Appalti
Come è esemplare Venezia
Venezia non è un museo, ma una città viva. L’acqua alta la vitalizza. Ma quando supera i limiti può ucciderla, come si vide nel 1966. Non un’emergenza, dunque, ma una realtà. Che denuncia un vizio italiano, non veneziano.
Visto il problema, si pensa ai rimedi. Da qui nasce l’idea di paratie che si sollevino e che non evitino l’acqua alta, ma i suoi eccessi. Il Mose. Si può discutere all’infinito se quella sia, o meno, l’idea migliore: è quella scelta. Dopo di che succedono tre cose: a. i costi e i tempi di realizzazione si dilatano patologicamente; b. malaffare e corruzione prendono piede; c. nonostante l’opera sia comunque realizzata al 95%, quando serve non è in funzione.
Secondo taluno noi italiani siamo destinati e ci meritiamo questa sorte. Dissento: l’autostrada del sole fu terminata in anticipo. I guai ce li procuriamo diffondendo l’irresponsabilità. Nessuno ha il potere, nessuno porta responsabilità, tutti hanno un ruolo, sicché i fronti di potenziale blocco o corruzione si moltiplicano. Le norme si accavallano, ogni volta sempre più stringenti e severe, salvo il fatto che nessuno ci capisce più nulla e per ovviare si nominano i commissari. Ovvero si prova ad assicurare la legalità e l’operatività aggirando le leggi e colpendo gli operatori. Così procedendo ci si occupa di scandali e presunti moralizzatori, trascurando la sostanza: l’opera.
Di tempo (e denaro) se ne perde così tanto che si riaccende lo scontro sull’opera stessa: sarà utile? si deve completare? Nel parapiglia non si completa e si continua a spendere. Poi arriva l’alta marea e si grida all’emergenza.
Non è una storia veneziana, ma una fotografia italiana. Riprodotta mille volte. Basterebbero regole chiare e stabili, giustizia occhiuta e veloce, serietà e un pizzico di buon senso. Volendo, si può.
Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it
@DavideGiac
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