Partiti e politici
Il PD lettiano alla sfida delle amministrative
Dopo il fallimento delle primarie torinesi, a Bologna e a Roma si è imposto il candidato indicato da quel che rimane dell’apparato del PD, senza un tracollo nella partecipazione. Il partito guidato da Enrico Letta si conferma centrale nell’asse politico italiano, malgrado la storia travagliata, le contraddizioni, le correnti interne e gli attacchi a mezzo stampa. Dalla tornata di primarie non emergono spazi politici né al centro né alla sinistra della coalizione di centrosinistra. La scheggia impazzita del M5S continua il suo travaglio, ma ormai è dominata da due macroaree, una formata da governisti a prescindere e l’altra da chi simpatizza l’alleanza di centrosinistra.
Se i possibili alleati non se la passano bene, i competitori sono molto più deboli. Al centro, Matteo Renzi è correttamente percepito come interprete del potere per il potere. Carlo Calenda vorrebbe recuperare l’eredità renziana aggiungendo un profilo serio e autorevole, ma le sue scelte appaiono catastrofiche. Incapace di liberarsi dell’ombra del senatore di Rignano, non ha partecipato alle primarie romane per poi flirtare con il candidato di sinistra Giovanni Caudo. Quando ha compreso la serietà di quest’ultimo nell’impegnarsi con il centrosinistra, il nipote di Comencini ha scelto il becero populismo. Ha criticato un volantino di Roberto Gualtieri come fosse una scheda elettorale e ha affermato che Caudo si è dovuto “acconciare” al PD.
A Bologna, la renziana Isabella Conti ha ottenuto un buon risultato perché ha convogliato il voto di protesta contro il candidato ufficiale del PD, visto che non si è presentato nessuno sfidante alla sinistra di Matteo Lepore. A Roma, Stefano Fassina è stato irrilevante, così come Imma Battaglia, espressione della comunità LGBTQI e confinata al tema dei diritti civili. Paolo Ciani ha ottenuto un risultato dignitoso grazie alla vicinanza con l’associazionismo cattolico.
Fuori dalla coalizione, lo stimato urbanista Paolo Berdini, per pochi mesi assessore inascoltato di Virginia Raggi, si candida per rappresentare la sinistra movimentista romana. La sua è una candidatura autorevole supportata dal volto storico di Sandro Medici. Progetto meritorio, che rischia di essere solo testimonianza. Per il resto, il centrosinistra non può essere rappresentato chi, come Marco Rizzo, mistifica la realtà affermando che non si potrebbe più criticare la pratica dell’utero in affitto, se fosse approvato il disegno di legge Zan.
Rimane quindi il progetto di Giovanni Caudo forte del 15% alle primarie romane. Si tratta di una sinistra che nasce civica ma fa leva sui partiti, contesta la linea ufficiale del PD ma si allea ad esso, non ha paura di coniugare diritti sociali e diritti civili, ideata da un ceto intellettuale che riesce a intercettare le classi popolari. Nel mio passato, non sono stato tenero con questa forma di sinistra, che solo in alcuni casi ha innescato importanti esperimenti amministrativi, finendo spesso per alimentare l’antipolitica confluita nelle pagine più becere del renzismo e del grillismo. In alcuni casi, intellettuali da salotto borghese si sono presentati come il volto migliore della nazione, per poi fare peggio delle tradizionali amministrazioni di centrosinistra.
L’esperienza passata deve servire da monito, non per frenare le opportunità. D’altro canto, il PD si è spesso nascosto dietro la preparazione, la competenza e l’esperienza dei suoi amministratori. Ha proposto l’eterno ritorno di giunte impegnate a mettere a sesto i bilanci e osservare le regole del politicamente corretto, provando a non tagliare troppi servizi e garantendo l’ordinario flusso delle cose. Le sparate dei sindaci in cerca di visibilità portavano un’attenzione mediatica distorta dai temi reali.
Il PD ha formato i migliori politici e amministratori prima di chiudersi in se stesso e nei propri dogmi. Il buongoverno incentrato sui tagli alla spesa pubblica aveva senso finché l’economia mondiale creava occupazione, ma si è rivelato incapace di adattarsi alla crisi del 2008, quando i cittadini hanno subìto sulla propria pelle le conseguenze di quei tagli. Di fronte a questo, la classe politica tradizionale del PD, guidata da Pierluigi Bersani, non ha saputo far altro che chiedere un po’ d’equità, quando c’era da ripensare il sistema economico generale.
Il PD ha bisogno di forze fresche con cui allearsi per innescare una dialettica che lo aiuti a dubitare delle proprie certezze. Personalità come Giovanni Caudo rappresentano gli ideali compagni di viaggio del PD lettiano, perché conoscono il momento della critica e quello della conciliazione, consapevoli che l’obiettivo è sconfiggere una destra che vorrebbe riportare indietro le lancette della storia. Come ha ben scritto Tommaso Caldarelli su RomaToday, l’ala sinistra della coalizione ha l’opportunità di raggrupparsi sotto l’egida del candidato che è uscito più forte dalle primarie.
Una lista che unisca la sinistra della coalizione potrebbe da una parte aiutare il PD e dall’altra strappargli voti, sfidandolo nella battaglia delle idee. Difatti, in politica non conta sempre arrivare primo quanto influenzare il dibattito verso le proprie posizioni. Se l’ipotetica lista romana portasse il PD romano a investire con forza nei beni comuni, in primis le abitazioni e gli spazi sociali, potrà svolgere un ruolo più importante rispetto a vedere un proprio candidato salire al Campidoglio.
A livello nazionale, manca invece un personaggio in grado di raccogliere i pezzetti del centrosinistra fuori dal Partito Democratico. Rimane solo un M5S che, seppure in continua crisi, rappresenta l’unica forza politica e con un profilo in qualche modo progressista. Ad esempio, assistiamo ai benefici del reddito di cittadinanza, misura tanto malfatta e criticata, che si è rivelata in grado di risvegliare nei giovani la coscienza di non essere schiavi. Enrico Letta si muove come un liberista pentito, che continua sulla sua strada ignorando editorialisti che profetizzano le cavallette se il PD confermerà l’alleanza con il M5S e se passerà il Ddl Zan. I sondaggi, al momento, gli sorridono.
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