Appalti
Maurizio Belpietro e chi si getta dalla finestra
Per me si chiama Giovanna B, anche se tutti i giornali, oramai, ne hanno spiattellato il nome in lungo e in largo. È indagata (non accusata) per delle percezioni di danaro di circa 680’000 € in cambio di una serie di piccoli appalti del Ministero dell’Istruzione (MIUR) da 40’000 € l’uno. Non l’ha saputo dai magistrati, ma dai giornali, che l’hanno immediatamente ricoperta di insulti. Maurizio Belpietro ci ha aperto “la Verità”, pubblicando una grande foto di lei sorridente e descrivendola come “renziana moglie di un giudice”.
Giovanna si è quindi recata dall’avvocato per farsi spiegare quale fosse la situazione e, una volta capito, ha scavalcato il davanzale della finestra e si è gettata di sotto. Sta morendo. Lascia una bambina di tre anni.
Normalmente mi verrebbe da tacere, perché non si specula sulle tragedie, specie una terribile come questa. Ma sono stato giornalista per decenni, e quindi mi ritengo personalmente corresponsabile di quanto accade, oramai regolarmente, in questo schifo di Paese. Quando cominciammo era quasi impossibile scrivere che una personalità fosse oggetto di un’inchiesta penale. Ti levavano la pelle da sveglio, in tribunale. Perché la verità è che chiunque, persino io, è innocente fino a prova contraria, e quindi ho diritto alla protezione della mia privacy.
Mi spiego: se Belpietro avesse scritto che un dirigente del MIUR è oggetto di un’analisi da parte della Guardia di Finanza a causa del sospetto di corruzione, tutto sarebbe stato perfetto. Pubblicare il titolo “Corruzione al MIUR”, con foto gigante, nome e cognome, vuol dire suggerire che la signora è stata riconosciuta colpevole e condannata. Belpietro non si ferma. Tra le colpe di questa giovane donna, c’è quello di essere “renziana e moglie di un giudice”.
Nel 1994, quando tutti ci gettammo a corpo morto sulle carte del Processo Enimont e delle inchieste Mani Pulite, ciò che ottenemmo fu che Silvio Berlusconi vincesse le elezioni. Ed è esattamente lo stesso ragionamento fatto da giornalisti come Belpietro: metti una foto ed un titolo come questo, e poi puoi far passare qualunque decisione di Brunetta contro la “corporazione” dei dirigenti della Pubblica Amministrazione e, perché no, degli insegnanti. La sete di semplificazione non conosce limiti, dighe, vergogne.
Così come accadde per Enzo Tortora, la vita della signora Giovanna B è rovinata per sempre. Ed a nessuno è venuto in mente che sia strano che lei abbia incassato 680’000 € per degli appalti da 40’000 €. Se esiste qualcuno che paga tangenti commisurate a quelle, datemi nome e numero di telefono, perché sono pronto ad aiutare. Ma non sono stupido: evidentemente, di quegli appaltucoli la signora, qualora fosse veramente colpevole, ne dovrebbe aver dati alcune centinaia, e sempre alla stessa persona (o azienda) – altrimenti, se il cliente non guadagna almeno dieci volte il valore della tangente, allora la cosa non ha senso. Il totale è allora di 175 tangenti. Non so quante decisioni prendesse la signora al MIUR, ma se ciò che scrive Belpietro fosse vero, questo vorrebbe dire che non abbia fatto altro. Tutta la sua vita si trasforma in una lunga catena di montaggio di illeciti. E non è riuscita a sopportare l’umiliazione.
Ho chiamato al telefono il magistrato che, naturalmente, è fuori di sé dalla rabbia e dalla pena. Mi conferma che sia uscito il nome della signora in un paio di casi all’interno di un mare di decisioni del MIUR di assegnare contratti di manutenzione senza gara d’appalto, specie in zone colpite dall’emergenza metereologica. Non esiste un’accusa, non c’è stato nemmeno il tempo di parlare con la signora. Ma resterà una bambina di tre anni la cui mamma si è gettata dalla disperazione. Questo è osceno, disgustoso, inaccettabile, e mi rende pazzo di rabbia.
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