Partiti e politici
Gli elettori di Giorgia: anziani, benestanti e scolarizzati
Nasconde qualche sorpresa, il profilo dell’elettorato di Giorgia Meloni. Si poteva pensare ad esempio che, come per il resto del centro-destra in Italia e in generale nell’Europa occidentale, fossero prevalenti anche in quell’area i cosiddetti “perdenti della globalizzazione”, le classi sociali meno fortunate, quelle che più di altre hanno subito gli effetti negativi dei cambiamenti epocali degli ultimi decenni. E invece, anche se non in maniera così netta come per le sinistre, coloro che voteranno Fratelli d’Italia sono spesso benestanti, con una buona scolarizzazione (moltissimi i diplomati) e con una significativa presenza di professioni medio-alte.
Vediamo qualche numero. Sono oltre il 21% coloro che considerano il proprio livello di reddito almeno soddisfacente, se non molto soddisfacente, contro il 16-17% del resto dell’elettorato attivo, escludendo cioè chi si asterrà. La percentuale dei diplomati è vicina ai 38 punti (contro il 33%); la quota di professioni elevate (imprenditori e liberi professionisti) è di 2-3 punti superiore alla media nazionale e lo stesso accade per la percentuale degli impiegati. La loro informazione deriva soprattutto dai giornali online o cartacei e dai programmi televisivi, molto più della media italiana, mentre pochissimi seguono i social media di Internet per farsi un’opinione.
I simpatizzanti di Giorgia Meloni e del suo partito sono percentualmente superiori anche tra gli operai, ma questa non è una novità: sappiamo da anni che la sinistra ha perso la sua egemonia tra la classe operaia, in particolare tra coloro che lavorano nelle piccole e medie aziende del nordovest e soprattutto nel nordest, dove oramai da mesi Fratelli d’Italia supera abbondantemente la stessa Lega di Salvini, con quasi dieci punti di distacco.
Troviamo ovviamente anche parecchie conferme, analizzando il profilo degli elettori del partito. Prima di tutto, una forte alterità nei confronti della UE e dell’euro, atteggiamento condiviso peraltro con i leghisti: oltre il 35% si dichiara infatti favorevole a riabbracciare la Lira (contro il 21% del resto della popolazione elettorale attiva) e, sul fronte Europa, il suo elettorato si spacca esattamente in due sulla possibilità di abbandonarla (40 a 40, il resto incerto), mentre tra gli altri votanti la quota pro-exit è significativamente inferiore al 20%.
Sul tema delle sanzioni contro la Russia, ben il 60% si dichiara in disaccordo, oltre venti punti in più degli altri elettorati, mentre il 15% “sta dalla parte della Russia”, secondi soli agli elettori di ItalExit di Paragone e più del doppio rispetto ai restanti votanti.
Un ultimo dato infine non appare particolarmente incoraggiante per Giorgia Meloni e per il futuro di Fratelli d’Italia: il loro elettorato è piuttosto anziano, con una presenza tra i pensionati simile a quella del Partito Democratico. Più del 75% dei votanti Fd’I è composto da ultra50enni, mentre significativamente poco elevata risulta la presenza di giovani fino a 35 anni, meno del 10%, contro una media nazionale di almeno il doppio. Giorgia Meloni sembra dunque aver poca presa tra l’elettorato giovanile, che le preferisce Draghi, Conte e, seppur di poco, lo stesso Enrico Letta.
Università degli Studi di Milano
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