Partiti e politici

Le goliardate sui bambini Down, l’ennesimo ospite inquietante del mondo-Lega

15 Marzo 2019

Augusto Casali, admin della pagina Dio Salvini Imperatore, sedicente social media strategist del Carroccio toscano e acerrimo sostenitore del nuovo corso sovranista, ha acquisito una certa popolarità, in tempi rapidissimi, in virtù di un controverso tweet su dei bambini affetti da sindrome di Down. Associati, nelle intenzioni “ironiche” dell’autore, al momentaneo malfunzionamento di Facebook, Instagram e Whatsapp.

Propositi ironici che evidentemente non sono stati colti da Susanna Ceccardi, commissaria della Lega in Toscana. La quale, forse temendo una figura di cioccolata memorabile, ha stigmatizzato l’accaduto. Distanziandosi con fermezza dal Casali e smentendo qualsiasi grado di coinvolgimento di quest’ultimo all’interno dell’organigramma comunicativo leghista.

Nemmeno noi, a dirla tutta, siamo stati travolti da un’ondata di grasse risate al cospetto del tweet incriminato. Magari è un nostro limite, ma certe forme così insidiose di ironia non ce la fanno proprio a conquistarci.

E non avendo trovato le successive scuse dell’autore particolarmente convincenti (“In queste ore sta avvenendo su Twitter un polemica su di un mio presunto post contro persone affette da sindrome di down. Post ironici sono solito farli, gestendo una comunità di oltre 30.000 persone basata proprio sull’ironia politica, che già ha suscitato polemiche simili. È ovvio che non ho assolutamente niente contro le persone affette da sindrome di down, alle quali comunque chiedo scusa per l’incomprensione”) abbiamo deciso di svolgere un’indagine un po’ più approfondita sullo stesso e sui suoi effettivi legami con il salvinismo.

Così, rovistando nella biografia con una googlata, abbiamo scoperto che l’ironico Casali ha fatto del “controverso” il suo core business, essendosi guadagnato già in precedenza l’attenzione del comparto mediatico nazionale grazie a un’altra iniziativa ambigua: l’esibizione della bandiera del Kekistan durante una manifestazione leghista.

Cos’è il Kekistan? Una comunità virtuale, uno stato immaginario ideato da alcuni utenti social dediti a una costante attività di trolling. Inquadrabile in una logica, pseudoprogrammatica, di destabilizzazione e discredito dei canali di informazione tradizionali.

Non a caso, l’emblema del Kekistan ricorre a una simbologia provocatoria, dagli echi nazisti, smorzata in chiave “ironica”. L’intento ufficiale è prendersi gioco dell’allarmistica equazione estrema destra/nazismo riscontrata dai troll organici (?), anti-establishment, all’interno della narrazione mediatica dominante, considerata incline al buonismo e fiancheggiatrice delle peggiori derive progressiste (come la parità di diritti!).

Un emblema, quello dei kekistaniani, che negli ultimi anni, oltre a combattere le proprie battaglie “memetiche” sui social, ha campeggiato di frequente anche in carne e ossa, tra le milizie dell’Alt-Right statunitense. Quella robaccia suprematista coordinata da Steve Bannon, deus ex machina del trumpismo, che guarda con grande interesse al vento sovranista europeo, con un occhio di riguardo per il nostro Capitano.

Insomma, un fenomeno borderline che non può essere derubricato attraverso la fondazione di un eventuale stato immaginario antagonista, lo Sticazzistan. Perché la tendenza che esprime turba e come la serietà del reale e sembra riguardarci da vicino più del previsto.

D’altronde, il flirtare per gioco con l’estetica nazistoide per poi sfilare assieme a chi gode di una certa affinità con la medesima somiglia molto a un voler far passare contenuti aberranti senza volersene assumere la responsabilità. Una sorta di operazione simpatia a tinte fosche in grado di arrivare alle orecchie dei destinatari più sensibili, per familiarizzare con gli stessi, sdoganandoli, senza doverlo ammettere. Per la serie: ironizziamo sugli affetti da sindrome di Down pescando nel torbido e poi nascondiamo la canna da pesca.

A questo punto, pur risparmiandovi volentieri la solita citazione di Brecht, non possiamo non evidenziare che gli ospiti inquietanti ospitati da chi ci governa, e non obtorto collo, cominciano a essere parecchi: dal manifesto sessista (nonché protofascista) della sezione crotonese della Lega a Kevin Masocco, consigliere comunale leghista di Bolzano a cui viene attribuito l’audio “c’è una dj figa da violentare”; da Borghezio, storico europarlamentare in quota Lega avvezzo a gettare disinfettante sui migranti, a Calderoli, ex ministro delle riforme istituzionali e leghista di ferro, che definì la ministra Kyenge un orango tango; da Stefano Pavesi (di Lealtà Azione, antisemita, ammiratore di Codreanu e candidato alle comunali di Milano tra le fila del Carroccio) a Luca Traini, autore della sparatoria anti-migranti dichiaratamente fascista ed ex candidato leghista al consiglio comunale di Macerata; dalle goliardate sui meridionali alle goliardate sui bambini Down di Augusto Casali.

Potremmo pensare a una nutrita serie di coincidenze, a cui aggiungerne tante altre, oppure potremmo pensare a una teoria unificante (a cui penseremmo gratis e non su mandato dei poteri forti).

Facciamo così, togliamoci dall’impiccio e riflettiamo su ciò che potrebbe dire il ministro dell’interno, nonché vicepremier, Matteo Salvini per difendersi dalla nostre paranoie, magari in una circostanza dal forte valore simbolico, ad esempio, nel giorno della nascita del Duce, per lanciarci un segnale forte, di smentita definitiva: “Tanti nemici, tanto onore”.

Era per ridere, no? Classica battutona da ministro dell’interno del Kekistan, giusto?

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