Partiti e politici
Complotti e piagnistei: vista sull’autunno nervoso delle Sorelle d’Italia
Puntuale come la ripresa delle scuole e l’alternarsi delle stagioni sul calendario, arriva anche quest’anno, anche questa volta, l’evocazione del complotto giudiziario. Sul Giornale di ieri, il direttore Sandro Sallusti ha descritto un disegno ordito da politica ostile e magistratura fiancheggiatrice ai danni di Meloni e famiglia, che si starebbe per concretizzare con un avviso di garanzia contro Arianna per “traffico di influenze”. Siamo alla denuncia del complotto da parte di un giornalista di riferimento per quell’area politica, ancora prima che il complotto stesso abbia manifestato il suo primo segnale esplicito: cioè, appunto, l’avviso di garanzia, che vedremo se e quando arriverà. In un paese con la memoria corta e l’estate sempre più calda e lunga le polemiche di questi giorni potranno perfino sembrare nuove. Di nuovo invece c’è che la risposta editoriale e politica arriva prima di qualunque “attacco” della magistratura. Per il resto, di nuovo non c’è niente. Basti pensare che verso la fine dello scorso Novembre, il ministro della Difesa Guido Crosetto, unico cofondatore di Fratelli d’Italia non proveniente dalla tradizione post-fascista, parlava così:
«A me raccontano di riunioni di una corrente della magistratura in cui si parla di come fare a “fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni”. Siccome ne abbiamo visto fare di tutti i colori in passato, se conosco bene questo Paese, mi aspetto che si apra presto questa stagione, prima delle europee». L’allarme lanciato da Crosetto era già il sequel di una polemica analoga, lanciata sempre da lui, all’inizio di agosto, ma in quel caso, almeno, le parole della politica seguivano un’azione della magistratura. In questo caso, invece, come in coro, seguono quelle di un giornale che ipotizza un’azione della magistratura a seguito di un paio di articoli di giornale che segnalavano la presenza e costante vicinanza di Arianna Meloni ai processi decisionali di un governo della quale non fa parte lei, bensì il marito, e poi di interrogazioni di due parlamentari di Italia Viva sul tema. Naturalmente, l’attivismo del partitino di Renzi nel fare opposizione diretta dritta al governo è significativa, e combacia con un ritorno di dialogo con il Pd di Elly Schlein. Colpisce che sia il suo gruppo a utilizzare notizie pubblicate dal Fatto Quotidiano, probabilmente l’organo di informazione più lontano da Italia Viva: ma sono dettagli, seppur divertenti, che non devono far perdere di vista il quadro generale.
Alle spalle, per Giorgia Meloni e i suoi, è ancora viva la delusione per elezioni Europee di inizio estate. Che hanno sì complessivamente rafforzato il perimetro e la presa della sua coalizione e del suo partito nel paese, ma l’hanno lasciata con un pugno di mosche in mano al tavolo dei negoziati per la futura Commissione, dove pensava di entrare come azionista di maggioranza, mentre invece dovrà accontentarsi del riconoscimento che viene comunque accordato ai governi dei paesi fondatori. Attorno, nel mondo, ci sono guerre e crisi diplomatiche relativamente alle quali le decisioni vengono prese da altri e altrove: non dipende dal governo Meloni, ma la nulla rilevanza del nostro paese sugli scenari internazionali è ovviamente un elemento di tensione e ulteriore inquietudine. Ancora, delle condizioni di vita dei carcerati non importa quasi mai a nessuno: ma il record di suicidi che ci apprestiamo ad aggiornare meriterebbe qualche scrupolo di coscienza in più. Nel perimetro della maggioranza di governo, poi, si percepisce qualche scricchiolio sinistro, che le orecchie allenate della Famiglia Meloni sentiranno nitidamente.
Da un lato, incredibilmente, si aprono spazi alla destra di Fratelli d’Italia e Lega, e il miracolo italiano dell’ascesa del Generale Vannacci potrebbe scrivere una nuova tappa con la fondazione di un partito che faccia concorrenza alle due destre sui temi dell’identità. Ma anche dall’altro lato, l’aria non è di bonaccia: Tajani con Forza Italia insiste nel rappresentare il centrodestra ragionevole, che propone lo ius scholae e il diritto di cittadinanza per chi abbia fatto dieci anni di studi in Italia, che non si capisce come appaiano troppo pochi ad alcuni che, a sentirli parlare, sembrano essersi fermati assai prima. La voce del partito è la sua, ma quella del padrone riporta alla famiglia Berlusconi, a Marina e Pier Silvio che con tutta la moderazione del caso segnalano, esplicitamente o lasciando intendere, qualche distanza, anche sui dossier televisivi tradizionalmente centrali nella linea politica di Forza Italia. E ancora, sempre per stare alle questioni interne di una maggioranza unita dal potere ma divisa su molte altre cose, c’è all’orizzonte la campagna referendaria sull’Autonomia differenziata e le campagne elettorali per Umbria, Liguria ed Emilia Romagna. Un buon risultato del voto favorevole all’abrogazione, pur senza raggiungere il quorum, e magari tre sconfitte in regioni che, Emilia a parte, erano governate proprio dalla maggioranza di destra, sarebbero segnali pesanti, scricchiolii che si fanno piccoli crolli.Non bastasse tutto questo, davanti a noi, si apre la stagione della legge di Bilancio, e come abbiamo detto tante volte, sarannno lacrime, sangue, e cinghie da tirare, come sa bene Giorgetti che per tempo, da settimane, dice a tutti che soldi non ce ne sono. Poi però resta che la legge va fatta, e sarà complicato, e le tensioni latenti diventeranno tutte evidenti.
Allargare un po’ il quadro, dunque, ci aiuta a ricordarci quante grane serie abbia il paese governato da Meloni, con il supporto di sua sorella. E ci aiuta a vedere quale contesto faccia da alveo al fiume del vittimismo della destra italiana. Un fiume carsico che discende – per coincidenza – dalle rivendicazioni su Fiume, attraversando tutto il Novecento, e che oggi aiuta a raccontarsi come vittime di complotti e ostracismi, per non parlare di cose ci sono da fare: e di quante, tra queste, superino le capacità di una classe dirigente che avrebbe tanto, tanto bisogno di nuovi amici, e di meno parenti.
Vabbè, ormai Il Giornale va considerato un periodico umoristico, credo. Questa commedia è scontata, si gioca sempre il ruolo delle vittime e così si crede di mettersi al sicuro. Non c’è nemmeno l’originalità del guitto, in tutto questo.