro banche, edifici pubblici civili e militari, strutture turistiche e tutto quanto è legato alla Francia, ed impone una “tassa rivoluzionaria”, che è analoga al pizzo imposto dalla mafia siciliana(109) e che serve a finanziare la guerra di indipendenza.
L’assassinio di Claude Érignac è paragonabile al rapimento di Aldo Moro in Italia ed a quello di Hanns-Martin Schleyer in Germania: in un periodo di forti tensioni sociali, organizzazioni terroristiche, pesantemente infiltrate dai servizi segreti, uccidono una personalità importante della politica (uno che, per giunta, sta dalla parte di chi insorge) ed usano la rabbia popolare per sradicare con violenza la protesta. Ma se in Italia le Brigate Rosse ed in Germania le RAF vengono sconfitte sia politicamente che militarmente, l’indipendentismo corso sopravvive, e l’arresto e poi l’uccisione di Yvan Colonna diventa una sconfitta politica del governo d’occupazione francese.
Nel 2000, il trattato di pace di Matignon(110), voluto dal premier francese Lionel Jospin(111), ha trasformato le richieste di indipendenza in istanze per ottenere uno Statuto speciale per l’autonomia amministrativa dell’isola. Lo stesso “Fronte Nazionale Corso” si è trasformato in un partito politico tradizionale che si batte per un referendum democratico. Anche se lo zoccolo duro dei nazionalisti corsi ha accettato di deporre le armi solo il 19 dicembre 2014(112), il movimento si è diviso, a volte con violenza, tra chi vuole la politica e chi, invece, ha scelto strade di stampo mafioso, in un turbine di faide in cui è riconoscibile la mano dei servizi segreti francesi(113). A pochi chilometri di mare, anche la Catalogna sta conoscendo lo stesso problema(114).
La Corsica è una delle regioni francesi più povere e più svantaggiate, malgrado il notevole sostegno derivato dallo sviluppo del turismo. Il prodotto interno lordo è il più basso tra le regioni francesi (lo 0,35% del totale della Francia)(116). Dal 2017 è guidata dalla coalizione nazionalista del Presidente del consiglio esecutivo Gilles Simeoni(117), uno dei quattro avvocati di Yvan Colonna(118), che ha dichiarato che si è giunti al culmine di una lotta secolare, vista la grande partecipazione giovanile alle manifestazioni di protesta(119). Ora Parigi, chiunque sarà presidente, dovrà scendere ad Ajaccio e negoziare(120). Per la prima volta nella storia il Primo Ministro Jean Castex, ha dichiarato ufficialmente di essere aperto a un dialogo per la concessione di una vera autonomia(121). Il fatto che i giovani abbiano assunto la guida della protesta pesa ancora di più allo stato francese. Il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin(122), ha promesso di un nuovo dialogo(123).
Purtroppo, quando si è trattato di passare dalle promesse ai fatti, le cose sono andate diversamente da quanto i corsi sperassero. Nei programmi elettorali di Macron e Le Pen non c’è nulla che lasci supporre un avanzamento dell’autonomia – anzi, la destra è sostanzialmente contraria a tutte le istanze del popolo dell’isola. La percentuale di cittadini corsi che ha votato è bassissima, due elettori su cinque sono rimasti a casa, i nazionalisti si sono astenuti(124). Il documento che riassume le scoperte della polizia relative all’assassinio di Yvan Colonna, di cui era stata promessa la pubblicizzazione, è invece stato segregato – pare che i contenuti potrebbero portare ad una nuova esplosione delle violenze in tutta la Corsica(125). A partire dal 7 aprile, una volta alla settimana i cittadini di Bastia ed Ajaccio sfilano a migliaia portando l’immagine di Colonna ed uno striscione che reca scritto “Statu francesu assassinu”(126). Se non accadrà qualcosa in tempi brevi la rabbia tracimerà nuovamente – l’occasione che l’esercito francese attende per risolvere a suo modo la crisi: a fucilate.
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