Partiti e politici
Il nuovo inizio del Partito Democratico, con le solite due anime (contrapposte?)
Come nelle cinque precedenti occasioni, anche quest’anno, consumato il rito propiziatorio delle cosiddette primarie, un paio di settimane dopo il Partito Democratico si riunisce per celebrare l’Assemblea dei Delegati, che ratifica la vittoria della nuova leadership del Pd, Elly Schlein, elegge i membri della direzione del partito e, infine, ne nomina il presidente, lo sfidante Stefano Bonaccini.
Si respira un’aria nuova, rispetto ai precedenti appuntamenti, all’assemblea nazionale del Pd, dentro la Nuvola di Fuksas. Un’atmosfera diversa, simile (benché quasi di “segno” opposto) a quella che aveva visto il primo Renzi diventare segretario, nel lontano 2013: un forte desiderio di cambiare la politica, di cambiare il Partito Democratico, di percorrere strade differenti da quelle sperimentate negli ultimi anni. Non per nulla i delegati odierni sono, come allora, prevalentemente “nativi” democratici, senza precedenti affiliazioni con i due partiti costituenti, Ds e Margherita. E, anche per questo, sono più giovani del solito, quasi il 40% non supera infatti i quarant’anni.
Questi e altri dati abbiamo rilevato, nell’indagine effettuata tra i delegati Pd (*). Molte novità, dunque, ma anche molte e importanti differenze, come spesso è accaduto, seppure in maniera molto più attenuata del solito: da una parte quelli vicini a Elly Schlein, i delegati più radicali e laici, dall’altra quelli vicini a Stefano Bonaccini, più liberal-riformisti e meno “atei”.
Uno dei nodi che appaiono fin da subito evidenti, e di grande attualità visto il dibattito sulla genitorialità, è quello legato alla religione, una differenziazione relativamente consueta all’interno del partito, un atteggiamento cosiddetto “pro-choice” (più presente nei delegati di Schlein) e uno “pro-life” (più legato ai delegati vicini a Bonaccini).
Rispetto alle questioni eticamente sensibili, il primo manifesta dunque un orientamento favorevole all’autonoma determinazione degli individui attraverso la piena assunzione di responsabilità delle proprie scelte personali; il secondo un orientamento più favorevole alla tutela della vita umana in tutte le sue forme. Sebbene non ci siano due anime chiaramente contrapposte, bensì soltanto accenti un pochino differenti, è questa una differenza legata soprattutto al diverso rapporto dei delegati con la religione.
Quelli di Schlein le attribuiscono scarsa rilevanza nella propria vita (per il 65% tra loro, contro meno del 40% tra i delegati di Bonaccini), oltre la metà pensa che la CEI non debba MAI intervenire nel dibattito politico (è di questo parere solo un terzo dei delegati di Bonaccini), il 75% non partecipa mai a funzioni religiose (contro il 54%), è contrario all’insegnamento della sola religione cattolica nelle scuole e, infine, approva la liberalizzazione delle droghe leggere (35 punti in più dei delegati che fanno capo a Bonaccini).
Sembra dunque di rivedere, con una versione peraltro più edulcorata e una contrapposizione meno netta e diffusa, quelle differenze che fin dagli inizi della storia del Pd hanno caratterizzato le due anime originarie del partito, gli ex-comunisti e i cattolici sociali, con la differenza che, come ho sottolineato, oggi la maggior parte dei delegati è nativa Pd, senza precedenti affiliazioni.
La ricomposizione di queste due anime, che sopravvivono nonostante tutto, sarà uno dei compiti fondamentali della nuova segreteria, per arrivare a proposte politiche condivise all’interno del partito.
(*) L’indagine è stata realizzata da Luciano Fasano e Paolo Natale per conto del Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli studi di Milano che, dal 2007 fino ad oggi, realizza una rilevazione sui delegati dell’Assemblea nazionale del PD in occasione della seduta di insediamento.
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