Partiti e politici

Furfaro (PD): “Con Elly un Pd chiaro, netto, credibile”

25 Febbraio 2023

Marco Furfaro è nato a Pistoia nel 1980 e cresciuto nella cittadina di Agliana.

Si è laureato in economia a Firenze a ventiquattro anni, alternando lo studio e il lavoro. Alla fine degli anni ’90 si reca a Mostar in Bosnia, come cooperante nel periodo immediatamente successivo alla guerra. Si trasferisce quindi a Bruxelles dove vince una selezione e lavora per quattro anni al Parlamento europeo.

Nel 2009 collabora alla fondazione del nascente partito Sinistra e Libertà guidato da Nichi Vendola che diventa successivamente Sinistra Ecologia Libertà. Allo scioglimento di SEL (2017) è fra i promotori di Campo Progressista con Giuliano Pisapia. Nel febbraio 2018 dà vita, con Laura Boldrini, alla rete Futura.

Nel marzo 2019 entra nel Partito Democratico dove attualmente ricopre l’incarico di responsabile dei rapporti con i movimenti e le associazioni. Dal mese di ottobre 2022 è parlamentare della Repubblica e componente della XII Commissione (affari sociali) della Camera  dei Deputati.

Attualmente è al fianco di Elly Schlein nella corsa alla segreteria PD in qualità di portavoce nazionale.



Vorrei che ti presentassi brevemente.

Ho 42 anni e sono un babbo, innanzitutto. Di Mattia, 2 anni e 5 mesi, la gioia più grande della mia vita e della mia meravigliosa compagna, Mapi. Lavoro nel settore digitale e comunicazione, ma sono in aspettativa perché ho il privilegio di fare il deputato. E, soprattutto, di essere il portavoce della mozione Schlein alle primarie del Partito Democratico. Elly per me è una sorella, ma per l’Italia sarà la persona che con il suo sorriso gentile rivoluzionerà il Pd e la sinistra italiana.

 

Sono passati poco più di quattro anni dalla nostra precedente intervista. Allora eri impegnato in politica a fianco di Giuliano Pisapia in uno schieramento (Campo Progressista) alternativo al Partito Democratico. Oggi sei un deputato PD e hai un incarico all’interno della struttura dirigente. Cosa è cambiato in questi anni per Marco Furfaro dalla nostra ultima chiacchierata pubblica?

Abbiamo perso le elezioni, nel 2018. E le abbiamo riperse pochi mesi fa. Due sconfitte epocali. La prima segna la fine della stagione renziana, la seconda del PD come partito del governo a qualunque costo. Sono sconfitte figlie della stessa madre: la precarietà. Perché se il principale partito del centrosinistra si arrende all’idea che la precarietà è un destino ineluttabile della vita delle persone, non ha futuro. Sono entrato nel PD nel 2019, quando Zingaretti si candidò al congresso con Piazza Grande, cioè con l’idea di allargare il PD e costruire una nuova stagione che non avesse paura di chiudere con gli errori del passato. Fui felice di farlo. Con lui portammo il partito a un ottimo risultato alle europee e a vincere le regionali dove tutti ci davano per spacciati.

L’ennesima ragione di responsabilità ci riportò al governo, non avemmo il tempo di rigenerare il partito. Si dimise per non farsi logorare dai meccanismi che non ha avuto il tempo di combattere. Purtroppo poi il PD si è di nuovo arreso al realismo istituzionale, pensando che bastasse sventolare l’agenda Draghi per conquistare consenso. Un’idea totalmente slegata dalla realtà. Con Elly oggi ci candidiamo non solo per vincere le primarie, ma anche per fare del Pd un partito del futuro, inclusivo, dove ci si contendono le idee, non ci si conta per le poltrone. Chi pensa che sia retorica e che non sia possibile, non ha capito che la stagione della sinistra al governo per il governo è fatta e finita. Ora è il momento di costruire la sinistra che al governo ci torna perché viene votata, perché appassiona, perché torna nuovamente a comunicare in modo netto e percepibile che la politica non è più sinonimo di resa all’esistente, ma di riscatto per il futuro.

Il Partito Democratico ha subito una flessione progressiva di consenso elettorale molto importante. Nel 2008 il PD a guida Veltroni alla Camera prese 12.095.306 (33,18%) voti, oggi quello di Letta ne ha ottenuti 5.355.086 voti (19,07%). Poi avete perso Lazio e Lombardia. Cosa non ha funzionato nell’ultimo decennio?

