Ambiente
Trasparenza e partecipazione: una proposta per monitorare la ricostruzione
Sia chiaro da subito: nessuno toglie niente a volontari, VVFF, operatori, cittadini e a tutti coloro che si stanno mobilitando in queste ore per il recente terremoto. Sono sterili e in alcuni casi terribili alcune polemiche che si stanno sviluppando in rete e non solo e questo post non ha alcuna intenzione di contribuire ad alimentarle, anzi l’esatto contrario.
Detto questo, uscendo per un attimo dall’emozione di quanto successo, credo che una domanda legittimamente si ponga: per quale motivo oggi un cittadino dovrebbe, attraverso la donazione a cui da più parti è chiamato, rinnovare nuovamente la fiducia a coloro che, con tutta evidenza, si stanno dimostrando incapaci non, si badi bene, di impedire/prevenire le manifestazioni naturali, ci mancherebbe, quanto, proprio perché consapevoli della natura sismica del territorio italiano, di ridurre i rischi e gli impatti negativi per la popolazione e il nostro patrimonio architettonico? Non è infatti necessario essere un esperto per capire che una scuola costruita nel 2012 e, apparentemente, in regola con una normativa antisismica tra le più rigide al mondo, non può e non deve sbriciolarsi come successo ad Amatrice. Non è infatti necessario essere cittadini particolarmente informati per sapere di quanta parte delle risorse per l’emergenza e la ricostruzione de L’Aquila sono stati distratti dai loro scopi. Perché, dunque, se come cittadino riconosco ogni anno non poche risorse allo Stato (e in quelle risorse c’è anche il mandato alla mia tutela e protezione) e constato il cattivissimo utilizzo di queste risorse, perché dovrei convincermi che “questa volta è diverso”? Sarà considerazione in queste ore impopolare, ma ritengo che Stato e società civile assolvano le proprie funzioni e rivelino le proprie caratteristiche non nell’emergenza e nello straordinario, quanto piuttosto in come agiscono nel giorno per giorno, lontano dai riflettori, nella loro capacità di pianificazione e prevenzione. Ora, non mi sembra che l’Italia (nelle sue varie articolazioni, pubbliche e private) possa vantare grandi performance in questo senso.
Mi si dirà: la solidarietà è un gesto personale, ognuno fa come meglio ritiene. Certo, rispondo io. Ma allo stesso tempo mi si conceda che ogni euro privatamente donato che dovesse per caso finire (come successo per l’Aquila) ad alimentare scopi, organizzazioni, individui diversi da quelli intesi (e per giunta di natura illegale), questo euro andrebbe per questo motivo a impattare negativamente non tanto sul singolo donatore, ma sull’intera collettività. In sintesi: il tema della responsabilità individuale è un po’ scivoloso.
Sulla base di queste considerazioni, la presente umile proposta, non tanto per i politici, quanto soprattutto per i media, magari insieme a organizzazioni della società civile serie e particolarmente attente a queste tematiche: invece di “rispondere personalmente” dell’utilizzo dei soldi raccolti dalle donazioni (come sta facendo in queste ore ad esempio Enrico Mentana), perché non prevedere nei prossimi mesi e anni, all’interno dell’informazione italiana, uno spazio informativo periodico dedicato al monitoraggio della ricostruzione nelle aree del sisma?
Insomma, meno immagini e video dal clickbait e più dati, numeri, notizie. Anche e soprattutto quando l’emergenza finirà e gli italiani, popolo dalla celebre mancanza di memoria storica, ritorneranno, ahimè, ai vizi consueti. Magari, in questo modo, la prossima volta si avrà qualche strumento in più da utilizzare contro i polemisti da tastiera.
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