Partiti e politici
Il gender pay gap: conoscerlo e spiegarlo, per eliminarlo
Negli ultimi due anni, forse anche grazie al #metoo e alle elezioni americane di metà mandato del 2018, parlare di disuguaglianza di genere è diventato accettabile in società. O forse, più in generale, la maggiore attenzione dedicata a tutte le disuguaglianze ha permesso di portare più facilmente nell’agenda politica le questioni di genere.
In particolare Paola Bocci, al primo anno di consigliatura alla regione Lombardia, ha intrapreso un lavoro egregio per approfondire e spiegare a un largo pubblico la disuguaglianza nella retribuzione di uomini e donne, quello che in inglese di chiama gender pay gap. Lo ha fatto coinvolgendo politiche e scienziate sociali, prima in un convegno e poi in una tavola rotonda con le parti sociali. Ne è scaturito un libro, con gli atti del convegno, delle linee guida e una proposta di legge. Queste iniziative sono fondamentali per contrastare la narrazione secondo la quale poiché le leggi nazionali impediscono di pagare le donne meno degli uomini allora non c’è più molto che si possa fare.
In particolare è utile riflettere su alcune cose:
- In Italia il gender pay gap è ufficialmente minore che in altre nazioni, ma in parte è dovuto alla minor partecipazione delle donne al mercato del lavoro (le donne sarebbero pagate così poco che preferiscono non lavorare) e al fatto che spesso il lavoro part time è apparentemente pagato di più all’ora, ma rappresenta comunque una sotto-occupazione;
- Anche quando si confrontano situazioni molto simili di occupazione e si elimina il gender pay gap “spiegato” rimane comunque un divario, il gender pay gap “non spiegato”, che è evidentemente frutto di qualche forma di discriminazione;
- I settori con occupazione a predominanza femminile sono meno retribuiti anche a parità di numero di ore di lavoro, sforzo fisico-mentale e credenziali educative;
- Il gender pay gap si allarga considerevolmente verso l’alto della distribuzione, evidenza di quel fenomeno chiamato glass ceiling (ovvero soffitto di cristallo: le donne hanno difficoltà di accesso alle posizioni apicali);
- Il gender pay gap ha ripercussioni lungo tutto il ciclo di vita e conduce a pensioni più basse.
Tra le spiegazioni che sono state fornite troviamo cose che sappiamo da anni ma che speravamo si stessero riducendo più velocemente:
- Le norme sociali ancora considerano le donne come le principali dispensatrici di cura verso minori e anziani e questo impedisce loro di fare straordinari e/o trasferte o provoca interruzioni troppo lunghe nella carriera lavorativa;
- Le progressioni di carriera sono spesso decise da uomini in base a criteri di valutazione molto maschili che mal si conciliano con alcune caratteristiche caratteriali più diffuse tra le donne come avversione al rischio e underconfidence;
- La mobilità lavorativa al top è ancora veicolata per i canali informali e il networking che sono ambiti a dominanza maschile e avvantaggiano chi già possiede patrimonio relazionale;
- La contrattazione collettiva è tuttora un mondo molto maschile, con prerogative meno attente alla parità di genere.
Si sono identificate alcune linee guida e aree di intervento che possono, insieme ad un mutamento culturale, ridurre i divari rimanenti:
- Aumentare la trasparenza della gestione delle risorse umane nelle aziende;
- Favorire un maggiore ruolo dei padri/mariti nella cura di minori e anziani;
- Spingere per job evaluation che siano gender neutral;
- Pubblicizzare le offerte di lavoro di ogni livello attraverso canali formali;
- Spingere le ragazze in percorsi formativi STEM;
- Incentivare lo smart working e aumentare la flessibilità per quanto riguarda la presenza sul posto di lavoro.
- Favorire periodi di formazione al rientro da periodi di congedo.
Il tutto è confluito nella proposta di legge regionale presentata in 3 maggio 2019.
Ringrazio Paola per l’impegno e la dedizione, anche perché è la dimostrazione che avere un numero più ampio di donne nelle istituzioni e nelle assemblee legislative permette alle donne di essere maggiormente considerate dall’agenda politica, come ha spiegato Paola Profeta in questi giorni. Ricordatevelo quando voterete per le elezioni europee il prossimo weekend!
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