Non siamo riusciti a capire come cambiava la società. Siamo rimasti immutabili di fronte al mondo che cambiava e non siamo mai stati capaci di accettare fino in fondo quanto la precarietà stesse devastando le persone. Non solo i lavoratori, ma anche il mondo produttivo e imprenditoriale. Nessuno oggi si sente tranquillo e sicuro di avere un domani sereno. Inoltre, in questi anni, il PD si è consegnato totalmente al ruolo di partito di governo ad ogni costo e ne sta pagando lo scotto. Non solo perché siamo stati nei palazzi, ma perché con noi al governo le diseguaglianze sono aumentate. Per troppo tempo, la nostra proposta politica è stata poco comprensibile o subalterna ai nostri avversari. Ambiente, lavoro, precarietà, migranti, diritti.

Su tutti questi temi il PD è stato spesso o timido o in ritardo. Il risultato è che milioni di persone, non i ricchi ma quelle più in difficoltà, non vanno più a votare perché non associano la sinistra alla parola cambiamento. Per questo le primarie del PD diventano uno snodo cruciale per il futuro della sinistra: cambiare è un imperativo.

I vostri avversari politici amano definirvi un partito autoconservativo , una sorta di organismo tecnico dedito principalmente alla gestione ed al mantenimento del potere. Il problema nasce quando questa affermazione arriva anche da qualche vostro affezionato elettore.

Il PD è una grande comunità politica. Elettori, iscritti e militanti, persone in carne e ossa che su ogni territorio costruiscono comunità solidali e riferimenti istituzionali veri e generosi. Non sono loro ad essere un partito autoconservativo, semmai lo è stato il gruppo dirigente. Non ha scelto certo la base di diventare il partito del realismo istituzionale. E purtroppo non basta la buona amministrazione quando ci sono milioni di persone che soffrono e la forbice delle diseguaglianze si allarga anche quando governiamo noi. Serve credibilità e non perdere mai quel vincolo di popolo che ti consente di andare al governo e avere la forza per cambiare le cose.

Sei stato indicato dalla candidata alla segreteria del PD Elly Schlein quale portavoce della sua squadra. Sei pertanto nella posizione ideale per togliermi qualche curiosità. Stiamo assistendo alla nascita di un’ulteriore corrente interna?

Ci siamo candidati perché possiate assistere alla vittoria di Elly Schlein al congresso del PD. Attorno a lei c’è una squadra di persone che ha fatto della lotta politica e dello sporcarsi le mani una storia di vita. Nessun cooptato da qualche capo, ma persone che hanno dovuto sudare per arrivare a conquistarsi qualcosa nel loro piccolo. E con loro, una mobilitazione dal basso che non si vedeva da tanti anni. La vittoria di Elly non sarebbe soltanto un ricambio di gruppo dirigente, ma un fatto storico di portata enorme. Una donna giovane, femminista ed ecologista alla guida di una sinistra inclusiva, con un’idea chiara e netta del mondo e con una squadra radicalmente rinnovata.

Nessuna corrente, ma finalmente la politica che torna a fare il suo mestiere, cioè a dire alle persone che un modello di sviluppo alternativo a quello attuale è concretamente possibile. Per noi la politica è prendersi cura di una comunità e dello stare insieme, il contrario del chiudersi in recinti identitari.

Quali sono le prospettive politiche, mi auguro di largo respiro, che un eventuale nuovo PD targato Schlein potrebbe proporre in futuro agli elettori ?

Una prospettiva che un tempo sarebbe stata la normalità e che oggi diventa rivoluzionaria: cambiare il modello di sviluppo. Stiamo causando cambiamenti climatici che mettono a rischio l’esistenza della razza umana, abbiamo costruito un mondo del lavoro nel quale la dignità è un’eccezione, fatichiamo sui diritti e le persone sono sempre più povere. E’ il momento di tornare ad avere il coraggio di progettare qualcosa di nuovo, che sappia fare della transizione ecologica e digitale opportunità di crescita e di costruzione di nuovi posti di lavoro.

Di tornare a dire che una società è democratica quando non lascia indietro nessuno e avanzano tutte e tutti insieme. Il PD di Elly Schlein sarà netto e credibile. Riporteremo la sinistra al governo con l’idea di cambiare il Paese, non di mettere qualcuno dei nostri in un Ministero. Un PD che sappia fare un’opposizione forte a questa destra, che si batta contro le diseguaglianze e la disumanizzazione, che torni a vincere le elezioni con una idea distinguibile e dia fiducia nel futuro soprattutto alle giovani generazioni.

