Partiti e politici

Gli apprendisti stregoni

12 Febbraio 2018

Pochi giorni fa Casa Pound Italia ha presentato il suo programma e i suoi candidati in un’aula della Camera dei Deputati; il suo simbolo sarà infatti sulle schede elettorali del 4 marzo e il suo nome fa già capolino nei sondaggi. Come siamo arrivati fin qui?

Da circa un anno a questa parte, il discorso politico sull’immigrazione è slittato inesorabilmente verso destra. E’ difficile stabilire chi abbia cominciato per primo tra le tre principali forze politiche, cioè destra, Pd e Movimento Cinque Stelle; ma è indubbio che ognuna ha influenzato le altre e ne è stata influenzata, rendendo le proprie posizioni sul tema un po’ più radicali.

Il Partito Democratico, che all’inizio della legislatura aveva promosso l’operazione di salvataggio Mare Nostrum, ha cambiato bruscamente rotta dopo la débacle del referendum costituzionale: prima con le parole del suo Segretario, che in un suo libro ha ripreso gli slogan più soft della Lega (“non possiamo accoglierli tutti, aiutiamoli a casa loro“); poi nell’azione politica del ministro Minniti, che ha stretto accordi con i trafficanti di uomini promossi a “Guardia Costiera Libica” e con quelli dell’Africa centrale, ignorando le preoccupanti denunce delle associazioni umanitarie sui campi di detenzione libici: tutto per fermare gli sbarchi in nome di un ipotetico rischio per la tenuta democratica del Paese.

Il Movimento Cinque Stelle, che sull’immigrazione ha sempre avuto una posizione ondivaga, ha decisamente virato a destra con l’attacco alle Ong che effettuavano il recupero dei migranti in mare, accusandole di complicità con i trafficanti: una tesi (che, per inciso, finora non ha trovato alcun riscontro) perfettamente in sintonia con la retorica dei leghisti e dei sovranisti. C’è da dire che il ministro Minniti non è rimasto indietro e ha emanato un “regolamento” che, nei fatti, ha estromesso quasi tutte le Organizzazioni Non Governative dall’area SAR (Search and Rescue, Ricerca e Soccorso) del Mediterraneo centrale.

Spiazzato dalla concorrenza dei competitori, anche Salvini ha dovuto spostare un po’ più in là i confini della sua propaganda: le polemiche sui clandestini hanno così lasciato il posto sempre più spesso ai deliri complottisti sulla sostituzione etnica e alle minacce di pulizia di massa, di maniere forti ecc. Un po’ per volta anche l’alleato “moderato” (Berlusconi) si è messo in scia, arrivando a parlare di bomba sociale e a prospettare il rimpatrio forzato di seicentomila “irregolari”.

Che cosa ha indotto i tre più importanti player della politica italiana a imboccare questo sentiero scivoloso? E’ triste dirlo, ma si è trattato di pura imprenditoria elettorale: il referendum costituzionale aveva rivelato l’esistenza di un popolo di ex astensionisti furibondi, disposti a tornare alle urne per dimostrare la propria rabbia; si trattava dunque di conquistarsene il consenso con l’argomento più efficace, la xenofobia.

Facendo a gara a vellicare le paure e gli istinti primordiali degli elettori, per proporsi poi come l’unico antidoto, i tre apprendisti stregoni – Minniti, Di Maio e Salvini – hanno però ottenuto l’effetto opposto: l’innalzarsi dei toni causato dalla loro competizione ha esacerbato i sentimenti negativi degli italiani verso gli immigrati; la sostanziale condivisione delle tesi (e a volte persino del linguaggio) dell’estrema destra l’ha “sdoganata”, aiutandola a mietere nuovi successi.

