Partiti e politici

“#aporteaperte contro le rottamazioni”. La risposta di Boccia ai “non allineati”

18 Gennaio 2019

Pubblichiamo le risposte di Francesco Boccia, candidato segretario del Partito Democratico, alle questioni sollevate dai “non allineati”.

1. Prima di parlare di liste dobbiamo capire quali sono i valori con cui il Pd esce dal congresso. Le liste si fanno sui valori. E i nostri guardano a sinistra. Una cosa è En Marche. Un’altra è una nuova alleanza sociale. In questa fase di capitalismo globale e digitale sempre più aggressivo il riferimento per il PD non può essere il movimento En Marche di Macron, ma il partito laburista di Corbyn e tutte le esperienze europee che mettono in discussione gli assetti superati tra società e mercato per difendere i diritti fondamentali. Dai laburisti inglesi all’esperienza spagnola di Sanchez con Podemos, dai Verdi tedeschi ai socialisti europei in grado di proporre una netta discontinuità con le scelte di questi ultimi cinque anni, soprattutto in Germania e Francia. Il PSE va rifondato e il PD deve impegnarsi a farlo profondamente dall’interno. Dobbiamo essere il partito di sinistra che connette le esigenze dei ceti popolari alle élite. Oggi siamo percepiti come il partito delle Ztl. Il problema non è se facciamo una lista, ma per cosa la facciamo. Se è per unire o se è per prendere qualche voto in più con quelli che poi il giorno dopo si dividono da noi, non ha senso. Io voglio aprire il Pd, il mio è un Pd a porte aperte. Detto questo se mettiamo in campo una lista unitaria, come ai tempi dell’Ulivo, dobbiamo intenderci per fare cosa. Se chi viene ha la nostra visione sull’economia sostenibile, sul no al lavoro a cottimo e sul no al caporalato digitale, sulla scuola aperta a tempo pieno stiamo parlando della stessa alleanza politica. Se invece vengono da noi quelli che hanno una visione diversa allora stiamo parlando solo di un cartello elettorale e io non sono d’accordo.

2. Il PD #aporteaperte che ho in mente è un partito vissuto nei circoli, che tornano sezioni, e in rete, che esalta la sussidiarietà, valorizza le differenze territoriali. Il PD di domani deve avere sezioni e smartphone; piazze, marciapiedi e tablet. In Italia se c’è una cosa che non manca in qualsiasi proposta politica è una cabina di regia. Piuttosto, ricostruiamo un partito che destina il 50% delle risorse ai territori e reperisce le risorse in modo trasparente in ogni campagna per la raccolta del consenso. Un partito che garantisce i propri lavoratori chiedendo a tutte le aree culturali di svolgere attività politica all’interno del partito e non all’esterno, con altre fondazioni o associazioni. Si dovrebbero utilizzare strutture e personale del partito anche per le attività politiche delle diverse aree. Non deve essere più consentita agli iscritti PD la raccolta di fondi o risorse per attività politiche parallele all’attività del PD stesso. Chi crede nel PD concentra il proprio impegno politico, e le risorse finanziarie raccolte, esclusivamente nel partito. Il PD sarà una scuola di formazione politica permanente che ci proietterà nel cuore del terzo millennio, per riacquistare gli strumenti e la forza necessari a una visione politica di avanguardia. Il PD sarà anche una piattaforma open source, trasparente, che in questo congresso i sostenitori della mozione #aporteaperte chiamano HackItaly. La sperimentazione della piattaforma è già in corso e sarà donata al Partito indipendentemente dal vincitore delle primarie. Ovviamente, se ne condividerà le finalità. Sono disponibile a promuovere raccordi territoriali tra le federazioni del nord per la questione settentrionale, così come è necessario un raccordo delle federazioni del Mezzogiorno.

