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Orgoglio di Presidente…

15 Luglio 2020

Il fiero e coraggioso intervento del Presidente Conte in merito alla vicenda ASPI/Benetton (ecco il link: https://www.facebook.com/383458618802776/posts/988019188346713/ ) ha suscitato all’interno di molti  ambienti di sinistra un coro di approvazione e meraviglia.

Si tratta di una occasione quasi unica per poter meditare, a sinistra, sulla nostra storia recente e meno recente.

In una chat, a cui sono iscritto, un partecipante ha affermato che l’intervento di Conte è uno dei più belli che abbia sentito da parte di un presidente del Consiglio in Italia. A questa sua osservazione, che condivido pienamente, ho personalmente così replicato:

“Sì, lo metto sullo stesso piano del Craxi di Sigonella: due momenti alti e ricchi di orgoglio per la politica italiana. Si vede che Conte non è cresciuto nel PD”

Ovviamente, siccome nella chat ci sono moltissimi che provengono dal PD, mi sono visto rispondere, da parte di un compagno che ha tutta la mia stima, che nel PD non c’era solo Renzi, ma tantissimi altri cresciuti, formati ed educati nel PCI di Berlinguer al quale, per alcuni aspetti, sarebbe più appropriato accostare il Presidente Conte. Questa risposta rappresenta molto bene il modo in cui tanti ex militanti del PCI vivono la propria identità. Ho ritenuto di dover replicare parlando molto chiaramente, e la mia risposta forse potrebbe servire a quanti ancora credono che il problema del PD sia stato un marziano di nome Renzi arrivato da chissà dove.

Eccovi il testo integrale della risposta, presa da WhatApp così come l’ho scritta. Ovviamente risente dei limiti e della grossolanità di un messaggio in una chat, ma credo che renda bene il mio pensiero e quello di tanti che non hanno mai votato PD pur non essendo degli estremisti e bastian contrari per partito preso:

Vedi ******, non lo dico per fare polemica, ma perché forse sarebbe il caso che fra compagni certe cose ce le dicessimo una volta per tutte. Non basta essere bravi ed onesti politici ed avere anche delle belle idee, giuste, lungimiranti. Da questo punto di vista non nego che nel PD ce ne fossero tanti, e ce ne sono tuttora (ad esempio Tocci, Barca, Cuperlo e moltissimi altri). Da questo punto di vista Berlinguer fu un esempio di onestà, carisma, lungimiranza (certi temi di cui si parla oggi lui li aveva già toccati negli anni ’70 e ’80).

Quello che conta però è anche avere il coraggio di essere coerenti con le proprie affermazioni, anche a costo di giocarsi il tutto per tutto. Craxi lo fece a Sigonella e anche altre volte (ciò non sminuisce ovviamente le sue colpe per come lasciò degenerare il partito). I socialisti che nel 62 nazionalizzarono l’energia elettrica lo fecero. Nenni riuscì a tenere in qualche modo il punto anche quando l’innominabile presidente golpista gli fece sentire il famoso “tintinnar di sciabole”, anche se la compagine dei ministri lombardiani fu ridimensionata. Venendo invece al PCI di Berlinguer, e volendolo confrontare proprio al PSI di Craxi, io prenderei ad esempio il caso Moro: se il PCI invece di giocare a fare il “bambino buono ed affidabile” avesse avuto il coraggio di prendere la posizione del PSI (che era anche quella del MLS, in cui militavo all’epoca) forse, dico forse, Moro si sarebbe salvato, e magari la storia d’Italia sarebbe stata diversa, anche se poi la situazione internazionale era tale per cui sarebbe stato comunque difficile (ricordiamo tutti quegli anni). Ma il PCI non ci provò nemmeno!

Quindi quello che voglio dire è che se la gente ha smesso di credere nel PCI e soprattutto nei suoi derivati è proprio perché alle chiacchiere non hanno mai fatto seguire i fatti, e, soprattutto da quando è diventato DS/PD, ha lasciato vilmente prevalere i poteri forti (e non è solo Renzi, bada bene). In politica occorre avere anche il coraggio di affondare il colpo al momento opportuno, altrimenti lo farà il tuo avversario. Vogliamo ricordare, ad esempio, la “bicamerale” o “il conflitto di interessi”? Persino sul referendum per il Divorzio il PCI fu timido, tentando fino all’ultimo di fare una legge con la DC per scongiurare il referendum del 74, invece di difendere subito e senza esitazione la legge voluta da Loris Fortuna (socialista) e Antonio Baslini (liberale), come invece fece un altro grande comunista, decisamente più coraggioso, Fausto Gullo, che si impegnò con coerenza in quella battaglia, anche se era ormai anziano e gli restava poco da vivere.
Per una volta cerchiamo di guardarci dentro, il che non significa rinnegare il proprio passato, ma capire gli errori per non ripeterli.

Quindi: massimo rispetto per Berlinguer e tutti gli altri compagni di cui, fra l’altro, ho orgogliosamente condiviso una parte di storia. Ad esempio per me Pietro Ingrao resta una delle figure più importanti nella mia formazione “etica”. Però adesso, a 58 anni suonati, mi guardo indietro, guardo la storia di questo paese, e rimpiango che a guidare il PCI non ci sia stata una classe dirigente più coraggiosa e concludente

 

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