Appalti
Da Milano a Palermo piovono indagini per corruzione in tutta Italia
Oggi piove corruzione ovunque. Non che sia una novità, ma la singolare concentrazione di notizie fresche di inchieste per corruzione, che si vanno ad aggiungere a quanto già emerso nelle settimane e nei mesi scorsi, restituisce la fotografia di un paese marcio e che continua a marcire sotto il peso della corruzione. Dalla Lombardia, al Piemonte, alla Valle D’Aosta, fino alla Calabria e alla Sicilia, politici, imprenditori e uomini d’affari sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere, corruzione, falso in atti pubblici e truffa aggravata ai danni dello Stato.
«Come spesso avviene in Lombardia, politici locali e imprenditori si appoggiano, e a volte sono collusi, con cosche della ‘ndrangheta, sul territorio. Il tema è stato affrontato dalla Direzione distrettuale antimafia tante volte. E anche in questo caso emerge una sinergia tra cosche e imprenditori». Così ha affermato il procuratore di Milano, Francesco Greco, durante la conferenza stampa che ha svelato i dettagli di un’inchiesta su due gruppi criminali attivi tra Milano e Varese.
I carabinieri di Monza e la Guardia di finanza di Varese oggi, infatti, hanno eseguito in Lombardia e in Piemonte ben quarantatré ordinanze di custodia cautelare, di cui dodici in carcere. L’inchiesta, coordinata dalla Dda milanese, riguarda due gruppi criminali di cui fanno parte politici, amministratori pubblici e imprenditori. Le accuse sono diverse: associazione per delinquere aggravata dall’aver favorito un’associazione di tipo mafioso, finalizzata a corruzione, finanziamento illecito ai partiti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, false fatturazioni per operazioni inesistenti, auto riciclaggio e abuso d’ufficio. La lista purtroppo è lunga e gli indagati sono novantacinque.
Tra le quarantatré misure cautelari disposte dal giudice Raffaella Mascarino su richiesta della Procura di Milano, ci sono anche il consigliere comunale di Milano e vice coordinatore regionale di Forza Italia Pietro Tatarella, candidato alle Europee, e il sottosegretario dell’area expo della Regione Lombardia Fabio Altitonante. Tatarella sarebbe stato proprio a “libro paga” dell’imprenditore Daniele D’Alfonso della Ecol-Service srl, anch’egli arrestato, da cui avrebbe ottenuto cinquemila euro al mese e in cambio l’avrebbe favorito negli appalti dell’Amsa, in particolare, e l’avrebbe introdotto in altri appalti a Varese e a Novara, dove sarebbe stato attivo il parlamentare di Forza Italia Diego Sozzani, accusato di finanziamento illecito ai partiti. E le accuse di finanziamenti illeciti sono rivolte anche al partito Fratelli d’Italia.
C’è il caso poi Attilio Fontana: il presidente della Regione Lombardia è parte offesa. Sarebbe stato vittima di alcuni tentativi di corruzione da parte del varesino Gioacchino Caianiello (Forza Italia). Il Governatore non ha però denunciato il fatto, perché non si sarebbe reso conto della situazione. Ma precisa il procuratore Greco che, se qui è parte offesa, «è in corso di valutazione la posizione del governatore sull’episodio relativo all’incarico ottenuto in Regione dal suo socio di studio, Luca Marsico». E nel corso delle 24 ore, la sua posizione cambierà in quella di indagato per il reato di abuso di ufficio. Fontana avrebbe suggerito alla giunta regionale di nominare Marsico (socio del suo studio legale a Varese) tra i membri esterni di un «Nucleo di valutazione degli investimenti pubblici», una consulenza da 11.500 euro l’anno e 180 a seduta. Il tutto per risarcirlo della mancata elezione alle ultime Regionali.
Per corruzione è stato condannato in primo grado a quattro anni e sei mesi il consigliere regionale della Valle D’Aosta Augusto Rollandin (Union valdotaine). La presidenza del Consiglio dei Ministri ha inviato alla prefettura il provvedimento che accerta la sospensione del consigliere. Al posto di Rollandin, che è stato peraltro presidente della Regione dal 1984 al 1990 e dal 2008 al 2017, subentrerà Flavio Peinetti. L’ex presidente della regione era accusato di aver «favorito l’espansione del Caseificio valdostano di Cuomo nel capannone di una partecipata regionale (l’Autoporto spa), ricevendo appoggio elettorale (anche un comizio in azienda) e due pneumatici per l’auto».
Poi ci sono le “Lande desolate”. Si chiama così l’inchiesta della procura di Catanzaro che riguarda presunti illeciti in a tre appalti: l’impianto di risalita di Lorica, nella Sila cosentina, l’aviosuperficie di Scalea (Cosenza), e la realizzazione di piazza Bilotti a Cosenza. E non è finita qui, al centro delle indagini ci sarebbero anche alcuni investimenti legati alla costruzione del nuovo ospedale, della metropolitana di superficie e del museo di Alarico. Fra gli indagati (venti in totale) figurerebbero il presidente della Regione, Mario Oliverio, il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, esponente di Forza Italia e candidato alla presidenza della Regione, Nicola Adamo, ex consigliere regionale e vice presidente della Giunta, e Luca Morrone, figlio del consigliere regionale Ennio Morrone. Gli avvisi di garanzia sono stati notificati dalla Guardia di finanza e dai carabinieri.
Sempre oggi è arrivata notizia dell’inchiesta palermitana “Cuci e Scuci”. Sono stati eseguiti dalla polizia di Stato quattro arresti, insieme ad altre dieci misure cautelari nei confronti di imprenditori e funzionari (architetti, ingegneri) del Provveditorato Opere Pubbliche di Palermo accusati di corruzione, falso in atti pubblici e truffa aggravata ai danni dello Stato. L’indagine, svolta dalla sezione anticorruzione della squadra mobile di Palermo, ha svelato un sistema di tangenti nel settore degli appalti per opere pubbliche che ha interessato un importante distretto ministeriale. L’indagine, in questo caso, però è partita grazie alla denuncia di un imprenditore edile, al quale erano state chieste “mazzette” da parte di alcuni funzionari in servizio presso il Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche per lavori di ristrutturazione di una scuola elementare in provincia di Palermo.
Tutto questo si aggiunge peraltro all’ancora apertissimo “caso Siri”. Il senatore e sottosegretario ai Trasporti della Lega Armando Siri (già condannato per bancarotta fraudolenta nel 2011) è indagato dalla procura di Roma proprio per corruzione. Il politico è accusato di aver ricevuto 30 mila euro in cambio dell’approvazione di una norma legata alla costruzione di impianti eolici. Inoltre, la trasmissione televisiva Report ha reso noto che nonostante Siri abbia dichiarato nel 2017 un reddito di 25 mila euro, poco tempo fa ha acquistato una palazzina in provincia di Milano pagandola con 585 mila euro provenienti da una banca di San Marino. La Procura di Milano ha aperto un’indagine sull’episodio.
Secondo uno studio di Unimpresa, negli ultimi 10 anni, la corruzione ha divorato dieci miliardi di euro l’anno di prodotto interno lordo per complessivi cento miliardi in un decennio.
Nella classifica 2018 di Transparency International, l’Italia è cinquantaquattresima per livello di corruzione percepito. La classifica si basa su tredici sondaggi e valutazioni di esperti sulla corruzione nel settore pubblico. Proprio nel settore pubblico, nonostante i miglioramenti con l’introduzione della Legge Severino e l’istituzione dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, secondo la ong permangono alti livelli di corruzione, scarsa trasparenza e conflitti d’interesse.
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