Autorità indipendenti

La Consob resta senza direttore generale, salta l’asse Vegas-Caputi

8 Gennaio 2015

Mentre ancora si attende che il governo Renzi nomini i due commissari mancanti o proceda al riassetto della Consob, sul tavolo del presidente Giuseppe Vegas è arrivato l’addio del direttore generale Gaetano Caputi, 50 anni. Le dimissioni del dirigente dell’autorità di vigilanza della Borsa diventeranno efficaci da lunedì 12 gennaio. Caputi era in carica da aprile 2011, inizialmente come segretario generale della Consob, e poi, da settembre, come direttore generale.

Non si conoscono le ragioni ufficiali dell’addio. Da tempo dentro la Consob circolavano con insistenza voci di dissidi fra Vegas e Caputi sulla gestione del bilancio, e in particolare su questioni inerenti la gestione della spesa in tecnologia informatica. Secondo altre letture, Caputi, che ha alle spalle una carriera prima di magistrato e poi di grand commis, avrebbe trovato altri sbocchi professionali.

La decisione di Caputi potrebbe anche essere letta sullo sfondo delle indagini della Procura di Roma che vedono Vegas indagato per abuso d’ufficio in relazione ad alcune nomine in Consob. Fra queste quella di Caputi, che venne paracadutato alla Consob dal ministero dell’Economia, dove era capo dell’ufficio legislativo e dove aveva conosciuto bene Vegas, nel periodo in cui quest’ultimo fu viceministro nel quarto governo Berlusconi. Il regolamento di funzionamento della Consob stabilisce che «il segretario generale è nominato su proposta del Presidente, a scelta fra persone di specifica e comprovata esperienza e di indiscussa moralità e indipendenza avuto riguardo ai titoli professionali, culturali e scientifici e alle esperienze maturate la motivazione che dentro l’istituzione non esistevano candidati con i medesimi titoli e pari competenza». Caputi però sbaragliò qualunque concorrenza interna. A dispetto del fatto che non aveva mai gestito organizzazioni complesse in ruoli apicali né tanto meno aveva esperienza in materia di mercati finanziari. Pochi mesi dopo, quando cioè fu promosso direttore generale, per il posto di segretario della Commissione fu invece scelto un interno, Claudio Salini, oggi in pensione.

La scelta di Caputi potrebbe  accelerare i tempi di nomina dei due commissari mancanti, o spingere addirittura il governo Renzi a varare un riassetto dell’autorità di vigilanza della Borsa paragonabile a quanto fatto dal governo Monti per l’Isvap (ora Ivass), l’istituto di vigilanza delle assicurazioni, finito sotto l’ala della Banca d’Italia dopo lo scandalo Fondiaria-Sai. Le modifiche introdotte dall’attuale governo, con il Decreto semplificazione del 24 giugno 2014, n.90, prevedono «l’incarico di Direttore generale è conferito con deliberazione del Collegio adottata con non meno di quattro voti favorevoli».

Tuttavia, lo stesso Vegas potrebbe giocare d’anticipo proponendo subito la nomina dell’attuale segretario generale Guido Stazi, del vicedirettore generale Giuseppe D’Agostino (sul quale però pendono contestazioni circa una precedente doppio avanzamento di carriera), o addirittura il capo della divisione emittenti Angelo Apponi. Quest’ultimo, insieme con lo stesso Vegas, è finito al centro delle polemiche per il ruolo improprio svolto nella vicenda Fondiaria. Lo stesso decreto che riporta a cinque il numero dei commissari Consob stabilisce infatti che il quorum qualificato su regolamenti e nomine apicali si applica «dalla data di nomina dell’ultimo dei cinque componenti della Consob».

 

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