Dopo avere foraggiato la belva dell’odio xenofobo con l’intento di cavalcarla, i tre partiti si sono dunque accorti di averne perso il controllo. Qui le reazioni sono state divergenti: la Lega ha continuato l’inseguimento dei suoi rivali più a destra, arrivando a parlare di difesa della razza bianca; il Movimento Cinque Stelle ha provato a cambiare discorso, tornando sui suoi soliti temi (la casta, l’onestà, gli sprechi ecc.); il Partito Democratico ha invece pensato di utilizzare  l’estrema destra come spauracchio, per indurre l’elettorato demotivato nei suoi confronti a esprimere un voto utile, col naso turato, “per non far vincere le destre“.

Quest’ultima tattica si è rivelata anch’essa controproducente: con l’occasione delle elezioni municipali di Ostia, in cui CPI ha ottenuto un risultato inaspettato, alcuni giornalisti “progressisti” hanno infatti cominciato a dare sempre più spesso spazio ai suoi leaders; altri hanno prodotto approfondimenti sul mondo dell’ultra-destra, con l’intento di sbattere il mostro in prima pagina – ma, ancora una volta, hanno ottenuto l’indesiderato effetto opposto di normalizzarla e di farle pubblicità. Se CPI è stata in grado di raccogliere in poco tempo tutte le firme necessarie per presentarsi alle elezioni politiche, può probabilmente ringraziare i media che hanno contribuito a regalarle un’utilissima patente di normalità democratica.

Eccoci dunque all’ultimo atto: Macerata, città in cui uno squilibrato ha sparato su un gruppo di passanti, colpevoli solo di avere la pelle scura come gli assassini di una povera ragazza, e ha poi rivendicato il suo gesto con chiari simboli neofascisti. Il  terrorista ha avuto immediatamente il plauso e il sostegno esplicito di Forza Nuova e di altre formazioni di estrema destra, che sono arrivate a sfidare l’opinione pubblica acclamando il folle stragista come un eroe.

La reazione dei leaders dei tre partiti è stata unanime e ugualmente sbagliata: tutti hanno espresso parole di generica condanna, rifiutando però di etichettare l’accaduto per quello che era – terrorismo razzista e neofascista – e derubricandolo a “azione di un malato di mente”. Sia Salvini che Minniti si sono prodotti in un sorprendente testacoda logico, per il quale la causa dell’aggressione è stata l’eccessiva presenza dei migranti (e dunque l’unico rimedio è farli sparire); i Cinque Stelle hanno preferito, come loro solito, parlare d’altro (è toccato a Di Battista sviare l’attenzione con una “sparata” ben calibrata). Tutti quanti si sono ben guardati dall’assecondare l’iniziativa spontanea di una parte della società civile di tenere una marcia pacifica nel luogo della tentata strage; il Partito Democratico, per bocca del suo sindaco, ha addirittura invitato Anpi, Libera e altri partiti e associazioni a rinunciare (invito fortunatamente non raccolto).

La strategia del troncare e sopire rischia però di rivelarsi l’ennesimo tentativo maldestro degli apprendisti stregoni di rimediare al disastro combinato. Fare finta di nulla o rifugiarsi dietro generici proclami antifascisti, senza guardare negli occhi il mostro della xenofobia ammantata di ideologia razzista e di simboli del Ventennio, può provocare un’ulteriore escalation della violenza. Sotto le frasi feroci che i passanti intervistati pronunciano con noncuranza davanti a una telecamera si nasconde infatti un disagio profondo, incapace di comprendere sé stesso e di individuare una via d’uscita, che è disposto a qualsiasi cosa affinché qualcuno se ne faccia finalmente carico.

Solo una politica seria e credibile, ferma sui propri valori costituzionali, attenta alle cause del malessere diffuso e capace di proporre soluzioni praticabili può forse mettere un argine alla percepibile crescita del consenso verso l’estrema destra e alle conseguenze negative che questo può provocare. Mancano solo poche settimane di campagna elettorale: voglio davvero sperare che non sia ancora troppo tardi.

(immagine tratta da Wikipedia)

 

 

 

 

 

 

 

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