3. Sull’ambiente la nostra posizione deve essere radicale: lotta al consumo del suolo, sostegno fiscale a chi riduce le emissioni di CO2 nell’aria e sanzioni a chi le aumenta; economia circolare come modello di sviluppo sostenibile. Nella riforma del Bilancio dello Stato, approvata nel 2016 con oltre l’80% dei voti parlamentari, abbiamo inserito come allegato al Def, il BES (indicatori di Benessere equo e sostenibile), 12 indicatori, condivisi, misurabili e valutabili da un anno all’altro che permettono di misurare il reale impatto delle politiche pubbliche sulla vita quotidiana. È stato fortemente voluto da PD e dobbiamo rivendicarlo. Infrastrutture, piccole e grandi opere sì ma a patto che rispettino l’ambiente, che vengano fatte al Nord come al Sud. Se vogliamo garantire una politica industriale moderna porti, aeroporti e la fibra ultra veloce devono rappresentare quello che rappresentò l’autostrada del sole nel dopoguerra, unendo nord e sud.

4. Se il giovane va veloce, il vecchio conosce la strada – Dobbiamo costruire un partito che superi il concetto, sbagliato, della rottamazione. Perché l’esperienza è, prima di tutto un inestimabile valore. Gli anziani (over 65) sono oggi un quarto della popolazione italiana. Ogni due genitori il Paese avrebbe bisogno almeno di due bambini invece gli italiani sono a 1,2. La situazione per chi decide di metter su famiglia con molti figli è drammatica, dovremmo solo ringraziarli e pagarli di tasca nostra. Dobbiamo prevedere un sostegno concreto alle famiglie con più di due figli, ricordando a tutti che le famiglie che contribuiscono concretamente all’aumento della natalità meritano aiuti ulteriori e l’esenzione fiscale piena dal terzo figlio in poi. E per incentivare le nascite dobbiamo garantire alle famiglie, asili nido per tutti, scuole aperte tutto il giorno, da nord a sud. sostegno per ogni necessità dei figli, un “conto scuola” per la vita che accompagni i bambini dal primo giorno di scuola fino alla maturità: 1.000 € l’anno dal primo giorno di scuola fino alla maturità, per libri, mense, trasporti, attività culturali, assistenza per i disabili tutto il giorno; 4°anno di scuola superiore all’estero a carico dello Stato; insegnanti valorizzati per le competenze e per la capacità didattica e pagati quanto i dirigenti pubblici. Ribaltiamo lo Stato sociale.

5. La scuola deve essere il luogo dell’integrazione. I nostri figli sono un’altra umanità, non fanno distinzione per il colore della pelle, per la religione, se hai una famiglia tradizionale oppure no. Per loro l’integrazione è nei fatti. La mia mozione congressuale, #aporteaperte, parla di un PD in grado di coniugare diritti e innovazione perché la sola innovazione, senza diritti, rischia di portarci fuori strada in un mondo con disparità sempre più marcate.  E un partito così non può non esprimersi con chiarezza sull’immigrazione. Le nuove frontiere della sfida globale delle migrazioni sono rappresentate dalla promozione di una strategia di cooperazione allo sviluppo nei Paesi che vivono una grande emigrazione. Nessun muro e filo spinato fermerà un uomo in cerca di futuro per la propria famiglia. Prevenire l’immigrazione irregolare e le morti nel Mediterraneo significa costruire cooperazione con pari dignità con i Paesi med-africani, favorendo uno sviluppo sostenibile che garantisca maggiori opportunità di occupazione. La nuova Legge sulla Cooperazione offre strumenti da valorizzare con trasparenza con i nostri partner nell’area mediterranea e africana. Noi abbiamo il dovere di aiutare chi è in difficoltà. Sempre. Come abbiamo il diritto di rimandare a casa tutti gli irregolari che delinquono. L’Italia deve tornare ad essere, per il mondo intero, il Paese di riferimento del Mediterraneo. E come ricorda lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun: “Siamo sempre lo straniero di qualcun altro. Imparare a vivere insieme è lottare contro il razzismo”.

Francesco Boccia

 

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