Vorrei conoscere il tuo pensiero e quello di Elly Schlein riguardo il tema dell’autonomia che in questi giorni sta entrando in una fase di attuazione normativa, per iniziativa del Governo ed in particolare della sua componente leghista.

Siamo assolutamente contrari. E pensiamo che le iniziali aperture di alcuni Presidenti di Regione del centrosinistra come Giani e Bonaccini siano state un errore politico. Perché la destra non vuole aiutare le regioni nel massimizzare l’offerta di servizi e aiutare le persone. Dietro la finzione di questo racconto, purtroppo si cela un disegno ben preciso: dividere l’Italia, aumentare le diseguaglianze, accanirsi sui più fragili e scatenare la guerra tra poveri.

Con l’autonomia differenziata è il Presidente dell’Ordine dei Medici, non noi, a dire che verrà meno il diritto alle cure per tutti. Un Paese in cui ci si potrà studiare o curare in base al censo è un Paese incivile. L’autonomia è parte di un disegno il cui scopo è salvaguardare i potenti e penalizzare i più deboli. Non passeranno.

Con la candidatura Schlein torna a sentirsi nell’aria un certo profumo di “sinistra”.  In caso di affermazione congressuale sarete capaci di dialogare compiutamente con le anime più centriste e moderate del PD?  “Vogliamo cambiare il gruppo dirigente, ma questo non basta senza un’identità chiara e un blocco sociale di riferimento”. Non è proprio una dichiarazione pacifica ed ecumenica.

In questi anni il Pd è stato tutto e il suo contrario, finendo per non essere riconoscibile in niente. Ma un partito senza una sua identità politica diventa se va bene una scialuppa che traghetta qualche dirigente verso il potere, non uno strumento di cambiamento per le persone che vuoi rappresentare. Abbiamo bisogno di tornare alla politica che ha il coraggio di unire “il pane e le rose”, cioè la concretezza dell’agire quotidiano, del buon governo e l’idealità di una società che al mondo soffoca giovani, donne, migranti. Per farlo devi avere una tua idea del mondo, non andare a rimorchio della polemica quotidiana.

Questo non c’entra niente con l’unità del nostro partito. E invito a non cadere nella rappresentazione del superato dibattito tra riformisti e radicali. Ho conosciuto cattolici democratici come David Sassoli che erano molto più radicali e progressisti di tante persone che avevano biografie più vicine alle mie. Le etichette e i pregiudizi interessano molto ai media e al ceto politico, ma la realtà impone di costruire una casa comune in cui culture politiche diverse si confrontino per affrontare al meglio la sfida che abbiamo davanti. Che è quella di cambiare questo mondo, non di litigare tra noi per una poltrona.

Italia Oggi il 28 dicembre scriveva: “ omissis…Elly «la pasionaria, sia pure iperborghese, tentare di costruire un nuovo PdS (Partito della Sinistra) coinvolgendo i grillini e sposando a piene mani (“scippando”) le loro battaglie identitarie…omissis”.

Quelli che scrivono della biografia di Elly, spesso di lei non sanno nulla. In questi anni ci siamo incontrati nei luoghi dove non arrivava mai nessuno, né politici, né tv, né giornali. Per questo è così credibile agli occhi delle persone ed è così temuta dal ceto politico. In questo Paese c’è una classe dirigente inaridita che quando vede una persona appassionata, tenace e libera finisce per rimanerne disorientato. Ma se raccoglie così tanto consenso, se riempie le piazze e coinvolge ragazzi che non ci credevano più è perché incarna un pezzo di futuro, non la nostalgia di partiti del passato.

Elly è in grado di parlare al mondo dei diritti, alle donne, ai cattolici, agli ambientalisti, alla sinistra tradizionale. Perché ha un’idea del mondo contemporanea, che non ha paura di affrontare le grandi sfide del nostro tempo: lotta ai cambiamenti climatici, diritti, lotta alla precarietà e alle diseguaglianze, salario minimo e lavoro di qualità, accoglienza e solidarietà. E su questo noi chiamiamo tutte e tutti a sentirsi protagonisti di una nuova stagione.

Tre temi che per Marco Furfaro sono da inserire in modo prioritario nella propria agenda politica.

Il diritto alla casa perché non può esserci un Paese in cui ci sono case senza persone e persone senza case. Il diritto alla cura, che significa una sanità pubblica che torni nuovamente a stabilire che in un ospedale la differenza la fa l’efficienza del servizio, la professionalità dei dottori, la bontà delle strutture e non il reddito della tua famiglia. E infine economia circolare: significa nuovi posti di lavoro e rispetto dell’ambiente. La sinistra si ricostruisce così.

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