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Il risparmio seppellito sotto il “papello” di Ligresti e Mediobanca

15 Novembre 2014

Come l’ombra di Banquo gli strascichi del controverso salvataggio di Fondiaria Sai continuano a inseguire anche i vincitori della battaglia finanziaria che due anni fa portò la compagnia assicurativa dei Ligresti nelle mani di Unipol, permettendo alle banche fin lì alleate e foraggiatrici della famiglia di salvare i loro crediti a spese dei risparmiatori. È di ieri la notizia che la Procura di Milano ha chiuso formalmente l’indagine sul “papello”: l’accordo segreto siglato il 17 maggio 2012 da Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, e Salvatore Ligresti, per garantire a quest’ultimo e ai figli una buona uscita di 45 milioni più prebende varie. Al mercato, però, veniva raccontata una storia diversa (nessuna buonuscita) così da aggirare l’obbligo di Opa a favore di tutti gli azionisti di Fondiaria.

I due presunti contraenti, secondo le tesi del pm Luigi Orsi, «consapevolmente ostacolavano la funzione di vigilanza della Consob con riferimento all’esistenza e alle circostanze della trattativa – tra la banca e la famiglia Ligresti – finalizzata a regolamentare l’uscita dei Ligresti dal gruppo Premafin/Fondiaria-Sai». L’accusa è di ostacolo all’autorità di vigilanza.

A decidere se quel papello fu solo una presa d’atto dei desiderata dei Ligresti senza alcun impegno effettivo, come sostiene Nagel dopo averne negato l’esistenza, sarà più avanti il giudice competente. Sembra strano tuttavia che un documento non vincolante, senza nemmeno il valore di un patto d’onore fra le parti, venisse custodito nella cassaforte del segretario del patto di sindacato di Mediobanca. Per le stesse ragioni, seguendo la tesi difensiva di Nagel, non si capisce perché i Ligresti,  avrebbero dovuto accettare l’integrazione di Fondiaria con Unipol, rinunciando a qualunque buon uscita. Vale la pena di ricordare che a inizio gennaio, era stata raggiunta e resa nota un’intesa preliminare fra Unipol e i Ligresti, mediata da Mediobanca, che prevedeva un premio di consolazione di circa 80 milioni a favore dei Ligresti stessi. Ipotesi accantonata dopo che il presidente della Consob  Giuseppe Vegas aveva anticipato, al di fuori di qualunque procedura ufficiale, che non avrebbe concesso l’esenzione dall’Opa prevista per le società in crisi in caso di buona uscita per la famiglia. Da qui l’esigenza dei Ligresti di essere tutelati dal papello, tanto più  che il 15 maggio, nel corso di una riunione ovviamente riservata del collegio Consob, era emerso un orientamento contrario a garantire diritto di recesso e manleva ai Ligresti (previsti nel secondo accordo ufficiale del 29 gennaio 2012).

Il saldo netto di queste vicende è che Unipol, il gruppo controllato dalle Coop, è stata esentata dall’Opa ma ha riconosciuto comunque un premio per prendere il controllo di Premafin/Fondiaria.  A beneficiarne sono state solo le banche, e in particolare Unicredit su Premafin e Mediobanca su Fondiaria. Al di là di cosa ne sarà di questa inchiesta lungo i vari gradi di giudizio, come pure di quelle in corso a Torino, quel papello d’onore non onorato resterà il simbolo della perdita di credibilità della tutela del risparmio in Italia per qualche tempo a venire. Ha ragione l’Economist, la reputazione del capitalismo è stata danneggiata dai banchieri. E talvolta anche dalle autorità di vigilanza.

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