Partiti e politici
Renzi e Bettini, ci togliete l’aria. Noi vi aspetteremo sotto casa
Un mese e mezzo fa, nella settimana di conduzione a Prima Pagina su Radio Tre, mi è capitato di accennare a Goffredo Bettini. Rivolgendomi alle Sardine, ho consigliato quei bravi ragazzi di aspettarlo sotto casa, una mattina. Per dirgli tutto quello che da anni gli si dovrebbe dire. Con la forza violenta che solo le parole civili possono avere. Per indicarlo, urlandogli in faccia: sei tu che ci hai tolto l’aria! Ho persino aggiunto: a fine settimana, vi darò indirizzo e numero civico. Naturalmente scherzavo, ciononostante gli allegroni radiocomunisti di Raitre mi hanno dato dello squadrista. Se accennavo a Bettini, ed effettivamente ci sono almeno mille pensieri migliori di questo, è perché quel giorno il nostro aveva dato la solita intervista in cui dettava a Zingaretti la solita linea. La linea della conservazione al di là di ogni ragionevole decenza. Dimenticato come un robivecchi, Bettini ritorna sempre a galla come un corpo restituito dal mare. Con i suoi intrecci perversi, le sue licenze indecenti, con l’idea che la politica debba essere, al fondo, la cosa squallida che è diventata. Ecco, se era giusto e necessario il suo ritorno, è giusto e necessario adesso, che il tono della politica si è inabissato oltre una ragionevole dignità. Ieri Bettini, sentendo odor di crisi e di possibili elezioni – se Italia Viva si sfila – ha dettato di nuovo la linea con un lunghissimo post su Facebook, in cui se la mena con i soliti ghiribizzi, per arrivare al dunque e lanciare la sua proposta: se Renzi va via dalla maggioranza, cerchiamo un numero di “responsabili” per far vivere il governo. Per i meno avvezzi: ma cos’è questa figura del responsabile? È un sempreverde, e sempre abbastanza di merda per la verità, per definire un cambiacasacca à la carte, che sotto il cielo alto e nobile del delicato momento del Paese, assume su di sé l’onerosa condizione d’essere considerato un mezzo venduto della politica, che però salva un governo e viene pubblicamente ringraziato.
Bettini e Renzi sono lo stesso male. Il male del Potere. Che oggi siano contrapposti, su opposte sponde, non deve impressionarvi. Hanno lo stesso concetto del potere come conservazione. Hanno modi diversi, essendo generazioni diverse. Ma vivono in quel cono d’ombra in cui doversi smarcare dal buon senso comune, per la sola ragione che sul buon senso e sulla decenza non potrebbero costruire sostanzialmente nulla di quello che tramano abitualmente. Per cui, se la maggioranza degli italiani perbene ritiene che se cade quell’improbabile governo Lega- Cinquestelle, tornare alle urne sia una conseguenza non solo logica ma anche apprezzabile, no, arriva la mossa del cavallo, che a casa vostra definireste in modi meno gentili, per dire che con individui che avevi fin lì definito orrendi, ci si può tranquillamente maritare. E per fare cosa? No, mica solo un governo. Per darti il tempo di organizzarti il partito, lanciarlo, cercare di organizzarlo, farlo vivere, tutto in vista di future lezioni. Ma solo quando lo dirai tu, stile Giucas Casella, naturalmente tenendolo sempre sotto schiaffo, in modo da marcare una differenza che poi ti giostrerai in campagna elettorale.
E così Bettini, adesso. Come Renzi, uguale a Renzi, né più né meno. Lo stesso male. Italia Viva minaccia di far cadere il governo? La maggioranza degli italiani perbene considerebbe l’evento più che sufficiente per lucidare la scheda elettorale in vista di una radiosa domenica di voto. E invece no. Bisogna inchiavardarsi alla poltrona. È la storia di quella politica lì. Una grottesca conservazione, un eterno sott’olio, tipo il boccione di una volta pieno di farcitura per i toast. Si cerca un gruppettino di “responsabili” e il gioco sarebbe fatto.
Ma queste ormai sono figurine stinte e pensate che sono quelle che dominano le prime pagine (su questo, considerate anche il livello di autorevolezza della stampa). Quanto ancora potranno durare Renzi e Bettini con i loro piccoli, malinconici, eserciti? Molto, se davvero non li aspetteremo sotto una casa una volta per tutte, urlandogli finalmente quello che pensiamo dei loro intrugli. Ci state togliendo l’aria per vivere, ok, siamo in quarantena. Ma prima o poi ne usciremo.
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