A Roma la Raggi può perdere? Assolutamente sì, ma solo se…
I grillini oggi festeggiano loro candidata che nella tarda serata di ieri si è presentata in conferenza stampa enfatizzando (con l’ormai celebre recitazione da attrice […]
Ignazio Marino, tra una presentazione e l’altra del suo libro ‘Un marziano a Roma’ in cui spiega la sua versione di come è stato cacciato dal Campidoglio dal suo stesso partito, ha fatto due mezze dichiarazioni di voto. Ha espresso un giudizio umano su Virginia Raggi – “è una donna con una personalità molto forte e per alcuni aspetti anche severa” ha detto a L’Espresso – e ha affermato che, qualora la sinistra di Fassina (qui le proposte sulla sostenibilità ambientale) portasse avanti le sue politiche di rigore a Roma, guadagnerebbe punti tra i suoi sostenitori. Fassina che, tra le proposte, ha inserito di eliminare proprio le norme che hanno permesso che un sindaco, eletto con voto popolare e prima ancora con delle votazioni primarie, fosse cacciato firmando da un notaio. Sul Pd e su Giachetti invece molte critiche e aspre, a cominciare dall’addossare le responsabilità del disastro romano in quanto ex capo di gabinetto dell’era Rutelli.
Marino sembrava intenzionato a ricandidarsi a sindaco, poi però qualcosa è cambiato e ha deciso di rimanere fuori dalla datriba romana. Vediamo le 5 principali ragioni:
1 – Lui diceva di voler ricandidarsi per rivincere a Roma. Non aveva escluso nemmeno di partecipare alle primarie del Pd. Evidentemente la possibilità di vittoria era molto bassa, così come quella di andare al ballottaggio (a Roma non era improponibile come obiettivo questa volta).
2 – Marino avrebbe sicuramente raccolto più voti di Fassina, avrebbe potuto anche arrivare al 15 per cento, questo però a scapito di Giachetti che avrebbe rischiato di non accedere al ballottaggio. Probabilmente l’ex sindaco non voleva rischiare di passare per colui che portava all’esclusione del candidato Pd senza chance di vincere lui stesso.
3 – Si è parlato di una possibilità di proporre a Ignazio Marino la candidatura alla segreteria del Pd in alternativa a Matteo Renzi. In effetti Marino si era già candidato come concorrente di Bersani e Franceschini nel 2009. Ottenendo un buon 10 per cento senza apparati e con proposte dedicate alla laicità e i diritti civili. Una buona base di partenza nazionale che, assieme ai consensi ottenuti da sindaco potrebbero diventare una bella grana per Renzi qualora non andassero bene le elezioni amministrative e il referendum costituzionale fosse perso o vinto di poco. Una ricandidatura con un basso risultato a Roma farebbe naufragare un progetto di questo tipo.
4 – Una delle principali motivazioni sulla sua non ricandidatura, da parte di Marino, è stata lo stress famigliare che ha portato l’insieme di vicende negative sulla sua persona. Situazione che lo avrebbe portato, per richiesta della stessa famiglia, ad evitare di essere nuovamente gettato nel tritacarne, ‘fuoco amico’ compreso.
5 – L’apertura di un indagine sul chirurgo genovese, last but not least, è stata una brutta tegola dopo le dimissioni forzate dopo un’immagine deteriorata da presunti scandali più diretti ad arte che dettate da gravi comportamenti di Marino.
Ora non resta che attendere se il suo futuro sarà definitivamente fuori dalla politica attiva oppure ci sarà un ritorno battagliero in funzione anti-Renzi, considerando che il presidente del Consiglio non ha mai apprezzato l’ex sindaco, tanto da non avere rapporti nonostante fosse il primo cittadino della Capitale.
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